Esclusiva-Amadeus: “È un peccato che Del Piero e Totti non abbiano ruoli”

Amadeus, volto storico della Rai e reduce dalla direzione del 71° Festival di Sanremo, ha parlato ai microfoni di Soccermagazine del campionato di oggi.

Reduce dalla seconda direzione consecutiva del Festival di Sanremo, tra gli showman più amati della televisione italiana, Amadeus è noto per essere anche un tifoso sfegatato dell’Inter. Non a caso, spesso il conduttore scherza sulla sua stessa fede nerazzurra nel corso delle varie trasmissioni, che sia ospite o presentatore. Amadeus ha rilasciato un’intervista in esclusiva a Soccermagazine parlando dell’Inter e di altri temi d’attualità della Serie A, includendo qualche parallelismo con il mondo della musica.

Amadeus di giovanna_e_amadeus, Instagram
Amadeus – Fonte immagine: giovanna_e_amadeus, Instagram

Proprio durante la finale di Sanremo è andato in scena il big match tra Juventus e Lazio, le due squadre che l’anno scorso si sono contese lo scudetto insieme all’Inter. Oggi l’impressione è che entrambe si siano smarrite: come si spiega questo doppio calo in pochi mesi?

Questa è una domanda molto difficile. Nulla è scontato da un anno all’altro. Può capitare un calo di forma, nel caso della Juventus un cambio di allenatore e quindi di modulo. Nel caso della Lazio no perché ovviamente è più o meno la stessa squadra da tempo. Bisognerebbe in realtà capire esattamente se all’interno delle due squadre ci siano dei problemi. Ovviamente mi ha sorpreso di più la Juventus. Credo che la Lazio stia facendo comunque un campionato molto importante, tenendo conto del fatto che non ha acquistato praticamente nessuno, insomma. Pensavo che la Juventus quest’anno facesse un po’ di più, la vedo un po’ in calo malgrado abbia dei giocatori che secondo me sono di livello assolutamente top. Per questo tra i due mi ha sorpreso il calo della Juventus più che quello della Lazio.

Oggi il miglior talento del calcio italiano in prospettiva è probabilmente Nicolò Zaniolo, che fu ceduto alla Roma proprio dall’Inter. In virtù del rendimento dei nerazzurri in questi ultimi anni, da tifoso lo considera comunque un rimpianto?

No, assolutamente no. È un talento che purtroppo è stato anche sfortunato dal punto di vista degli infortuni, ma un rimpianto no. Se la società l’ha venduto avrà avuto le sue buone motivazioni o le sue buone occasioni. Auguro a Zaniolo di tornare al top della forma perché è appunto un talento, ma è importante che una volta tornato a giocare dimostri di esserlo ancora a lungo. In genere quando un giocatore va via dell’Inter, essendo io molto attaccato alla maglia, non ho mai rimpianti in questi casi.

Sanremo ha rimarcato anche quest’anno l’importanza e l’eredità dei totem del passato, che possono trasmettere la loro esperienza anche nel presente. Nel calcio italiano, invece, molti simboli storici come Totti e Del Piero si sono dovuti ritirare quasi controvoglia e oggi non hanno alcun ruolo nelle società. Come si spiega questa differenza tra musica e sport?

Questo riguarda un po’ il Paese. Questo è un Paese che ti chiede di rinnovare, ma quando poi rinnovi a volte critica il rinnovamento e dimentica il passato. A volte c’è una sorta di ingratitudine, ma anche verso i cantanti perché poi se alcune persone non li hanno messi in condizioni di essere ancora attuali rischiano sempre di essere un po’ accantonati. Così vale anche per i grandi campioni. È un peccato che campioni come Del Piero e Totti non abbiano un ruolo fondamentale. Probabilmente devono “staccarsi” dal luogo dove sono, Del Piero in parte l’ha fatto. È un peccato che non siano stati valorizzati soprattutto dalle proprie società, come nel caso della Roma. Credo che Totti appartenga alla storia della Roma, ha scelto di rimanere a Roma in tutta la sua carriera.

Certo, sarebbe bello vederli in ruoli ben più importanti. Non tutti diventano come Javier Zanetti all’interno della società, con un ruolo di vice-presidente, o comunque ricoprono un ruolo importante come è capitato ad altri: Nedved alla Juventus, Zidane addirittura come grande allenatore… Purtroppo non sempre è scontato che un grande campione poi possa assolutamente essere protagonista in un altro ruolo.

A proposito di leggende del passato: a Lei che ha il cuore per metà napoletano, qual è la prima immagine che viene in mente oggi quando sente parlare di Diego Armando Maradona?

Un giocatore che da solo poteva cambiare il risultato di una partita.

A Sanremo una delle figure più chiacchierate è stata quella di Ibrahimovic: dal mondo del calcio si sono sollevate diverse voci e l’ex campione del mondo Ciccio Graziani, in primis, si è interrogato in numerose trasmissioni sulla concessione da parte del Milan nei confronti di Zlatan e soprattutto su cosa avrebbe potuto fare un calciatore sul palco dell’Ariston. Adesso che il Festival è terminato, Amadeus cosa risponderebbe?

Che i fatti, come sempre, dimostrano che tutte queste persone che parlano si erano sbagliate.

Con il Festival ha dovuto sbattere il muso anche Lei di fronte ai problemi della logistica generati dal Coronavirus, che stanno attanagliando pure il campionato di calcio. Lei che ha risolto rapidamente la situazione di Irama, non crede che sia una contraddizione prodigarsi tanto per giocare comunque e polemizzare per mesi sul rinvio di una singola partita?

È tutto molto difficile, ma bisogna trovare un equilibrio in tutti i settori tra il combattere il virus e il continuare a vivere e a fare una vita il più normale possibile. È fondamentale che il calcio ci sia, per la gente. Non solo da un punto di vista economico, ma anche da un punto di vista psicologico per il pubblico e i tifosi. Così come è normale che ci debbano essere lo spettacolo, i teatri e l’arte in genere. Quindi bisogna osservare i protocolli, ma proseguire. Non si può interrompere nulla e dobbiamo andare avanti.

Si ringrazia Amadeus per la cortese disponibilità.

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