Esclusiva-Tacchinardi: “Alla Juve bisognava cambiare. De Rossi un idolo”

Alessio Tacchinardi è stato per anni l’ago della bilancia in mezzo al campo di un’altra Juventus molto vincente, affiancandosi ai grandi campioni passati a Torino senza però assolutamente sfigurare ma anzi contribuendo in maniera tangibile ai successi del club bianconero. Tra le soddisfazioni che l’ex centrocampista si è tolto c’è anche quella dell’ultima Champions League della Juventus, anno ’96, e di aver partecipato a diverse competizioni internazionali indossando con fierezza la maglia azzurra della Nazionale. Noi di Soccermagazine.it abbiamo contattato in esclusiva Alessio Tacchinardi per parlare con lui di questo e di molto altro.

Tacchinardi di AMnotizieVideo
Tacchinardi – Fonte immagine: AMnotizieVideo

Qual è il ricordo più bello della tua carriera?

Il ricordo più bello della mia carriera è sicuramente la vittoria della Champions League con la Juventus nel ’96. Davvero un’emozione indescrivibile alzare quella coppa, purtroppo è stata l’unica volta che l’ho vinta ma senza dubbio è stato la soddisfazione più bella che mi sono tolto.

Hai invece un rimpianto per un trasferimento mancato o per un’esperienza che ti sarebbe piaciuta fare?

In effetti ho un rimpianto: di aver giocato in Italia e in Spagna ma non in Inghilterra. Mi sarebbe piaciuto provare a giocare in Premier, imparare una lingua e una cultura nuova e anche un modo di fare calcio diverso e penso che avevo anche le caratteristiche per adattarmi a quel tipo di calcio. Magari un giorno, chissà, ci andrò però da allenatore.

Questione Juventus: cosa ne pensi dell’addio di Allegri? Era davvero finito un ciclo?

Penso di sì e cioè che fosse finito il suo ciclo. Io ho vissuto quello di Lippi per tanti anni e devo dire che penso che un allenatore dopo un massimo di cinque anni debba cambiare, anche se credo che Max abbia lasciato un bellissimo ricordo ai suoi calciatori. Del resto, ha vinto tanto e penso sia un allenatore davvero importante. Penso però che a livello di scelte e gioco fosse arrivato il momento di cambiare. Certo, l’eliminazione dalla Champions League in tal senso ha influito tanto.

All’Inter invece sembrerebbe tutto pronto per l’arrivo di Conte. Che idea ti sei fatto a riguardo?

L’Inter è una squadra, secondo me, che, se mettessimo sul piatto le squadre dell’anno prossimo chiedendoci quale potrebbe essere l’anti-Juventus, potrebbe diventare la favorita al ruolo di antagonista dei bianconeri. Prende un allenatore importante e se Conte va è perché vuole giocatori altrettanto importanti. Il prossimo anno l’Inter può insidiare la Juventus perché Conte è uno dei migliori tecnici al mondo.

Hai indossato tante volte anche la maglia della Nazionale. Che ricordi conservi di quelle partite in azzurro? Ce n’è una che ricordi con più piacere?

Indossare la maglia della Nazionale è il sogno di ogni bambino quando comincia a giocare e quando lo fai ricevi emozioni unici. Se devo pensare ad una partita penso al mio esordio in azzurro a 19 anni.

Da ex centrocampista azzurro cosa ne pensi di quanto accaduto a Daniele De Rossi?

Mi dispiace per Daniele, soprattutto per i modi. Penso che ci siano giocatori che danno tanto e si identificano tanto con una maglia. È stato un addio che non mi è piaciuto, però magari noi siamo più romantici e gli stranieri sono più crudi e guardano più ai numeri. Il calcio però in generale sta cambiando e sta andando più verso quella direzione: oggi un giovane che fa tre partite ha già un procuratore che chiede un aumento, ad esempio. È un calcio che non è bello se cerchi di affezionarti a qualcuno e Daniele è un idolo che ha fatto la storia della Roma e del calcio italiano.

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