La domenica degli addii e il lunedi dei nuovi arrivati

Bello ed emozionante, come solo un finale di Campionato sa essere.
La trentottesima partita del campionato – non credete? – più bello, duro ed equilibrato del vecchio continente, è stata un mare magnum di  emozioni, cadute in sentimenti, poi sfociati in lacrime.
Dal primo all’ultimo campo della nostra Serie A, tutti avevano ancora qualcosa nella quale, o per la quale sperare; e, grazie alla Lega, ce la siam potuti godere spalmandocela lungo tutta la domenica.

 

Le immagini di quella che i più hanno etichettato come ‘La domenica degli addii’, rimarranno impresse nella mente di molti, per molto tempo.
Come i libri migliori, quelli che si leggono tutti d’un fiato, cosi finiscono le storie, le carriere in questo caso, le vite passate in campo e ai margini di questo, le avventure di semplici sognatori che poi sono diventati eroi.

 

fonte immagine: James Adams

Quando al minuto numero 57 di Juventus-Atalanta, Antonio Conte richiama in panchina Alessandro Del Piero, lo stadio, il popolo bianconero, l’Italia pallonara intera si ferma, sobbalzando.
Tutti sanno che quella scena entrerà nella storia, tra i ricordi che si racconteranno col sorriso ai ragazzi tra vent’anni; Del Piero ha appena portato all’ennesima vittoria la sua Juve, ha siglato l’ennesimo gol, ma anche se non l’avesse fatto sarebbe stato lo stesso.
Un lungo, emozionante e scrosciante applauso arriva dalle tribune linde e pinte della nuova casa bianconera, ma, idealmente, arriva da tutto il mondo.

Lo stesso accade a San Siro, dove è addirittura Galliani a dirigere le danze; Inzaghi lascia il Milan dopo anni di vittorie, siglando il gol decisivo nella rimonta al Novara. Lo stesso – ma senza gol – faranno anche Nesta, ZambrottaGattuso, Van Bommel e Seedorf, con tanto di lacrime e ringraziamenti per la famiglia rossonera.
Pochi giorni fa, l’altra metà di Milano festeggiava per il nerazzurro Cordoba, che lascia l’Inter dopo dodici stagioni.

 

Segni di un calcio che non c’è più, e che non tornerà; se ne vanno – ma solo nel gergo calcistico – campioni, ma ancor più uomini che hanno fatto la storia di questo sport e del nostro paese.
Un blocco di quella Nazionale del 2006, l’ultima vincente della notte di Berlino, appenderà le scarpette al chiodo o le userà solamente per campi che parlano altre lingue, ad altre latitudini.

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Come tutti i giorni della settimana, anche la domenica degli addii finisce per lasciar spazio al ‘Lunedi dei nuovi arrivati’.
Con la fine del Campionato, lo spazio andrà tutto alla nostra Nazionale, e proprio da quella si può ripartire, con una lacrima in meno e un sorriso in più.
Spulciando tra i pre-convocati del Ct, si può andare ben oltre il calcio che è, per guardare a quello che sarà; tra i ‘Fantastici 32’, che si preparano per Polonia & Ucraina, di Prandelli si possono leggere i nomi di Verratti ed Ogbonna, Giovinco e  Borini, giovani, forti e futuro del nostro movimento calcistico.
Alle loro spalle, ecco emergere gli Insigne e gli Immobile, talenti puri che possiamo mostrare al resto d’Europa, e tanti altri nomi ancora; Anania e Perin, che tra i pali possono percorrere la strada dei grandi numeri uno italiani, De Luca, Florenzi e Caprari, rose fresche a cui togliere le spine, senza dimenticare chi giovane lo è ma fa già parte della comitiva dei più grandi, come El Shaarawy e Mario Balotelli, o come quel Destro che, come dichiarato da Tardelli, “..potrebbe essere una sorpresa proprio come fu Paolo Rossi nel ’78“..
E Tardelli quel Paolo Rossi se lo ricorda bene.
La materia, il talento, su cui lavorare c’è; e l’ostracismo dei giovani che per anni ha accompagnato il nostro sport dovrà arrestarsi.
I cicli finiscono e le lacrime, i ricordi sono più che giusti.
Ma se è vero il detto, ‘si chiude una porta, si apre un portone’, allora possiamo dormire tutti sogni tranquilli; almeno per altri venti anni.

 

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