Milan, dov’è la reazione? Eccolo qui il vero problema da risolvere

Luci per le strade, città abbellite dai colori natalizi.  Il buio in casa rossonera, però, fa da contrasto ad uno dei periodi più gioiosi e felici dell’anno solare.  Il Santo Natale con le sue festività a contorno, serenità sconosciuta nell’ambiente Milan che sta attraversando un momento troppo complicato dopo le tante aspettative, ormai così lontane. La sconfitta di ieri contro l’Atalanta ha gettato un ulteriore macigno sulla situazione che stanno vivendo gli uomini di Gennaro Gattuso. Quelli che prima erano guidati da Vincenzo Montella, ma poco sembrerebbe cambiato.

Un 2-0, quello maturato a San Siro, che ha messo in evidenza una problematica comune alle 8 sconfitte (su 18 gare) di campionato da inizio stagione a oggi. La reazione non c’è: tanto invocata, ma mai sperimentata con mano. Il Milan che subisce non reagisce. Contro i bergamaschi, i rossoneri non hanno disputato una partita sufficiente. Però, a metà del primo tempo, il gol (poi annullato, giustamente) aveva fatto sperare il contrario. Il Milan stava crescendo sul piano del gioco, ma il tutto è durato così poco che alla prima difficoltà non c’è stata la determinazione necessaria per poter rimettere in careggiata la gara. Gol subito da polli, poi più niente. Il raddoppio è arrivato di conseguenza, ma nemmeno  negli ultimi minuti (e con gli ultimi cambi) qualcosa è cambiato. L’orgoglio di provarci, di smentire le tante voci che si sono appesantite sul mondo Milan, la voglia di svoltare: sembrerebbe questo il principale dei problemi.

Ieri la possibilità c’era. Contro ogni aspettativa, la Curva Sud e i circa 45.000 presenti hanno fatto di tutto per spingere la squadra a cambiare rotta. Poi gli inevitabili fischi, ma all’ottava sconfitta prima di Natale è del tutto plausibile. Analizzando le cadute rossonere, si può evincere lo stesso copione: rossoneri in svantaggio e incapaci di reagire. È successo contro Sampdoria, Roma, Juve, Hellas Verona e Atalanta: risultati da 2-3 gol subiti, senza segnarne. In modo più eclatante, contro Lazio e Napoli: due sfide in cui i rossoneri hanno segnato, ma rispettivamente sul 4-0 all’Olimpico e al 92′ al San Paolo, quando ormai non c’era più nulla da fare. L’unica sconfitta “accettata” è quella del derby. Un 3-2 in cui i rossoneri, per due volte, hanno raggiunto il pareggio contro un Inter ben messa in campo e in un periodo storico perfetto in termini di risultati e gioco. Quel giorno la reazione c’è stata in gran parte, ma per un Milan da 230 milioni si sta parlando di molto poco.

In 3 vittorie dei rossoneri, però, emerge un altro dato. Contro Bologna, Udinese e Cagliari i rossoneri si sono portati in vantaggio e una volta raggiunti, hanno saputo sempre chiudere la partita con un gol della definitiva vittoria: 2-1 il risultato di tutti e tre le gare.

Un Milan che una volta sotto non reagisce. Solo in Europa League è successo il contrario, nella quinta gara che ha sancito la qualificazione da capolista ai Sedicesimi della stessa competizione. L’Austria Vienna è passata in vantaggio al 21′ con Monschein e i rossoneri hanno ribaltato il risultato con ben 5 gol. Per dare supporto alla tesi prima descritta, in altre due situazioni si sono avverati due “casi” da campionato. Primo: Milan-Rijeka 3-2 con i rossoneri che si sono portati sul 2-0 prima di essere raggiunti in 5′ da due gol dei croati. I rossoneri sono stati capaci di ribaltare a tempo scaduto con Cutrone, al 93′. Secondo: unica sconfitta (inutile ai fini della classifica) in cui i rossoneri sono andati sotto, alla fine per 2-0, e non sono stati capaci di reagire.

La reazione, quella voglia di rivalsa che a tutti noi capita di mettere in pratica durante la vita, davanti a certe situazioni in cui nemmeno noi sappiamo come contrastare. Una forza scaturita da un orgoglio interiore di zittire il mondo intero per dire: “Hai visto che non è come dici tu?”. Ecco, perchè al Milan non succede questo?

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