A tutta tattica – Mazzari ed il Napoli da Champions

Molti appassionati sanno che Walter Mazzari è particolarmente superstizioso. Potrà sembrare strano, ma oltre all’abitudine di rimanere in maniche di camicia anche d’inverno per scaramanzia, il tecnico toscano custodisce nel taschino della sua giacca un piccolo portafortuna regalatogli da Israel Maoz, intermediario calcistico e talent scout israeliano.

Si tratta di una hamsa, amuleto diffuso tra ebrei e musulmani, che viene generalmente usato come oggetto decorativo in pendenti, portachiavi o decorazioni per la casa.

Potrà anche essere merito della buona sorte, ma sicuramente Napoli deve ringraziare il lavoro fatto dal tecnico toscano se il club è riuscito a tornare nell’Europa che conta.

Tattica. Vediamo più nel dettaglio come Mazzari ha costruito la squadra:
il suo marchio di fabbrica è la difesa a tre: il Napoli aveva fatto bene con Reja difendendo a tre; quando Donadoni è stato esonerato, l’organico era adatto a questo modulo, e visto che di allenatori liberi in giro meglio di Mazzari non ce n’erano, la scelta è stata obbligata, oltre che azzeccata.

Si dice che nessuna grande squadra abbia vinto con la difesa a tre; evidentemente chi lo afferma non si ricorda della Roma di Capello, tanto per fare un esempio. Non solo vinse uno scudetto, ma lo fece a Roma, in uno degli ambienti più difficili della serie A, difendendo con Samuel, Aldair e Zebina (!!).

Dal centrocampo in su, il tecnico toscano ha dimostrato maggior capacità di adattamento agli organici che aveva a disposizione nei vari club. Certo, la soluzione napoletana si è rivelata la più vincente della sua carriera.

La linea a quattro dei centrocampisti prevede due terzini fluidificanti; il loro è un compito molto difficile, perché devono coprire tutta la fascia di pertinenza e far sentire molto il loro supporto nella fase d’attacco. Maggio, Dossena e Zuniga l’anno scorso si sono rivelati ottimi elementi, vedremo se quest’anno sapranno riconfermarsi sugli stessi livelli.

I due mediani, per Mazzarri, devono essere preferibilmente incontristi, in modo da poter sostenere l’attacco e le sortite degli esterni. I vari Pazienza Gargano e Yebda, lo scorso campionato, hanno giocato ad altissimi livelli per lunghi tratti, come tutta la squadra d’altronde. Quest’anno sono arrivati Dzemaili e Inler, sulla carta ancora più forti, vedremo come riusciranno a calarsi nel collaudato meccanismo di gioco e se saranno in grado di dare quel valore aggiunto ad una squadra.

Infine l’attacco è il reparto più forte del Napoli. Hamsik, Lavezzi e Cavani sono top players, potrebbero tranquillamente giocare nel Real o nel Manchester (uno dei due, non fa differenza..).

Tre giocatori uno diverso dall’altro, intercambiabili, che non danno riferimenti agli avversari. Hamsik è il trequartista moderno, abile a trovare gli spazi per lanciarsi o per il passaggio vincente; forse è il giocatore che più di tutti in Europa assomiglia a Iniesta. Lavezzi è una seconda punta veloce, tecnica, con un solo ultimo limite, la scarsa vena realizzativa: se incominciasse anche a segnare tanto diverrebbe devastante. Infine Cavani, l’attaccante moderno, che non da punti di riferimento, in grado di tornare per coprire e cercare di riconquistare palla e che è entrato anche in quel particolare stato di grazia che distingue gli attaccanti bravi da fenomeni che buttano dentro tutto quello che toccano.

Mazzarri, l’anno scorso ha saputo imprimere alla squadra un gioco e darle entusiasmo, cioè i due elementi imprescindibili per poter ottenere risultati. Quest’anno il club partenopei dovrà confrontarsi con realtà calcistiche più difficili, e la tifoseria muore dalla voglia di scoprire quanto è diventato grande questo Napoli.

 

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