Napoli: Il fu Fabio Quagliarella

E’ l’alba di un nuovo giorno a Napoli. Il Sole comincia ad infiammare Piazza Plebiscito e rischiara il Maschio Angioino. Qualcuno conosce i primi raggi di luce dalle persiane di una finestra, prende la macchina e si avvia verso la routine quotidiana, infilandosi in strade a senso unico dalle quali non si vede l’ora di uscire. Poi, prima di andare a fare “chell che s’adda fà”, un bel caffè. Come ogni Domenica calcistica che si rispetti, a Napoli i bar sono pieni, pieni di persone che vivono quello che è considerato l’evento della giornata, una partita di pallone, come una missione, come se fosse “a guerr”; pronostici, formazioni, discussioni sulle scelte dell’allenatore: è tutto come al solito!

Fonti immagini: Danilo Rossetti e ViolaChannel
Forse però nessuno si aspetta di trovare una mosca bianca mentre porta fuori dal bar il caffè con la tazzina; su quei tavolini ci sono dei giornali che nascondono titoli infami, forse mendaci, o forse troppo pieni di una verità che fa male anche a chi li ha scritti: “Quagliarella va via da Napoli”; “Quagliarella non è più uno di noi”; “Quagliarella è un traditore!”. Ma cosa andate dicendo? Pulcinella non ha mai rinunciato alla maschera. Totò non ha mai abbandonato il “Votantonio”. Masaniello non si piegò mai alle imposizioni del re di Spagna.
Cosa c’è negli occhi dei napoletani, quest’oggi? Forse c’è che la delusione stia prendendo il posto della passione. Tutto l’amore e il sentimento che era stato donato sinceramente è stato sconfessato quasi come se non fosse mai esistito. Non è più la solita Domenica calcistica a Napoli.
Fabio Quagliarella arrivò in città un anno fa. Napoli era ed è la sua città, quella che ha sempre adorato sin da bambino, benchè fosse stata Castellammare di Stabia a dare a Fabio i suoi natali. Il napoletano “de core” ha accolto Fabio come un fratello, qualcun altro come un figlio: le speranze della riaffermazione dell’identità e del sentimento popolare erano riposte in lui. La bandiera di Napoli poteva sventolare sempre più in alto quasi per confondersi col cielo per quanto fosse divenuta azzurra con Quagliarella. Lui, però, ha cambiato direzione: il vento soffia da un’altra parte, lui lo sente provenire da Torino. Chissà se con la morte nel cuore ha intrapreso quel viaggio che lo allontanava dalla sua gente…
Fabio doveva venire a Napoli per regalare sogni e simboli: lui era ormai diventato un’icona per la città, che lo aveva visto di buon occhio per via della sua umiltà, del suo viso da scugnizzo, e delle sue “sfogliatelle”; il Napoli cominciava finalmente a volare alto dopo anni di sofferenze, e lui si prestava insieme ad altri compagni ad essere il protagonista di una rivoluzione inaspettata.
Il napoletano non può credere a quanto sia stato detto in quel di Torino: “I tifosi capiranno. Loro sono tifosi, è normale che speravano che non firmassi…”; Quagliarella parla dei napoletani come fa un genitore con il figlio piccolo quando è costretto suo malgrado ad assentarsi per diverso tempo. Ma anche tu sei un tifoso, Fabio: lo hai sempre sostenuto, e condiviso con i napoletani; per questo c’era qualcuno che sognava di incontrarti almeno una volta, solo per stringerti la mano: ma hai fatto prima tu a stringergli il cuore.
Non una spiegazione, non una parola d’addio, non un gesto napoletano: Fabio, oggi tu sei come una macchina che cammina all’opposto in quelle strade a senso unico.
Diventa quasi imbarazzante scorgere scene di pianto per episodi così irrilevanti nell’insieme di una vita. Non ci dovrebbe essere spazio nè merito per così tanta sofferenza. Inoltre, senza neanche pensarci, adesso si è fatto tardi. Si è trascorso tanto tempo a parlare della stessa cosa dimenticandocisi che oggi “s’adda fa a guerr”.
Il campo nemico è molto diverso da quello di casa. Quando si va fuori le luci appaiono sempre soffuse, l’erba non sembra mai di quel verde che serve. E poi, il viola non è mai piaciuto ai napoletani.
Ciò che colpisce di più è però il silenzio surreale che si viene a creare. Anzi, non è silenzio: la gente parla, eccome! Solo che ha cambiato discorso. E’ di nuovo una Domenica calcistica adesso!
Tutt’attorno sembra di rivivere un flashback, o di avere un déjà vu: è una scena ripetuta che non stanca mai, ma è il film più bello che ci sia per un tifoso. Mentre c’è il calcio d’inizio, mi limito ad apprezzare una curva che si disegna sul mio volto. Finalmente torno a sorridere. E anche il napoletano accanto a me.

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