Belgrado: capolinea della paura, Serbia-Italia di nuovo in campo. Si teme un erede di Bogdanov

Serbia-Italia, il ritorno. Potremmo intitolare così un’ipotetica locandina di presentazione al match, che si terrà il 7 Ottobre prossimo al Maracanà di Belgrado. Infatti l’incontro che venerdì prossimo vedrà contrapporsi due nazionali, rispettivamente con ambizioni diverse, suscita tanto clamore non solo per le prodezze balistiche e tecniche che si potrebbero vedere sul rettangolo verde. Occorre tornare indietro di un anno. Stadio Marassi di Genova, partita Italia – Serbia, c’è il pubblico delle grandi occasioni e visto il clima di festa, le autorità autorizzano anche diverse scolaresche del paese ad assistere alla partita. Quindi adulti, bambini e bandiere sventolanti in attesa del fischio d’inizio cantano ed incitano a gran voce i loro idoli.

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Nella tranquillità, una scintilla. Ivan Bogdanov capo ultrà di un gruppo dei tifosi serbi, taglia con un coltellino la rete che delimita i tifosi dal campo, si erge e, dall’alto delle gradinate, incita i suoi degni compari a danneggiare il proprio settore e parte dell’impianto con ogni mezzo. La cornice è la seguente: una partita di calcio trasformata in guerriglia urbana tra tifosi e polizia, in un lasso di tempo apparentemente minimo. La forza pubblica, mentre intratteneva i facinorosi, fece evacuare la maggior parte dei tifosi presenti negli altri settori, evitando che la situazione degenerasse. Il capo tifoso e compagni furono arrestati e condannati a tre anni e tre mesi di reclusione, senza contare la diffida perentoria presso i confini del Maracanà. Il serbo si scusò con l’Italia, tramite il suo legale Pagano, confermando la tesi che non si voleva recare danno all’Italia come paese, ma sfruttare la visibilità dell’evento e la relativa ipertrofia mediatica per attaccare il sistema governativo della Serbia.
Successivamente il quotidiano serbo “Blic” ha svelato in parte il passato di Ivan il terribile, rivelando che nel 2008, a febbraio, egli guidò l’assalto all’ambasciata degli Stati Uniti a Belgrado per protestare contro l’indipendenza del Kossovo. Uno dei principali membri di “Ultra Bojs”, la frangia più estrema dei tifosi della Stella Rossa, è stato coinvolto in più aggressioni alle forze dell’ordine, tifosi del Partizan Belgrado e del Maribor. Pendono sulla sua testa, ad impreziosire già un ricco curriculum, anche un’accusa di possesso di stupefacenti e detenzione di animali senza autorizzazione.
Ora, rendere noto il profilo di attività ed interessi di Bogdanov è necessario, perché anche se il suddetto sta scontando e pagando profumatamente la sua colpa, altri simili a lui per approccio allo sport, hanno preso il suo posto a capo del movimento nazionalista e politico, che utilizza la visibilità delle partite di calcio come sua principale “sorgente comunicativa”, per veicolare ideali e principi che esulano dalla passione sportiva. Il confronto con gli azzurri sarebbe l’opportunità perfetta, per rendere noto nuovamente a tutto il globo, il malcontento e la tensione che si respirano in Serbia, dato che la situazione politica non è cambiata rispetto all’anno scorso.
Platini ha parlato ieri, circa la pericolosità della partita che dovrà essere disputata, con il ministro serbo Snezana Markovic, definendolo un match da bollino rosso. “Siete sotto l’occhio vigile dell’Uefa”- ha ricordato il presidente- chiarendo che qualora dovesse verificarsi qualsiasi tipo di disordine pubblico, scatterà una sanzione disciplinare pesantissima. Tale minaccia è molto sentita in Serbia, poiché il team rischierebbe di finire ai margini del calcio europeo, proprio quando è ad un passo dal centrare la qualificazione a Euro 2012. Realizzare il sogno sembra difficile, ma non impossibile, basterebbe una vittoria con l’Italia oppure centrare l’obiettivo contro la Slovenia. A quel punto arriverebbe un secondo posto, che ad inizio qualificazioni, i Serbi dipingevano come un qualcosa che sfiorasse più l’utopia che la realtà.
Intanto dalla Serbia assicurano che le teste calde sono sotto controllo, ciò non ha impedito di chiedere aiuto all’Italia in tal senso. Nella giornata di oggi infatti, arriverà in Serbia Giancarlo Abete, per firmare un protocollo di collaborazione e di amicizia con il collega serbo: “ Questa volta l’intesa è stata molto forte ed è cominciata ad ottobre – spiega Roberto Massucci, il dirigente del Viminale che si occupa della sicurezza della Nazionale -. Ci sono state riunioni e un flusso di informazioni sia sugli elementi potenzialmente pericolosi sia sulle procedure da adottare. La Federcalcio italiana, su richiesta dei serbi, non ha messo a disposizione biglietti per i nostri tifosi. Non significa che non ce ne saranno – ammette Massucci -, la vendita procede on line e in uno stadio pieno ogni scintilla può avere effetti disastrosi. Il dato positivo è che i serbi, a differenza degli sloveni, non nutrono astio per gli italiani. Anche a Genova si scatenarono per ragioni che non avevano niente a che fare con noi e con la partita”.
Accetta di buon grado le contromisure adottate anche Cesare Prandelli, c.t. degli azzurri, il quale si dice fiducioso circa il tranquillo svolgimento del match, sia in campo che sugli spalti. “Non credo che qualcuno sarà così pazzo da scatenare incidenti ed è vero che se fosse uno spareggio per la qualificazione, cioè o noi o loro, ci troveremmo forse in una situazione più incandescente”. Le parole del c.t. sembrano calmare tutti, ma per una maggiore sicurezza, partiranno con gli azzurri anche 4-5 esperti del Viminale che avranno il compito di sorvegliare il ritiro degli italiani, per tenerli fuori da ogni probabile situazione pericolosa. C’è la collaborazione e la volontà di tutti per evitare che un’ennesima manifestazione sportiva venga intaccata, stavolta, la disciplina dovrà necessariamente avere la meglio sull’impulsività.

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