Buffon amante del “biscotto”? Eppure nel 2004 non la pensava così…

Hanno suscitato non poco scalpore le ultime dichiarazioni sulle combine da parte di Gigi Buffon (clicca qui per leggere), capitano della Nazionale prossima a disputare gli Europei, già finito sul patibolo mediatico pochi mesi fa per la questione del goal fantasma di Muntari, quando dichiarò che nella circostanza non avrebbe aiutato l’arbitro in nessun caso.

Fonte immagine: Roberto Vicario
Lui, che proprio poche settimane prima aveva caldeggiato la collaborazione tra calciatori e direttori di gara, era andato contro se stesso non appena gli si era presentata una situazione a sfavore.
Tuttavia, anche la recente uscita sui cosiddetti “biscotti” ha del contraddittorio. Buffon ha infatti affermato che in alcuni casi siano meglio “due feriti che un morto”, dimenticandosi, comunque, che se due squadre si mettono d’accordo è perchè un’altra ci debba rimettere, e che dunque il “morto” ci scappi sempre, e che una volta fu persino lui stesso a perire.
Nel 2004 furono Svezia e Danimarca a perpetrare l’inganno ai danni dell’Italia: mentre gli azzurri stavano battendo la Bulgaria nell’ultima gara del girone C di Euro 2004, gli scandinavi pareggiarono 2-2 per passare entrambi ai quarti, in virtù del maggior numero di goal realizzati negli scontri diretti fra loro e la stessa Nazionale allenata allora da Trapattoni. Sentite furono le esternazioni di Buffon: “Il 2-2 è un risultato vergognoso”. E chissà cosa avrebbe detto nel 2008, se la già qualificata Olanda di Van Basten avesse perso apposta contro la Romania, sempre nell’ultima partita del girone, per far fuori in una volta sola due avversarie ostiche come Italia e Francia; fortunatamente, però, gli orange, benchè schierassero le seconde linee, onorarono l’impegno e si imposero tranquillamente sugli avversari per 2-0.
Insomma, non è la prima volta che il Gigi nazionale si sia addentrato in tematiche antipatiche e scomode forse più grandi di lui. E, soprattutto, non è la prima volta che cambi idea così repentinamente.
Al di là delle polemiche generate e generabili dalle suddette dichiarazioni, oggi la speranza è che l’Italia di Prandelli riesca comunque a rimanere concentrata sul pezzo senza dover prestare per l’ennesima volta attenzione a quanto accada lontano dal campo. L’augurio, ovviamente, è che almeno noi non dobbiamo mai aver bisogno di ricorrere al “biscotto”, che di etico e di sportivo forse non ha mai nulla, e che al di fuori dei nostri confini qualcuno inzupperebbe volentieri nella tiepida tazzina del latte scaduto in cui galleggia oggi il nostro Paese.

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