De Sanctis ed il momento di gloria del portiere simil-titolare della nazionale

Tra le manovre congetturate di Italia-Irlanda del Nord, tra i fraseggi stretti, le conclusioni in porta, gli scambi di posizione e gli avvicendamenti in campo, forse il goal più bello lo hanno segnato Cesare Prandelli e Gigi Buffon, insieme. L’ingresso di Morgan De Sanctis sul prato di Pescara, oltre che un giusto premio al valore di un calciatore di caratura ormai internazionale, è stato anche il segno che le rotture degli schemi a volte siano possibili, sopravanzando i conformismi e concedendo alla nuda spontaneità umana la sua libera estrinsecazione.

Fonte immagine: Danilo Rossetti
Che strano effetto, vedere il portiere del Napoli con quella “nuova” maglia addosso, le cui tinte tenui si abbinano come meglio non si può al volto chiaro e pulito del 34enne abruzzese di Guardiagrele. E che felicità ha dimostrato il ragazzo, nello strappare anche solo per qualche minuto una fetta del palcoscenico che più conta, dopo anni di attese, speranze e soprattutto sacrifici.
La storia fra Morgan De Sanctis e la nazionale azzurra è sempre stata un pò travagliata: l’estremo difensore esordì con l’Italia nel Marzo del 2005, contro l’Islanda, e da lì in avanti ottenne prima di oggi solo altre due presenze, subendo altrettanti goal. Per due volte, però, Morgan ha avuto la seria opportunità di dire la sua in nome della patria, ma in entrambe le occasioni fu ignorato: ci riferiamo in primis al Mondiale 2010, quando Lippi lo relegò curiosamente al ruolo di terzo portiere e schierò – non senza andare incontro ad innumerevoli critiche – un giovane più inesperto come Marchetti in sostituzione dell’acciaccato Buffon, finendo con l’ottenere solo il risultato di bruciare l’ascesa del portiere allora cagliaritano; De Sanctis, con eleganza, incassò, e l’unico atto concreto che compì in Sudafrica fu quello di consolare Quagliarella al termine di Italia-Slovacchia, per poi, il giorno dopo, ricevere persino gratuitamente gli scherni dei tifosi inferociti a Fiumicino, uno dei quali arrivò persino a dirgli di vergognarsi, ricevendo come risposta un secco “Ok, ma non ho giocato nemmeno un minuto”.
La seconda chance mai concretizzatasi doveva capitare invece proprio dopo i Mondiali: mentre iniziava il nuovo ciclo di Prandelli e Morgan si confermava ancora di più con il Napoli, anche in Europa, la porta dell’Italia avrebbe dovuto essere difesa da un portiere navigato e d’esperienza, in modo da cominciare nel migliore dei modi il nuovo cammino per non correre il rischio di perdere punti nelle qualificazioni e non rimpiangere troppo Buffon, ancora infortunato alla schiena. Nonostante nel corso del pre-campionato il preparatore dei portieri Vincenzo di Palma si fece vedere più volte agli allenamenti del Napoli, però, Prandelli pensò bene di distaccarsi da quella che fino allora era stata la linea “lippiana”, e permeato dai discorsi sul futuro della nazionale che in quel periodo strabordavano dalle pagine dei giornali, decise di cominciare da subito a forgiare i nuovi “numeri 1” dell’Italia, che avrebbero dovuto difendere la maglia azzurra per tutto il decennio. Così, sebbene quasi a dispetto delle convocazioni, De Sanctis dimostrava di essere insieme ad Abbiati il miglior portiere in Italia, mentre qualcuno lo poneva persino al di sopra di Buffon (che per storia ed esperienza tuttavia non si batte), ma il giocatore partenopeo non sfiorò nemmeno una volta l’azzurro che conta in quella stagione, venendo scalzato da Sirigu e Viviano prima e da Mirante poi. Solo ad Agosto, al termine di una campionato che lo aveva ulteriormente consacrato, ed in coincidenza del brutto infortunio occorso a Viviano, De Sanctis ha potuto rivestire quella maglia che sulla carta, ai punti, avrebbe potuto essere sempre sua.
In un’altra nazionale, in un altro Paese, un portiere come De Sanctis sarebbe stato sicuramente titolare della squadra. Non solo: già in Italia qualcuno, e non solo i tifosi napoletani, storce il naso nel vedere che l’abruzzese non faccia presenza fissa fra i pali quando in panchina c’è Prandelli. Insomma: la qualità del giocatore, nel tempo e sul campo, è sempre stata ampiamente riconosciuta, ma mai con i fatti.
E’ così che ritorniamo all’inizio della storia, e capiamo quanto valga il quarto gettone azzurro di De Sanctis, dal gusto di rivincita, anzi, di semplice giustizia, considerando il carattere pacifico del personaggio. Un portiere che non ha mai fatto storie, è sempre stato collaborativo con tutti e ha costantemente manifestato un grande spirito di gruppo. Bravo, Morgan: la tua presenza contro l’Irlanda del Nord è stata finanche educativa. Ed anche Gigi lo sa. Forse, gli unici a non averlo capito erano i nordirlandesi, visto che per celebrare il momento dell’illustre sostituzione, Chiellini aveva buttato intenzionalmente la palla fuori all’improvviso, e gli avversari sono apparsi visibilmente titubanti alla ripresa del gioco chiedendosi se dovessero resituirla o no…
Gach rud ceart go leor. Níl Morgan ar an réimse seo.

2 pensieri riguardo “De Sanctis ed il momento di gloria del portiere simil-titolare della nazionale

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    12 Ott 2011 in 10:40
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    Ok, bravo De Sanctis, esperto e tutto, bello permettergli di giocare a Pesacara lui che è abruzzese… Ma adesso non esageriamo. Intanto è comunque ad un abisso da Buffon, quando lo juventino è in forma. E comunque lo stesso Storari che deve fare da riserva di Buffon non gli è da meno, così come Abbiati (almeno fino all’anno scorso) e i vari baby portieri. Se poi si vuol creare appunto un gruppo che arrivi ai mondiali 2014, è inutile continuare a convocare gente che in quell’anno avrà 37 anni e si sarà già probabilmente ritirata…

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      12 Ott 2011 in 14:15
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      Ma infatti credo che questo pezzo non sia uno spot a De Sanctis per adesso, ma un tributo per quello che ha fatto per farci capire l’importanza della presenza di ieri sera, che l’ha onorato.

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