Italia ma non solo. Tutti i paradossi della Confederations Cup

La Confederations Cup entrerà nel vivo, questa settimana, con le semifinali, in cui anche l’Italia sarà protagonista, e la finale che ne incoroneranno la vincitrice.
Otto le squadre che hanno preso il via ai nastri di partenza, tanti i giocatori che, dopo un lunghissimo anno nei rispettivi club, hanno indossato la maglia della propria nazione per concludere un annata senza sosta.
Mai come in passato, in questa Confederations è venuta fuori la diversa essenza che passa tra i club e le selezioni nazionali: giocatori che, in stagione, hanno fatto benissimo con la propria squadra si ritrovano ad avere più di una difficoltà nelle selezioni nazionali, e viceversa.

 

Fonte immagine: Олег Дубина, Football.ua
Fonte immagine: Олег Дубина, Football.ua

Partendo dall’Italia, paradossale agli occhi di tutti è il rendimento della difesa: Buffon, Chiellini, Barzagli, Bonucci, che nell’ultima Serie A hanno fatto registrare con la maglia della Juve il record in positivo per la difesa meno penetrata, si sono ritrovati ad incassare otto reti nelle prime tre partite, contro avversari non temibilissimi e molte volte causa di imbarazzanti errori personali.
Di tutta risposta, però, il rendimento di giocatori come Giaccherini e De Rossi si è clamorosamente alzato, per chi come loro non ha sempre scintillato in stagione: il primo non sempre trova continuità con Conte, il secondo ha vissuto un anno altalenante con la maglia della propria città.

 

Non solo Italia però, perchè se ci sporgiamo fuori dal nostro giardino notiamo come la selezione verdeoro non abbia ancora goduto delle prestazioni di Hernanes e Oscar, due che dopo le eccellenti stagioni, rispettivamente alla Lazio e al Chelsea, stentano ad ingranare la marcia giusta.
Il caso più lampante lo vive però l’Uruguay, con Edinson Cavani, l’uomo da 29 reti in serie A, capocannoniere del torneo e attaccante ambito dai maggiori team del mondo con un costo che si aggira intorno ai 60 milioni di euro, incapace di andare a segno nelle prime tre partite con la selezione celeste, sprovvisto di quella fame che l’ha glorificato a Matador con la maglia del Napoli.
La difesa azzurra conosce bene le giocate del giapponese Kagawa, migliore in campo contro gli azzurri, decisivo in nazionale (nonostante lo zero alla casella punti della selezione del Sol Levante) dopo una stagione sicuramente non positiva agli ordini di Ferguson nel Manchester United.
L’unica a sembrar esclusa dal discorso pare essere la Spagna, l’unica squadra a macinare sempre e bene gioco, con tutti gli elementi che si ritrova in rosa.

 

Insomma, la stagione non è ancora finita ma le sorprese sono ancora dietro l’angolo. E chissà che non possano essere determinanti anche per la stagione che ci aspetta.

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