Lettera del tifoso: “C’era una volta la domenica, ora lo spezzatino…”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera del tifoso, Maurizio Calò, che insieme a tanti altri invoca un ritorno alle origini del calcio italiano e un’abolizione del sempre più criticato e quanto mai attuale – considerando soprattutto la prossima giornata di Serie A – “campionato spezzatino“.

Fonte immagine: Danilo Rossetti
Fonte immagine: Danilo Rossetti
C’era una volta la domenica. La domenica di Ciotti e Ameri. La domenica delle partite ascoltate al bar con gli amici. La domenica degli stadi pieni e delle radioline attaccate all’orecchio. Poi è arrivata la televisione. Prima Tele più, poi Stream. Ora Sky e Premium. Intendiamoci, una grande conquista, il sogno di tutti di poter vedere oltre che ascoltare una partita. La televisione a pagamento è entrata nelle nostre case e fino a qualche tempo fa (a parte il posticipo della domenica sera) godeva ancora della contemporaneità degli orari. Ora negli ultimissimi anni si sta davvero esagerando. Partite in qualsiasi momento. A qualsiasi orario. Uno spezzatino indigesto, assurdo. Oserei dire patetico. Negli altri paesi europei una squadra scende in campo regolarmente la domenica anche quando ha giocato il giovedì in Europa League. Noi invece chiediamo alla Lega di spostare le partite al lunedì perché non c’è tempo per preparare la partita alla domenica e quello per recuperare le energie da parte dei giocatori. Ma le rose a 30-35 giocatori a cosa sono servite? Perché si sono fatte? Per fare turnover, appunto. Non per posticipare le partite. Ma dove sta a questo punto la regolarità anche laddove non ci sono motivazioni sensate per anticipare o posticipare una partita?
E per favore, finiamola con il discorso che le tv non gradirebbero la contemporaneità. Come suddetto, qualche anno fa c’era l’abitudine di giocare le ultime quattro giornate di campionato in contemporanea alle 15. Ebbene, le tv pagavano lo stesso. Non c’erano polemiche, gli stadi erano pieni e c’era più regolarità e suspense. La FIGC ha di recente deciso la riduzione delle rose nel campionato di serie A. Sarà un ulteriore alibi per le società per chiedere o per potenziare sempre di più lo spezzatino? Oramai la gente appassionata è un po’ stanca. E non solo perché il calcio italiano è peggiorato di livello, c’è troppa violenza, gli stadi sono obsoleti e scomodi. C’è un problema di orario e di costi. Al lunedì è un po’ difficile vedere uno stadio pieno o al venerdì sera o finanche il sabato pomeriggio. Ma non mi voglio limitare alla Serie A e B. Credo che l’assurdo l’abbiamo raggiunto con la Lega Pro suddivisa in tre giorni ad orari diversi. Addirittura partite alle 11! Ma cosa è? Un circo? E non è vero che il pubblico è aumentato sugli spalti. Sono solo storie inventate. È ora di tornare alla normalità di una volta. Si tornerebbe ad un calcio più regolare, più interessante e meno “pilotato”. Con buona pace di qualche presidente che forse ha troppa necessità di quei soldi per far sopravvivere la propria società in quanto incapace di saperla gestire senza quei fondi. Ci sono realtà che dimostrano che anche senza quei soldi in più si può fare calcio, che giocando tutti alla domenica come una volta lo si può fare ugualmente. Magari più regolare e sostenibile.

Maurizio Calò

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