Bologna, esonerato Pioli: quando la colpa non è tutta dell’allenatore

Dopo tre idilliaci anni è arrivata alla fine l’avventura di Stefano Pioli al Bologna.

Stefano Pioli fonte: www.bolognafc.it
Stefano Pioli fonte: www.bolognafc.it

La scelta è apparsa sofferta da parte della società, che in estrema ratio ha deciso di cambiare guida tecnica, per salvare una stagione che appare disperata.

La colpa però di questo fallimento non può essere totalmente imputata a Pioli.

Il tecnico di Parma è arrivato sulla panchina rossoblu il 4 ottobre del 2011, dopo la sfortunata parentesi al Palermo che aveva portato all’esonero nella stagione estiva. Pioli arrivò a Bologna in una situazione critica, una squadra che nelle prime cinque partite aveva rimediato quattro sconfitte. La cura Pioli iniziò da subito i suoi frutti, e la rosa composta da giocatori come Portanova, Mudingayi, Ramirez, Diamanti, Belfoldil e Di Vaio riuscì a trovare uno stupendo nono posto, risultato migliore negli ultimi dieci anni.

Nella scorsa stagione l’ex tecnico del Chievo Verona, è riuscito di nuovo a portare alla salvezza il Bologna, che orfano di Portanova, Mudingayi, Ramirez e Di Vaio è riuscita con uno splendido inizio del girone di ritorno a mettere in tranquillità la sua posizione, e a concludere il campionato in tredicesima posizione. Questo è stato anche l’anno della definitiva esplosione di Diamanti, consacrato come leader della squadra dallo stesso Pioli, che ha trovato al calciatore una dimensione più stabile nel campo.

Quest’anno invece il miracolo non è riuscito, perchè ormai a Bologna si può parlare solo di miracoli. La rosa attuale della squadra rossoblu non è assolutamente competitiva come gli scorsi anni. La squadra è andata via via indebolendosi, lasciando a Pioli un compito più che arduo. Qui le colpe sono tutte da addebitare alla coppia Guaraldi-Zanzi; le ultime buone operazioni di mercato sono state condotte da Salvatore Bagni, che ora è stato richiamato nello staff del Bologna, mentre l’arrivo di Zanzi come direttore generale non ha portato gli effetti sperati.

A fronti di cessioni come quelle dei Portanova, Mudingayi, Taider, Ramirez, Di Vaio, non sono mai arrivati giocatori all’altezza se si esclude il prestito di Gilardino, e la sola presenza di Diamanti, rivitalizzato da Pioli non può tenere per sempre la squadra a galla. I reduci dalla prima stagione sotto la guida di Pioli, ora segnano 2 anni in più sulla carta d’identità e non sempre riescono a trovare la giocata decisiva. In porta si partì con Gillet, che al di là dei problemi extra-calcistici ha sempre denotato un buon rendimento, gli avvicendamenti degli ultimi due anni tra Agliardi e Curci non hanno portato i risultati sperati. In difesa nel mercato di gennaio dello scorso anno fu svenduto Portanova, e la sua sostituzione non è mai avvenuta. Natali per l’età e per i problemi fisici non ha mai garantito lo stesso rendimento. Stessa cosa dicasi per il centrocampo rimasto quest’anno orfano di Taider ceduto all’Inter per una cifra non decisamente consona al valore del giocatore, e con Perez che ha raggiunto il rinnovo di contratto ormai a pochi giorni dall’inizio del campionato. Nel reparto avanzato Diamanti è diventato un giocatore completo con l’avvento di Pioli, nella stagione 2011-2012, la sua coabitazione con Ramirez ha creato una delle coppie di trequartisti più belle ammirate sotto le due torri, e anche la vendita dell’uruguaiano non ha lasciato convinti i tifosi rossoblu, che si sono trovati con si dieci milioni da investire (non investiti poi), ma senza un talento come Ramirez.

Di punta invece si è andati sempre peggiorando, Di Vaio era stato egregiamente sostituito da Gilardino, ma quest’anno tra le mosse sbagliate del duo Guaraldi-Zanzi e la cocciutaggine di Preziosi non si è riusciti a riportare il biellese in maglia rossoblu. L’arrivo di Bianchi non ha risolto la situazione, anzi il suo è sembrato più un acquisto dettato dal prezzo che dall’effettivo valore dell’attaccante.

Sicuramente si può concludere che in questi anni le colpe di Pioli sono state davvero esigue, anche il tecnico ha commesso i suoi errori, ma si è ritrovato di anno in anno ad avere sempre una rosa meno competitiva. Guaraldi dal canto suo non vuole mollare la presidenza del Bologna, nonostante i messaggi mandati da Zanetti.

Ora Pioli è stato rimosso dal suo incarico, e per Guaraldi non ci saranno più alibi. Ballardini si troverà tra le mani una patata bollente da gestire, ma senza i dovuti investimenti questo cambio di panchina non sarà facile invertire la rotta. I tifosi sono in fermento e più della testa di Pioli avrebbero voluto quella di Guaraldi. Che non sia proprio il patron il prossimo a lasciare il Bologna?

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