Dalle stalle alle stelle: la rivincita di Edy Reja

Può succedere che prendi una squadra in zona retrocessione e la porti in poco tempo ad una salvezza tranquilla, ma i tuoi tifosi ti contestano, pronti a mugugnare ad ogni sostituzione.

Fonte immagine: Danilo Rossetti

Se poi il sostituto si chiama Zarate, apriti cielo. Può succedere che concludi un ottimo campionato al quinto posto, dopo essere stato alcune giornate in vetta alla classifica, ma la tua tifoseria continua a remarti contro, pronta ad insultarti dopo ogni tribuna rifilata al solito Zarate, fuori dalla mentalità di gruppo, ma dentro la mente e il cuore di una curva. Può succedere che inizi un campionato in maniera non troppo convincente, e allora sì che tuoi tifosi hanno un buon motivo per fischiarti e criticarti, anche se, dietro quei fischi, dietro quelle accuse di eccessivo difensivismo, c’è la cessione di Zarate e soprattutto ci sono ben quattro derby persi consecutivamente. Edy Reja, negli ultimi tre anni della sua carriera, ha visto succedersi uno dietro l’altro tutti questi eventi, subendoli però, da gran signore qual è, con il solito aplomb, difficile da trovare oggi sulle panchine di serie A. Dopo tre anni, dopo infinite critiche, si è permesso di sbottare una sola volta, circa un mese fa, issando bandiera bianca, stanco di quella situazione che da circa tre anni è costretto a vivere nella capitale. Radio e giornali locali, manco a dirlo, si sono visti servire su un piatto d’argento l’occasione per affondare il colpo, e ci erano quasi riusciti. Solo la testardaggine, per una volta positiva, del loro odiato presidente, ha mantenuto il mister più longevo del campionato sulla panchina biancoceleste. Sapeva Edy, in cuor suo, che c’era solo un modo per conquistare quei tifosi, quella curva. Nella sua testa, solo  una data: 16 ottobre 2011. Il giorno del riscatto, il giorno del derby, il giorno più atteso dai romani, altro che Natale o Capodanno. E’ proprio a causa di quei quattro derby persi uno dietro l’altro che mister Reja non è mai stato accettato da gran parte della tifoseria laziale, e lui l’ha sempre saputo. Dopo ben quattro “ritenta, sarai più fortunato”, il tecnico di Lucinico si era probabilmente posto un ultimatum, proprio per il derby, la partita vera, dove, soprattutto se ti chiami Edy Reja, ti può succedere di tutto. Ed è successo infatti, che il capitano della Roma, perno di classe nei piedi ma un po’ meno nello spirito e nelle parole, ti attacca e provoca in conferenza, augurandoti di essere “uomo derby“. E’ successo, finalmente, che ti ritrovi a vincere il tuo primo derby con un gol di Klose al 93′ minuto. Allora sì, che per una volta, ti è concesso si spogliarti dell’appellativo di allenatore-signore, e corri nel campo ad abbracciare i tuoi giocatori con uno scatto da centometrista alla Bolt, o per rimanere in tema di derby, alla Mazzone, stile Brescia-Atalanta. Improvvisamente, durante quella corsa sotto la curva, ti ritrovi catapultato in una realtà nuova, dalle stalle alle stelle, dall’inferno al Paradiso, da comune mortale a “uomo derby”. Circa un mese fa il quadro era buono, ma la cornice era marcia. Ieri, alle 22.45, c’era una curva in delirio dipinta di biancoceleste , un’aquila che fa da regina a quella festa e viene coccolata da ogni giocatore. Ieri, alle 22.45, il quadro è diventato ottimo, la cornice non è più marcia, ma splendida; davvero un’opera d’arte. E allora goditi questo momento mister Reja, su quell’opera d’arte, c’è anche la tua firma.

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