Daniele Conti verso il record di presenze
Per un figlio d’arte, la professione di calciatore non è mai così semplice come potrebbe sembrare, specialmente dal punto di vista psicologico: il peso del confronto col passato è un supplizio tantalico che rischia di ripetersi dopo ogni partita. Questo discorso vale in particolar modo per Daniele Conti, figlio di un campione del mondo, ma soprattutto figlio di una bandiera che ha portato alla Roma uno dei tre scudetti vinti nel corso della sua lunga storia.
“Di Bruno ce n’è uno”, cantavano i tifosi giallorossi. Figuriamoci di Conti, allora. Il giovane Daniele, nato nel 1979, è cresciuto nelle giovanili della squadra di suo padre, e del suo cuore. Ma come tutti i figli d’arte, non è mai stato in grado di raggiungere i fasti del genitore: è difficile superare il complesso edipico sui campi di calcio, a meno che non ti chiami Paolo Maldini.
Nei suoi anni in prima squadra, non ha mai brillato di luce propria, da qui la decisione di accettare l’offerta del Cagliari, squadra che nel 1999 non era certo di primo livello.
Forse in questa decisione risiedeva la speranza che, lontano dai riflettori di una piazza complicata come quella di Roma, riuscisse a trovare una rampa di lancio che lo avrebbe proiettato verso un futuro di livello internazionale. Nessuno avrebbe pensato invece che Cagliari si sarebbe trasformata nella sua città d’adozione, al punto di farlo diventare, nel 2011, la vera bandiera della squadra isolana.
E domenica, contro l’Udinese, Daniele Conti vestirà la maglia del Cagliari per la 328° volta, andando ad eguagliare il record storico di presenze appartenuto a Mario Brugnera: non uno qualunque.
Al termine della stagione, dunque, Daniele Conti consoliderà il suo legame con il Cagliari, maglia con cui si è tolto poche soddisfazioni personali, a parte una promozione in Serie A e qualche salvezza alle ultime giornate.