De Rossi: “Totti è il capitano di tutte le epoche. Quest’anno è difficile vincere. I sogni non si svelano”

Di seguito l’intervista a Daniele De Rossi, centrocampista giallorosso, ospite del programma radiofonico “Chiara e l’oscuro” su Radio2 condotto dalla scrittrice Chiara Gamberale:

Fonte: wikipedia

E’ stato bello domenica.
“Sì, E’ stato bello”

Prima della partita la squadra si mette in cerchio e tu resti in mezzo.
“E’ un’usanza asturiana. Prima lo facevamo dentro lo spogliatoio, oggi lo facciamo in mezzo al campo”.

Che dici ai tuoi compagni?
“Piccole cose qua e là. Poi finisce con l’hip hip urrà classico”

Sei una presenza taciturna con l’esterno, non sei un presenzialista. Sei capace di garantire l’equilibrio all’interno.
“E’ diverso quello che appare fuori da quello che sono dentro. Sono un po’ un vulcano dentro, nel quotidiano e nello spogliatoio. Fuori tendo a chiudermi. E’ anche la piazza di Roma che tende a chiuderti”.

Ti senti voluto bene o Roma ti fa paura?
“Non più. Ci sono stati due o tre anni d’ambientamento. Dopo un po’ uno ci fa il callo”.

La tua storia sembra legata alla Roma, nasci nell’anno dello scudetto. Il tuo primo ricordo è legato al pallone?
“Ho un ricordo di una casa di Livorno dove papà giocava, ho questo ricordo di questa casa e dei giochino che facevo, è una casa che non ho mai vissuto poi. Forse là mi sentivo a casa, ero piccolissimo avevo 3 anni, il primo stadio che ricordo è quello di Livorno, per me era come il Maracana, molto focoso. I primi ricordi ce li ho legati a quella città, dove papà ha vissuto ricordi felici”.

La Roma non si discute si ama, nella vita sei più di testa o di cuore?
“Mi piacerebbe dire che sono uno che ragiona nelle azioni che fa, ma la mia storia e la mia carriera dicono il contrario , agisco d’impulso, sto lavorando su questo per dare un freno alle mie azioni. È indole, sono felice del mio essere e del fatto che dico sempre la mia ma ci sono cose che se tornassi indietro non direi”.

Cosa metti in cima alla lista?
“Qualche dichiarazione l’ho fatta, magari anche nel privato rispetto alle persone che amo”.

Tu vivi di colpi di fulmine?
“Sì”.

Come è nato l’amore con tua moglie?A Trigoria?
“Ci siamo conosciuti a un locale, è stata una scelta istintiva”.

Poi è nata Gaia
“E’ la cosa più bella che mi ha dato quest’amore, la cosa più importante che ho”.

Sai essere felice quando c’è da essere felice?
“Si, la nascita di Gaia e il campionato di mondo sono due cose in 2 anni, la felicità la fanno anche le piccole cose, la quotidianità, erano anni positivi”.

La morte del suocero. Come si fa a non perdere la testa?
“Ci si chiude in famiglia, con gli amici, che ti parlano di tutto ma non di quello, il lutto lo abbiamo avuto tutti quanti. Ha coinvolto persone che non dovevano essere coinvolte, era complicato gestire questi rapporti al di là del mio aspetto pubblico che mi interessava zero”.

Gli hai dedicato la doppietta
“In quel momento non si stava parlando del giudicare o del passato, si parlava di ricordare una persona,  di mandare un abbraccio ipotetico a una persona che amavamo”.

Ci credi in Dio?
“A modo mio, so che c’è qualcosa o qualcuno, ma non ha la presunzione di sapere come si chiama o sapere quale è la strada giusta da seguire dopo questa pianeta”.

Di fronte ai grandi dolori una coppia si rinforza o si sfalda. A te cosa è avvenuto, l’amore è scaduto naturalmente?
“Io credo che l’amore finisca, non tutti, ma può succedere. Non muore nessuno, si riparte, ci puoi mettere tempo, ma ci sono altre cose. Nel mio caso mia figlia, gli amici, il lavoro. Quando succedono queste cose, si è fortunati ad avere altre cose a cui pensare”.

Come sono i rapporti con la tua ex ora?
“Buoni”

Come si fa a credere ancora nell’amore, quando un amore finisce?
“Si va avanti, si trovano nuovi amori”

Sei innamorato di Sarah Felberbaum?
Sì. Sto bene, credo nell’amore. Si esce da una relazione lunga, si ricomincia a vivere da single, divertendosi anche in altre maniere. Ho scoperto anche il silenzio, nonostante ami il rumore di mia figlia che urla dalla mattina alla sera.

Hai ripensamenti, magari eri troppo giovane quando hai cominciato la storia con la tua ex moglie?
Appena ti separi pensi tutto, ma sicuramente “chi me l’ha fatto fare” l’avrei pensato solo se non ci fosse stata Gaia. Poi quando c’è una figlia così bella di mezzo non ci ripensi, pensi solo che ne sia valsa la pena.

Credi in una famiglia allargata?
La cosa più importante ora è Gaia. Le famiglie dovranno allargarsi sicuramente, ma ora non ci penso.

Perché voi calciatori non vi mettete mai con una ragazza “normale” ma sempre attrici o ballerine?
Io sono uscito con tante ragazze “normali”, non mi ritengo un supereroe.

Rinnovi il contratto, fai una scelta di cuore?
Il cuore serve anche per palpitare, sennò a cosa servirebbe la tachicardia?

Gli ingaggi all’estero sono molto alti. Che ne pensi dell’indignazioni che provocano i vostri stipendi, soprattutto in un momento di crisi?
E’ il mercato che fa i prezzi, i calciatori sono i primi attori di questo circo. Non mi sento in colpa, mi ritengo fortunato. So che se fossi nato in America e avessi giocato a calcio non avrei guadagnato così tanti soldi, se avessi giocato a basket avrei guadagnato di più. In Italia il calcio smuove tantissimi soldi.

Che avresti fatto se non il calciatore? 
Mi sarebbe piaciuto fare il giudice.

Che hai pensato della fine di Berlusconi?
“Credo fosse la fine, al di là delle vicende giudiziare, si respirava l’aria della fine di un ciclo. Io non voto, non ho una grandissima opinione della classe politica, se troverò chi mi rappresenta lo voterò. Ho conosciuto Veltroni di persona, con lui mi sono trovato benissimo per cose extrapolitiche ed extracalcistiche.

Renzi ti piace? 
“Mi sembra una persona a posto”.

Non ti sei stufato di essere Capitan Futuro? Non vuoi diventare il presente?
“No, lo sarò quando prenderò quella fascia, quando smetterà il capitano attuale, che è diventato “Capitano” di tutte le epoche ormai”.

La Roma è formativa, ti abitua ad esaltarti e poi a stare male. E’ una squadra particolare?
“Vivi grandi gioie per te e per i tifosi e poi prendi grandi mazzate, dalle quali però poi ti riprendi sempre.

Tu e Totti sembrate molto diversi dall’esterno, anche a livello psicologico. cosa ti piace e cosa no?
“Siamo molto diversi, ma siamo sempre andati d’accordo anche per questo. Mi piace il fatto che è il classico romano, a volte sembra di un altra epoca è spavaldo, si porta dietro un’altra luce. Non c’è nulla che non mi piaccia in particolare, giusto il fatto che  è un po’ permaloso, ma è qualcosa che all’esterno esce meno, è più una cosa interna allo spogliatoio e a chi lo conosce”.

Avete mai litigato tanto, non parlandovi per più di una settimana?
“Sì, qualche anno fa è successo”.

Cosa era successo?
“E’ passato tanto tempo, non mi ricordo” .(ride ndr)

A proposito di passato, ieri c’era Capello, Totti dov’era?
“Non so se si sono salutati. I giornali dicono di no? Allora non si saranno incrociati. Io l’ho incontrato, è una delle persone
che mi ha fatto crescere di più nel calcio, quando lo vedo penso a quanto sia stato importante per la mia carriera”.

Quindi sei riuscito a non vivere il rancore dell’abbandono da parte sua?
“Da tifoso capisco il rancore, è normale esserci rimasti male per come sono andate le cose. Non nego che da tifoso ho odiato personaggi come Lippi, che poi nella mia carriera è stato come un padre. Quando è arrivato Capello ero negli Allievi Nazionali, quando è andato via ero convocato per la Nazionale, vuol dire che è stato importante”.

Puoi descrivere il tratto psicologico di Luis Enrique?
“Lui ha un credo. Vuole spiegare le sue idee sia calcistiche che comportamentali, non scende a compromessi se non crede ci sia motivo o modo di farlo. Ascolta tutti, ma va avanti per la sua strada”.

Non credi quest’anno si possa vincere?
“Credo di no”.

Cosa ti ha insegnato il calcio nella vita?
“Mi ha insegnato a rimanere equilibrato, perché dopo un momento sereno ne arriva uno più complicato e viceversa. Succede nella vita e nelle partite, anche 4 o 5 volte, quindi bisogna cercare l’equilibrio nel calcio così come nella vita”.

Quello che mi ha colpito di questo incontro è che spesso le persone famose smettono di essere persone. Il sogno lo fa la persona o il calciatore? Cioè, sogni più la Champions o qualcosa di personale?
“L’esperienza mi ha insegnato che il calcio finisce. E spesso tanti calciatori non sanno accettare il post. Io spero di continuare così, i sogni sono personali, ma i sogni calcistici vanno inseguiti con forza”.

Quindi i sogni li dedichi a Gaia?
“Li dedico sempre a lei”.

FONTE: Radio 2

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