El Shaarawy: “Ecco la verità su me ed Allegri. Con Balotelli…”

Il giovane talento rossonero Stephan El Shaarawy si è raccontato alla Gazzetta dello Sport, in una lunghissima intervista.

 

Fonte Violachannel.tv (flickr)
Fonte Violachannel.tv (flickr)

Come si è sentito quando Galliani lo ha dichiarato cedibile, o quantomeno non incedibile? 
“Io sono sempre stato convinto di rimanere. Abbiamo parlato e abbiamo deciso di continuare il percorso insieme. Era una decisione di tutti e due, semplice da prendere”.

Forse non c’erano possibilità con grandissimi club, ma c’era quella di un ingaggio altissimo. C’erano tanti soldi in ballo anche per lei: perché rinunciare? 
“Perché sono sempre stato tifoso del Milan, perché per me era stata una stagione fantastica e mi piacerebbe fare un pezzo della storia del club”.

Il prossimo obiettivo è essere dichiarato incedibile? 
“Il prossimo obiettivo è soprattutto qualificarsi per la Champions, e poi fare tanti gol quanti ne ho fatti nella scorsa stagione nel girone di andata. Così magari mi dichiareranno incedibile”.

Galliani ha detto che una delle cose più importanti dell’Audi Cup è stato il suo ritorno al gol: si è sbloccato, è buon segno… 
“Sì, e sono uscito fra gli applausi della gente… Ero contento, anche se ovviamente in quella occasione restava l’amarezza per la partita persa con il Manchester City. Però sono stati gol importantissimi per il morale. Voglio ricominciare bene, meglio di come ho finito, e spero di restare al Milan a lungo”.

Il Milan sta cercando nuove soluzioni tattiche e lei si dovrà adattare.

“Sono pronto a farlo. Logico che mi trovi meglio partendo da sinistra, perché nasco come attaccante esterno. Ma ho già fatto la seconda punta e Allegri mi ha chiesto più volte di stare più al centro, di fraseggiare con la prima punta, insomma di stare nel vivo del gioco. Lo farò”.

Il finale di stagione non è andato tanto bene e neppure la Confederations Cup: il c.t. Prandelli in Brasile ha detto che era “svuotato”. 
“Prandelli aveva visto che non ero a posto, ero in un momento di calo psicofisico, non voleva mettermi altre pressioni addosso. È stato tutto molto naturale. Passare da essere capocannoniere a non fare più gol invece è stato difficile, ma è passato”.

Si sono scritte tante cose sulla sua crisi. Qualcosa in particolare l’ha fatta soffrire? 
“No, e non ero nemmeno preoccupato. Sono sempre rimasto sereno. Siamo stati contentissimi per il terzo posto raggiunto, il gol per me non contava più di tanto”.

Per la sua lunga pausa sono state date tante spiegazioni: il disagio determinato dall’arrivo di Balotelli, il ginocchio che faceva male, gli avversari che avevano imparato a conoscerla, il fatto che lei si fosse montato un po’ la testa… 

“Escluderei quasi tutte queste piste. Il ginocchio ogni tanto fa male ma lo gestiamo bene, Balotelli è un amico, io non mi sono montato la testa. Quanto ai difensori avversari, è chiaro che dopo 16 gol hanno imparato un po’ a conoscerti. E quindi ci stava che Allegri mi chiedesse e mi chieda di cambiare un po’ il mio modo di giocare”.

A proposito di Balotelli, si è avuta l’impressione che più le cose andavano male per lei, più Mario tentava di proteggerla, di formare con lei un duo inscindibile. È così? 
“Mario è sempre stato un amico più che un compagno di squadra. Mi è sempre stato vicino e io non ho mai dato ascolto alle chiacchiere che si facevano sulle mie difficoltà legate alla sua presenza. Ho sempre pensato a far bene con lui come senza di lui, e lui mi ha sempre dato fiducia. Come tutti i compagni e la società, e questo appoggio mi è servito tanto”.

Che altro le è servito per mantenere l’equilibrio? 
“I consigli e l’appoggio incondizionato della mia famiglia, importantissima per il mio equilibrio”.

Ora c’è un altro ragazzo che attraversa una fase involutiva: Niang. 
“Ha già dimostrato di essere all’altezza della Serie A, ma gli serve tempo. Io credo che Mbaye possa dare moltissimo al Milan”.

Il Milan è rimasto più o meno uguale, per ora… 
“Io dico che siamo già competitivi così. Siamo un gruppo unito, che sa superare le difficoltà, nella stagione passata avevamo un obiettivo e lo abbiamo raggiunto. Poi, se arriverà qualcuno tanto meglio”.

Il Mondiale è una motivazione in più per cercare di tornare in alto in questi mesi? 
“Ci penserò fra un bel po’. Ora penso al playoff di Champions, la partita più importante della nostra stagione”.

Che cosa le pare di avere imparato nel primo vero anno di Milan? 
“Che le cose cambiano in fretta nel calcio e bisogna stare sempre con i piedi per terra. Non esaltarsi quando va tutto bene e non deprimersi quando passi dalle stelle alle stalle”.

Sembrano frasi di Allegri. A proposito, ci dice la verità sul suo rapporto con l’allenatore? Non si è sentito deluso, un po’ mollato qualche volta dopo aver speso tante belle parole per lui? 
“Non abbiamo mai avuto un problema. Prima della partita con il Napoli mi ha chiamato e mi ha spiegato le sue idee. Io ho accettato le sue decisioni, così come mi adeguerò al cambio di modulo. Non ci siamo mai scontrati e non mi sono mai sentito deluso. Ero consapevole che non ero lo stesso ElShaarawy del girone d’andata”.

Ma non è stato imbarazzante per lei diventare la pietra dello scandalo? Sembrava che Berlusconi fosse pronto a licenziare Allegri perché non gli era piaciuta la gestione di ElShaarawy… 
Ride. “Diciamo che Berlusconi si è un po’ stranito, ma si trattava soltanto di una partita… È stato fatto tanto caos che non andava fatto intorno a quelle scelte di Allegri. E poi al posto mio contro il Napoli ha giocato Robinho, mica uno qualsiasi…No, io sono sempre rimasto tranquillo. Sto bene qui. E voglio ritornare a essere completamente quello che ero qualche tempo fa”.

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