Esclusiva-William Gelsumino, il tifoso “solitario” del Pescara: “Andate negli stadi per tifare, senza insultare!”

Il suo nome è William Gelsumino, ed in tanti l’hanno conosciuto solo qualche giorno fa. In occasione di Genoa-Pescara del 5 maggio, infatti, William era l’unico tifoso dei Delfini giunto a Marassi per assistere al match della propria squadra, ancora coinvolta nella lotta per la salvezza (EDIT: dopo la presente intervista il ragazzo si è ritrovato da solo anche nella successiva trasferta a Catania). A segnalare la sua presenza era anche uno striscione raffigurante le caricature di tutta la squadra biancoazzurra: William non è solo un semplice tifoso, ma cura una propria rubrica su “Fantagazzetta” e a volte funge da inviato per consegnare i cosiddetti “campioncini” ai calciatori in carne ed ossa (come nel caso di Sansovini). Soccermagazine l’ha intervistato in esclusiva per parlare della particolare giornata che l’ha visto protagonista e della fede che lo contraddistingue.

William Gelsumino con lo striscione esposto anche durante Genoa-Pescara
William Gelsumino con lo striscione esposto anche durante Genoa-Pescara

Ciao, William. Come ti senti adesso, a qualche giorno di distanza dalla bella esperienza che hai vissuto?
Devo dire che mi sento benissimo, perché fa tanto piacere continuare ancora a ricevere attestati di stima.
Sono felice che la maggior parte delle persone abbia capito le mie intenzioni, che erano nient’altro che sostenere la squadra anche in un momento brutto.

Ci puoi raccontare qualche aneddoto che non è stato svelato?
In effetti c’è qualcosa. Devo ringraziare le forze dell’ordine e la sicurezza del Ferraris, ai quali ho chiesto di poter andare a salutare la squadra all’uscita dagli spogliatoi e mi hanno accontentato.
Sono stati davvero molto gentili per avermi permesso questo.
Lì poi ho trovato un gruppetto di tifosi del Genoa che ha iniziato a fare foto anche con me, oltre che coi loro beniamini in campo.
Devo anche scusarmi invece con quel gruppo di tifosi che mi ha dato una sciarpa ed uno scaldacollo rossoblu con promessa di bere una birra insieme. Purtroppo poi quando sono uscito dallo stadio non li ho ritrovati.

Come ti sei spiegato l’assenza dei tifosi a Genova quando il Pescara non era ancora retrocesso?
Sinceramente penso che il periodo di crisi generale, unito alla situazione drammatica in classifica, abbia dissuaso anche i più accaniti, perché comunque è stata una trasferta dispendiosa.
Ma non li biasimo affatto, anzi.
In casa e comunque nelle altre trasferte hanno sempre fatto sentire il loro calore, visto che la nostra è una tifoseria molto calda.

Qualche tempo fa anche in un Sampdoria-Udinese era presente solo un tifoso della squadra ospite: un caso?
Vidi quell’unico tifoso dell’Udinese e provai profonda ammirazione per lui, che fece un’impresa ancora più difficile perché se non sbaglio si giocava di sera ed era un turno infrasettimanale.
Ma anche a Pescara una volta per un Pescara-Portogruaro venne un unico tifoso ospite.

Secondo te che risultati avrebbe ottenuto il Pescara di Zeman con Insigne, Immobile e Verratti in questa Serie A?
Il Pescara dell’anno scorso credo sarebbe stato da zona Europa nella serie A di quest’anno. Ma quella era una squadra irripetibile, in cui tutto funzionava a meraviglia.
Ma sarebbe stato impossibile trattenere Verratti davanti ad un’offerta del genere e non si potevano trattenere i prestiti di Immobile ed Insigne. L’unico errore è stato mandare via Sansovini, il vero uomo spogliatoio e colui che viene meno pubblicizzato degli altri tre, ma senza il quale forse il Pescara di Zeman non sarebbe stato lo stesso. Questa cosa da parte della dirigenza non l’ho mai capita.
Comunque il livello sceso in basso della serie A attuale crea ancora maggior rammarico per quello che poteva essere e non è stato per noi. Bastava davvero poco: qualche acquisto mirato, migliore gestione a livello di marketing e soprattutto un allenatore che conoscesse la categoria e davvero la salvezza sarebbe stata alla nostra portata.

Perin è stato costretto a subire molti goal ed è uscito anche dal giro dell’Under 21, ma secondo te è realmente una promessa del calcio italiano?
Io ho sempre sostenuto e continuo a sostenere che Perin tra qualche anno diventerà un campione vero.
Purtroppo questa stagione sciagurata non l’ha aiutato.
Come “difetti” (se posso permettermi) dico che ha poca autorità nel gestire la difesa e che si abbatte troppo facilmente. Ma a sua discolpa dico che è giovanissimo ed alla prima esperienza in A. Si farà le ossa.
Purtroppo la dirigenza aveva allestito una squadra giovanissima ed in questi casi un portiere d’esperienza avrebbe aiutato tutti i compagni di reparto, mentre uno giovane forse non è ancora smaliziato abbastanza.

Chi vorresti vedere come allenatore per l’anno prossimo?
C’è chi parla di Zeman, chi parla di Bucchi, chi parla di Marino e chi parla di De Canio. Bene, io mi trovo d’accordo con questi ultimi, perché abbiamo bisogno di un allenatore che curi tutti gli aspetti della squadra e che sia un “manager”, che scelga i giocatori personalmente.
Un ritorno di Zeman creerebbe troppe aspettative, che rischierebbero di essere controproducenti, anche se un suo ritorno sarebbe l’unica cosa in grado di riportare entusiasmo alla piazza.
Ma io non chiedo una pronta risalita in A, chiedo solo che ci sia una vera programmazione da parte dell’attuale dirigenza, perché non capitano sempre gli anni in cui si sale in A senza programmarlo.

La tua passione è rimasta immutata nonostante gli innumerevoli scandali che hanno colpito il mondo del pallone: cosa’ha di magico il calcio che nessuna inchiesta potrà mai scalfire?
La passione per il calcio, ma per lo sport in generale direi, almeno a me non andrà mai via, perché crea quelle emozioni che solo lo sport sa darti.
Nello specifico, il calcio ha ancora il potere di emozionarmi quando vedo una bella azione, una bella parata (sono portiere) ed un bel gesto, come quello che hanno fatto i tifosi del Genoa verso di me.
Il calcio ci fa tornare bambini, me ne accorgo io stesso quando incontro per strada un calciatore più piccolo di me anche di 10 anni: ho una sorta di timore reverenziale.

Per concludere, ti lasciamo carta bianca: lancia un messaggio a tutti i tifosi che si recano negli stadi d’Italia, spesso in preda ai disordini.
Non voglio ergermi a “santone” per un gesto che ho fatto, ma vorrei dire una cosa che dico da sempre e chi mi conosce lo sa.
Mi piacerebbe che in tutti gli stadi si andasse solo per tifare la propria squadra, senza insultare a tutti i costi il prossimo.
Per carità, lo sfottò deve esserci perché è una cosa goliardica che fa parte del gioco, ma deve finire tutto all’interno dello stadio.
Mi piacerebbe che ci fosse lo stesso spirito che troviamo nel rugby, con le due tifoserie e le due squadre che dopo la partita vanno a bere birre insieme.
Io lo dico sempre che vado in trasferta anche per rapportarmi con persone diverse da me, anche solo a livello di tifo. I rapporti umani sono tutto.
L’anno scorso ricordo che a Gubbio ci sono stati gruppi di tifosi che abbiamo incontrato in un bar, i quali si complimentavano con noi per la squadra meravigliosa e l’occasione era quella giusta per fare una birra insieme.
Auguro a tutti di essere trattati come sono stato trattato io dai tifosi genoani!
Un saluto a tutti i lettori di Soccermagazine!

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