Genoa, ma cosa c’è da festeggiare?

Caroselli fino a tarda notte, con tanto di cori e bagno nella fontana di De Ferrari, una delle piazze principali di Genova.

Fonte: Danilo Rossetti

Clima di festa dunque, nella giornata di ieri, come se i rossoblù avessero vinto lo scudetto. Clima di festa, ma da festeggiare c’è ben poco! Considerando, infatti, anche le (solite) dichiarazioni di inizio anno di Preziosi (“Questo è il Genoa più forte della mia gestione”, così come tutti quelli precedenti, a dir suo), l’organico della squadra ligure non era certamente da salvezza all’ultima giornata. Elementi come Frey, Kaladze, Gilardino, Veloso, Belluschi, Palacio, infatti, farebbero la fortuna di diverse squadre. Invece, nel caotico Genoa, questo “guazzabuglio” di giocatori non si è espresso come ci si aspettava, ma anzi, ha dato vita a uno spettacolo raccapricciante, che ha l’apice nella lezione impartita dal Napoli alla squadra del tecnico (almeno all’epoca) Malesani. Da quel momento la confusione più totale: allenatori che vengono, che vanno e poi tornano, tifosi che pensano di farla da padroni, e che criticano duramente la squadra, fino al vergognoso episodio della partita contro il Siena, durante la quale i giocatori rossoblù furono lasciati “in balia”, di un centinaio di deficienti, quasi tutti diffidati (fortunatamente), che hanno ancora il coraggio di farsi chiamare “veri tifosi”. E in questo clima surreale il Genoa ha dovuto giocare questo finale di stagione, che ha visto poi i rossoblù salvarsi proprio all’ultima giornata per la gioia dei tifosi, che hanno festeggiato. Ma, come detto prima, c’era veramente da festeggiare?

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