Giacomo Bulgarelli: ricordando una bandiera, “ciao Giacumen”.
“Onorevole Giacomino, salute!”. Erano queste le parole con cui Gino Villani, capo tifoso del Bologna, omaggiava il suo capitano prima di entrare in campo. Giacomo Bulgarelli, centrocampista, capitano e soprattutto bandiera del Bologna. Essere capitano di una squadra è sicuramente un ruolo di prestigio, sei l’idolo, la forza, rappresenti una tifoseria. Ci sono poi persone, che oltre ai gol e le magnifiche prestazioni, sono disposte a dare tutto esclusivamente in nome di quei colori, solo per strappare momenti di gioia a quella gente, che acclamandoti ha fatto anche la tua fortuna come uomo e professionista.
Questo era Bulgarelli, un uomo capace di vestire e onorare al tempo stesso una maglia, quella rossoblù, per ben sedici anni (dal 1959 al 1975), collezionando esclusivamente un campionato italiano (1963-1964), due coppe nazionali (1969-1970, 1973-1974) e in ambito internazionale una Coppa Mitropa (1961) ed una Coppa di lega italo- inglese (1970). Il palmares anche se povero, non rispecchia pienamente il contributo che quest’uomo ha dato ad una città, ma soprattutto all’intero panorama calcistico.
Fare della passione il proprio lavoro, comporta delle scelte, soprattutto quando il talento che viene espresso è sotto gli occhi di tutti. Infatti, Giacomo, dopo aver contribuito in maniera determinante nel 1964 alla vittoria del settimo scudetto bolognese– dedicato all’allora presidente del club Renato Dall’Ara, deceduto pochi giorni prima della conquista del titolo- era, di fatto uno dei migliori centrocampisti in circolazione. Questa fama, guadagnata sul campo, fece sì che il Milan arrivasse ad offrirgli un contratto. Immaginate, grazie alla storia, quale fu la risposta del centrocampista bolognese. Una vita in Emilia, fatta anche di notevoli prestazioni con la maglia azzurra: Bulgarelli complessivamente vanta 29 presenze e 7 reti in nazionale. Ha indossato la fascia di capitano nella celebre partita contro la Corea del Nord, che eliminò l’Italia dai mondiali, partita che il bolognese neanche terminò per un infortunio al ginocchio.
Fece anche parte della squadra che vinse l’europeo 1968, ma nella fase finale della competizione non fu impiegato (la sua ultima presenza in azzurro risale al 1967). Dopo l’attività calcistica entrò sempre di più nelle case e nelle menti degli italiani. Negli anni novanta inizia a lavorare, come commentatore televisivo, presso Tmc, Mediaset e Rai, fino al 2009 quando venne assunto come “seconda voce” nelle partite di Serie A e serie B, trasmesse in Pay- per- view sul digitale terrestre Mediaset Premium. Ricordiamo anche la partecipazione, sempre in veste di commentatore, nei videogiochi Fifa 2000 e FIFA: Road to World Cup 98. La sua voce, che esclamava “palla nel sette” è ancora nei cuori degli appassionati.
Veniamo ai giorni nostri, il Corriere della Sera del 12 Febbraio 2009 recitava: “E’ morto nella notte, a Villa Nigrisoli, Giacomo Bulgarelli. Tutta Bologna è in lutto: Bulgarelli era nato a Portonovo di Medicina, 68 anni fa. L’ha stroncato un male incurabile. Vicino a lui la famiglia: la moglie Carla e i figli Annalisa, Stefano e Andrea. La notizia si è diffusa in fretta nel freddo e soleggiato mattino.” Affetto da un tumore, Giacomo Bulgarelli ricoverato a Villa Nigrisoli, vi morì il 12 Febbraio 2009. In occasione dei funerali a Bologna fu proclamato il lutto cittadino, prima volta per uno sportivo.
Nel club non fu ritirata la maglia numero 8, come inizialmente era stato chiesto, ma fu istituita una borsa di studio a suo nome, da impartire annualmente ad un calciatore del settore giovanile distintosi per sportività, correttezza e lealtà. Inoltre il Bologna FC 1909, d’intesa col comune, ha modificato il nome della curva “Andrea Costa” intitolandola a Giacomo Bulgarelli. Tale ritratto biografico e professionale, in questi giorni riecheggia nella mente degli sportivi, in occasione del secondo “Bulgarelli Day”.
Torna, dopo il successo di ospiti e pubblico dello scorso anno, ‘ciao Giacumen’ iniziativa dedicata alla celebrazione e al ricordo, appunto, di Giacomo Bulgarelli. Alla scorsa celebrazione, presso San Pietro in Casale erano presenti personalità come: Fabio Capello, Gianni Rivera, Dino Zoff e tanti altri. Tutti in nome dell’eterno campione Giacomino. Quest’anno si prospetta ancora una ricca e succulenta cornice di pubblico e autorità, tra gli ospiti annunciati troviamo: lo stesso Capello (ancora in dubbio per impegni lavorativi, ma farà di tutto per esserci), Arrigo Sacchi, Renzo Ulivieri, Osvaldo Bagnoli e alcuni calciatori in attività, uno su tutti: l’odierno capitano del Bologna Marco Di Vaio.
La novità di quest’anno è ricordare Giacomo Bulgarelli, attribuendogli una pagina della storia calcistica italiana. L’iniziativa ha per protagonista Gian Battista Fabbri, coach oggi ottantacinquenne, che nel 1977-78 fece sfiorare il sogno al Vicenza di Paolo Rossi, portandolo a soli cinque punti dallo scudetto. Torna ad ammaliare i tifosi descrivendo, durante la cerimonia celebrativa, quel calcio sentimentale e romantico fatto esclusivamente di gambe cuore e fiato. Durante la conferenza stampa di presentazione all’evento, si è detto entusiasta di partecipare ad un’iniziativa come questa, ecco le sue parole: ” figuriamoci per una cosa così. Sono onoratissimo. Giacomo l’ho sempre considerato una colonna. Tutti davano il pallone a lui. E i rigori che si procurava… era di un’astuzia straordinaria”. Il ricordo e in un certo senso l’eternità di certi campioni, rammentano a tutti perché questo sport, malgrado tutto, è ancora il più bello del mondo. Ciao e grazie Giacomino.