Il pagellone del Chievo 2012/2013: Rigoni e Pellissier le sicurezze, Paloschi valore aggiunto. Flop Vacek e Di Michele

Ecco a voi il pagellone del ChievoVerona, squadra che ha cominciando decisamente male questa stagione, ma che ora, grazie anche all’arrivo di Eugenio Corini, sta ritrovando punti e brillantezza.

Fonte immagine: Michyfog su wikipedia
Fonte immagine: Michyfog su wikipedia

 

VOTO SQUADRA 6,5: Dopo un inizio piuttosto negativo (inconsueto per il Chievo abituato a partire sempre forte), l’arrivo di Corini ha rigenerato l’ambiente, ha ridato fiducia, ha esaltato alcuni giocatori e ha alleggerito e semplificato la strada verso la salvezza. Il Chievo, tuttavia, sta ancora faticando a trovare una vera e propria identità, visti i risultati altalenanti e le prestazioni decisamente incostanti e contraddittorie.

 

 

 

 

PORTIERI

 
Christian Puggioni s.v: (1 presenza, 1 gol subito) I soli novanta minuti disputati contro la Reggina non permettono di dare una valutazione al secondo portier clivense. Di certo, Puggioni risulta essere un panchinaro piuttosto atipico. Arrivò al Chievo per sostituire l’ormai sicuro partente Sorrentino. Seguirono poi le vicende note riguardo la permanenza prolungata del portiere titolare del Chievo e la conseguente panchina del portiere preso in esame. Un portiere che andrebbe maggiormente valorizzato.
Stefano Sorrentino 6,5: (19 presenze, 29 gol subiti) Sicuramente sta pagando le grandi lacune difensive che quest’anno il Chievo soffre. Ad ogni modo, l’ampia sufficienza gli è garantita dalla sua capacità di essere costante nelle prestazioni che rimangono pur sempre positive. Si ricordano eccezionali prove contro Juventus e Cagliari, ma in linea generale rimane uno dei leader della squadra e merita assoluta stima. La sua valutazione non può che essere positiva.

 

DIFENSORI

 

Dario Dainelli 5: (19 presenze, 0 gol fatti) In questa prima metà di stagione ci sono state evidenti difficoltà dal punto di vista difensivo. Sarebbe impossibile escludere Dainelli da rilevanti responsabilità per questa pessima situazione difensiva. Chi ha saputo guardare con spirito critico le partite dei giallobù si sarà reso conto delle continue sbavature tecnico-tattiche dell’ex capitano viola. La speranza è che nella seconda parte della stagione il difensore riesca a ritrovare la brillantezza che un tempo lo contraddistingueva. Per ora, insufficienza meritata.
Marco Andreolli 7: (10 presenze, 2 gol fatti) Marco Andreolli, quotidianamente presente sui giornali per le continue voci di mercato che lo coinvolgono, è sicuramente il difensore centrale più forte ancora militante nel Chievo. Non a caso la sua partenza era già probabile nell’ultima estate di calciomercato. Sul campo, Andreolli ha dimostrato classe da vendere, capacità brillante di copertura degli spazi, determinazione e precisione negli interventi. Oltre a tutto ciò, eccezionale costanza di rendimento e grande colpitore di testa.
Bostjan Cesar 5,5: (10 presenze, 0 gol fatti) Il primo scorcio di stagione è stato abbastanza negativo. Cesar non ha mostrato la costanza avuta nella scorsa annata. Questa situazione si è venuta a creare per due motivazioni: la poca fiducia datagli dai due allenatori sedutisi sulla panchina clivense e, inoltre, il mese di stop per infortunio non gli ha permesso di rendere secondo i suoi standard. Sarebbe scorretta una valutazione positiva.
Pavol Farkas s.v: (3 presenze, 0 gol fatti) I quaranta minuti della Serie A e la partita di Coppa Italia non permettono di poter esaminare in maniera esauriente la stagione fin qui disputata da Farkas. C’è ancora molto da scoprire di questo giocatore, che si presenta comunque fisicamente potente e discretamente bravo dal punto di vista tecnico.
Paul Papp 6: (5 presenze, 0 gol fatti) Le poche presenze permettono soltanto di dare un voto “politico” e approssimativo al difensore rumeno arrivato quest’estate a Verona. Quel che è certo è che, viste talune prestazioni e considerata l’età. il giocatore può assolutamente mirare ad un posto da titolare e ha dimostrato di poter rendere a buoni livelli.
Bojan Jokic 5,5: (10 presenze, 0 gol fatti) Il giocatore, titolare della Nazionale slovena e presente nella rosa clivense da ormai qualche anno, non dà grandi segnali di miglioramento dal suo arrivo in Italia e questo pesa nella sua valutazione complessiva. Il suo ruolo necessita di uno “spirito” diverso. Spingere sulla fascia per un terzino è quel salto di qualità che potrebbe distinguere Jokic rispetto agli altri. Ma questo ancora non accade, appare ancora troppo timido e poco propenso ad aiutare la fase offensiva (a meno che venga appositamente messo sulla linea dei centrocampisti, andando a ricoprire di fatto un ruolo diverso).
Boukary Dramè 7: (13 presenze, 0 gol fatti, 1 assist) Boukary Dramè è una delle note più dolci del Chievo di quest’annata. Arrivato a gennaio dal Sochaux, Dramè ha ben presto dimostrato la sua naturale propensione alla spinta (fortemente auspicata per un terzino). Oltre a questa predisposizione, il ragazzo franco-senegalese è stato uno dei trascinatori, in alcune partite, della fase offensiva del Chievo. La sua costante spinta sulla fascia sinistra ha dato la possibilità alla squadra allenata oggi da Corini di arrivare con maggiore facilità alla porta. Essenziale.
Gennaro Sardo 6,5: (15 presenze, 0 gol fatti, 1 assist) Sardo è un oramai un simbolo del Chievo e rappresenta, sulla fascia destra, la migliore opzione a disposizione di Corini nonostante la buona concorrenza di Frey. Come Dramè, Sardo ha nel sangue la propensione all’offensiva e questo lo rende capace di rendersi pericoloso e di segnare, di tanto in tanto, qualche gol. Per la verità, nella nuova stagione non ne sono ancora arrivati, ma ciò non toglie che l’impegno profuso nelle due fasi che gli competono rendono le sue prestazioni spesso positive e importanti per la performance complessiva della squadra.
Nicolas Frey 5,5: (10 presenze, 0 gol fatti, 0 assist) A guardare i fatti, fino al suo infortunio Frey era un titolare quasi inamovibile. Ciò non vuol dire che i match da lui disputati fossero tutti positivi. Spesso e volentieri il suo utilizzo era atto a “tappare” alcuni buchi in varie posizione difensive vista la prolungata indisponibilità di Dramè e visti alcuni infortuni succedutisi. Frey ha dimostrato di interpretare discretamente la fase difensiva, soffrendo un po’ la capacità di essere attivo nella parte di rilancio dell’azione. A ben vedere le partite, pare quasi che il fratello di Sebastien Frey sia più preoccupato di svolgere il compitino evitando sbavature piuttosto che porsi nel rischio di essere determinante in fase offensiva. E’ certamente necessario coprire bene, ma l’aiuto al centrocampo è altrettanto essenziale e spesso manca.

 

CENTROCAMPISTI

 

Roberto Guana 6: (13 presenze, 0 gol fatti, 1 assist) Roberto Guana, tornato al Chievo dopo una brutta annata passata a Cesena, ha disputato fino ad ora una stagione non negativa, intercalata da prestazioni poco incisive ma non per questo catastrofiche. In diverse gare ha saputo comunque dare un ottimo contributo alla causa clivense. La tecnica non eccelle, la capacità di essere un frangiflutti insuperabile vacilla, ma Guana riesce a sopperire a queste mancanze con la determinazione, la corsa e una sufficiente abilità nell’impostazione di gioco. Tutto sommato, il voto può essere un buon compromesso per le sue gare altalenanti, aspettando una maggiore costanza nel rendimento.
Marco Rigoni 5,5: (10 presenze, 1 gol fatto, 1 assist) In molte prestazioni Marco Rigoni non ha brillato. Le motivazioni sono probabilmente plurime: da una parte vi è stata una costante “ostruzione” da parte di Di Carlo prima e Corini poi nel dargli fiducia rendendolo un mastino del centrocampo; d’altro canto lo schema del Chievo non si presta all’inserimento del giocatore ex Novara. Le sirene del mercato, non a caso, stanno cominciando a farsi sentire. Rigoni ha dimostrato di saperci fare con la palla. La sua partenza a gennaio potrebbe essere giusto.
Rinaldo Cruzado 5: (6 presenze, 1 gol fatto, 1 assist) Le note per Cruzado sono quasi tutte negative. Pochissima utilità alla causa clivense, contributo quasi inesistente, impiego degli allenatori rarissimo. Cruzado, il quale a inizio anno poteva essere visto come potenziale sorpresa per la sua discreta tecnica, sta deludendo sotto ogni aspetto e non riesce a spiccare il volo.
Luca Rigoni 7,5: (16 presenze, 0 gol fatti, 2 assist) Luca Rigoni è definibile con un aggettivo molto semplice ma parecchio eloquente: fondamentale. Il vice-capitano del Chievo risulta essere spesso e volentieri tra i migliori interpreti delle gare dei gialloblù, è assolutamente un trascinatore e come mediano è un eccezionale frangiflutti davanti alla difesa. La sua importanza all’interno della squadra è particolarmente evidente. Difficile farne a meno.
Francesco Dettori s.v: (1 presenza, 0 gol fatti, o assist) Una sola gara, per giunta in Coppa Italia, non permette una valutazione del giocatore.
Kamil Vacek 5: (6 presenze, 0 gol fatti, 0 assist) La crescita di Vacek è di fatto inesistente. La sua rilevanza all’interno della rosa è piuttosto marginale e non riesce a ritagliarsi uno spazio da titolare. Vacek sembra non essersi ben adattato al calcio italiano e fatica a ritrovare la sua identità calcistica. Troppo poco convincente per essere ritenuto positivo fino ad ora.
Perparim Hetemaj 7: (17 presenze, 0 gol fatti, 1 assist) Hetemaj è da ritenere uno dei mastini del centrocampo assieme a Luca Rigoni. Oramai inamovibile, Hetemaj ha saputo guadagnarsi la fiducia sia di Di Carlo che di Corini con prestazioni convincenti, di grande carattere e tantissima corsa e dedizione. La sua resistenza è una delle armi che il Chievo ha per poter ripartire durante numerose azioni di contropiede.
Luciano 6: (10 presenze, 1 gol fatto, 3 assist) Nonostante l’età avanzi inesorabilmente, Luciano mostra di aver conservato la freschezza atletica e la corsa tali da poter dire ancora la sua nel massimo campionato italiano. Luciano, un tempo Eriberto, rimane ancora il migliore interprete del suo ruolo, anche se le primavere che porta sulle spalle rendono palese l’incapacità di essere costantemente decisivo e incisivo all’interno delle manovre clivensi.
Isaac Cofie 6,5: (9 presenze, 0 gol fatti, 0 assist) Negli ultimi tempi, con l’arrivo di Corini, il giovane ghanese è riuscito un buono spazio nella squadra. Le sue prestazioni sono animate da un ottimo atletismo, corsa e tanto pressing. Queste tre caratteristiche sono necessarie in un centrocampo fisico come quello del Chievo e hanno saputo valorizzare questo calciatore africano di appena 21 anni. L’ampia sufficienza è dato anche in prospettiva dei suoi probabili miglioramenti. Nota positiva.

 

ATTACCANTI

 

David Di Michele 5,5: (12 presenze, 2 gol fatti, 1 assist) Quando un nome come David Di Michele arriva al Chievo le speranze e le aspettative sono sempre molto alte. Se è vero che anagraficamente Di Michele è piuttosto avanti con l’età, è altrettanto vero che la sua classe e la sua tecnica di alto livello potevano e dovevano dare un aiuto maggiore alla compagine scaligera. Questo contributo, invero, si è rivelato meno consistente del previsto e non ha permesso al giocatore di ritagliarsi il ruolo di “uomo in più” nella squadra gialloblù. Un po’ deludente.
Adrian Stoian 6,5: (9 presenze, 2 gol fatti, 0 assist) I suoi soli 21 anni fanno ben pensare per un futuro roseo. Adrian Stoian, con soltanto 9 presenze all’attivo questa stagione (di cui una in Coppa Italia), ha già segnato due gol e dimostrato di avere ampi margini di miglioramento. Non sono certo corsa e atletismo a mancare, ma laddove il giovane rumeno dovrebbe migliorare è nella capacità di misurare e gestire in modo più efficace la sua presenza all’interno del rettangolo di gioco. Con più “intelligenza” calcistica, il progresso generale è indubbio.
Davide Moscardelli 5: (8 presenze, 0 gol fatti, 0 assist) Potrebbe forse essere parzialmente superficiale valutare solo la casella dei gol per giudicarlo, ma vi sono anche una serie di performances di basso o bassissimo livello che sconfortano e rendono il suo apporto alla squadra completamente insufficiente. Poca precisione, troppi palloni persi, poco entusiasmo e poca corsa in questa nuova annata. Che sia la sua entrata piuttosto tarda nella massima serie a renderlo cosi poco incisivo è possibile, ma l’anno scorso aveva saputo essere molto più bravo nell’offendere le difese altrui. Peccato.
Mamadou Samassa 6: (7 presenze, 0 gol fatti, 1 assist) Non si può dire molto su Samassa, ma tutto fa ben sperare per un ottimo futuro e per una sua pronta crescita calcistica. La sua imponente stazza fisica, il suo fiuto da puro attaccante e la sua bravura nel gioco aereo potrebbero essere armi vincenti per renderlo molto utili alla causa clivense.
Sergio Pellissier 6,5: (14 presenze, 5 gol fatti, 0 assist) Lui è da tempo il miglior simbolo della squadra clivense. La sua umiltà e il suo grande cuore, oltre che le sue note qualità calcistiche, lo hanno reso l’uomo speciale del Chievo. Quest’anno, nonostante stia trovando meno spazio e qualcosa dal punto di vista fisico non vada, ha saputo comunque dare il solito grande aiuto alla causa facendo diversi gol rivelatisi necessari e fondamentali per i risultati. Sergio Pellissier rimane il grande capitano fuori e dentro al campo, e finché rimarrà nel calcio giocato saprà sempre impaurire le retroguardie altrui e fare gol importanti. Icona.
Alberto Paloschi 8: (7 presenze, 5 gol fatti, 0 assist) E’ tornato da poco da un brutto infortunio, ma i difensori delle altre squadre se ne sono già ampiamente accorti. Cinque reti in sole sette partite hanno permesso al Chievo di risalire la china e rimettersi in una serena posizione di classifica. Per lui, invece, questa stagione sembra poter essere quella della definitiva consacrazione per un talento spesso annunciato e mai confermato sul campo.
Cyril Thereau 7,5: (18 presenze, 5 gol fatti, 2 assist) Le statistiche parlano e dicono che Thereau, fino ad oggi, è il giocatore che ha inciso di più nelle partite fin qui disputate dal Chievo. E’ l’unico uomo che sembra avere la capacità di creare superiorità numerica, uno dei pochi calciatori gialloblù che, costa dirlo, ha saputo contraddistinguersi per le proprie qualità tecniche. Cyril Thereau può fare ancora passi da gigante per diventare un grande calciatore. Nel frattempo, si è spesso caricato sulle spalle l’intera squadra. In attesa di sentire le sirene di mercato accendersi per cominciare a tormentarlo.

 

ALLENATORI

 

Domenico Di Carlo 4: Per essere chiari, Di Carlo ha probabilmente sbagliato quasi tutto. Ha ignorato l’idea di una trasformazione che si era profilata come necessaria alla vigilia di questo inizio di campionato. Il gioco troppo prevedibile e rinunciatario del suo Chievo risultava non essere più in linea con le esigenze di un campionato che sta provando nuovamente a esprimere calcio propositivo. Inoltre, le poche alternative tattiche che Di Carlo era capace di ideare per la fase offensiva erano ormai obsolete e poco producenti. Il risultato era una squadra che, dalla metà campo in avanti, era ignara di come muoversi e lasciava ad una desolante improvvisazione l’impegnativo compito di insidiare le difese altrui. Colpevole su molto, l’esonero è stato giusto.
Eugenio Corini 6,5: Se è vero che il calcio oggi espresso dalla squadra non pare essere diametralmente opposto a quello Di Carlo, è altrettanto vero che Corini ha saputo effettuare un leggero cambio di rotta sull’intensità della squadra durante il pressing alto e durante le ripartenze. Si può dire che la squadra prova ad essere meno attendista e a porsi, in alcune situazioni, nel rischio e più battagliera. Il risultato è una squadra che ha ricominciato a segnare, ha ricominciato, in alcune occasioni, a divertire e ha ricominciato a ritrovare qualche buon meccanismo di gioco. Si permetta di dire che il grande gol fatto da Thereau su punizione a Cagliari sembra portare il marchio di fabbrica proprio di Corini. Tradizione nell’innovazione.
Dirigenza 6: Forse è un giudizio poco riconoscente, ma l’impressione è che la società potrebbe sempre fare qualcosa di più. Il mercato è condotto sempre sotto tono, rinunciando ad investire in qualche giocatore di maggior valore puntando spesso su qualche nome sconosciuto. L’unico problema e/o incognita è che questi nomi sconosciuti si rivelano spesso e volentieri discreti fallimenti, e solo in qualche caso, vedi Thereau, Dramè e Rigoni, sono dei grandi colpi di Giovanni Sartori. Sottolineato doverosamente questo aspetto, la Dirigenza merita la sufficienza per la sua capacità di mantenere i conti in ordine, di sapere essere opportuna e adeguata ad ogni situazione, di essere sempre in grado di ricevere complimenti e lodi per la propria condotta. L’immagine del Chievo ne giova sempre.

 

 

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