Inter, ecco i piani di Thohir: “Club sano a livello finanziario, competitivo in campo e con visibilità globale”.

Erick Thohir è sbarcato nella mattinata di oggi a Malpensa e resterà a Milano fino alla giornata di sabato assistendo così anche alla sfida di domani sera contro l’Udinese.

Thohir
Fonter: inter.it

Nel frattempo, La Gazzetta dello Sport, riporta altre parole del Presidente neroazzurro rilasciate in una lunga intervista a Giacarta; oggi i temi trattati riguardano il rilancio del club ma anche di tutta la Serie A.

L’intervista parte con una rivelazione forte del numero neroazzurro: Amo tutti gli sport, ma ho capito che il vero sport globale è il calcio. Prima ho preso il DC United, ma ho sempre avuto il sogno di possedere un club europeo. In Spagna vincono sempre le stesse due squadre, in Inghilterra sono in 4-5, mentre in Germania c’è una legislazione che rende quasi impossibile un’acquisizione. Eppure tante squadre di queste leghe mi hanno cercato ed successo anche con un’altra società italiana prima dell’Inter, di cui non posso svelare il nome. Però io da sempre sono tifoso dell’Inter e quando si è aperta questa possibilità mi è sembrato un sogno. Anche perché questo club ha un brand con un grande potenziale”.

La sua squadra in questi ultimi anni ha però perso circa 70-80 milioni a stagione, queste le strategie del tycoon per riportare in attivo il club: “Ho parlato spesso di modello americano non a caso, anche se spesso vengo frainteso e si pensa che intenda solo il salary cup. A proposito del quale ripeto che non c’è un tetto di 2,5 milioni a giocatore ma un limite che riguarda l’intera rosa. Resta il fatto che una società sana deve partire da un concetto molto semplice, quello dell’equilibrio tra costi e ricavi. Se incassi 100 milioni, non puoi spendere più di 50 milioni per il monte ingaggi dei giocatori, che è una delle voci più pesanti per una società, anche per la tassazione che c’è nel vostro Paese. E sarebbe sbagliato pensare che se abbassi gli ingaggi, la squadra per forza debba peggiorare. Conta il lavoro di squadra: dalla proprietà ai dirigenti, dallo staff tecnico ai giocatori. Ecco perché ogni decisione deve essere collettiva, non tra me e Fassone o tra me e Mazzarri o Ausilio”.

Passando al livello pratico, Thohir ha in mente alcuni passaggi precisi per far crescere il club:I tre punti fondamentali sono avere un club sano a livello finanziario, competitivo in campo ma anche con una visibilità globale. Tutti devono vederci in tv. Per questo a fine luglio andremo a fare una nuova tournée negli Stati Uniti: giocare contro squadre come Real Madrid o Manchester United è una vetrina unica. Ho anche pensato di portare la squadra in Asia, ma per arrivare in America bastano 6-7 ore, per l’Asia ne servono 12. Poi ho venduto le partite dell’Inter a un’emittente indonesiana (Indosair), che non è un mia tv. Lo stesso Moratti ha ammesso che prima del mio arrivo non era stato esplorato il mercato estero. E io posso anche portare i miei contatti in Asia e Stati Uniti. Tra due mesi partirà anche una nuova piattaforma digitale. Poi è chiaro che per triplicare i ricavi – e in proporzione anche il monte ingaggi – servono almeno due o tre anni”.

Per il presidente investire sul mercato estero, aprirsi a nuovi paesi è un passo fondamentale per rilanciare una squadra e un campionato che, nel caso dell’Indonesia, nonostante l’interesse, con i suoi 100.000 spettatori, è ben lontano dagli 800.000 della Premier League:La serie A deve capire che per competere con gli altri grandi campionati europei serve un cambio di mentalità. Ad esempio è fondamentale che ci siano delle gare di cartello programmate alle tre di pomeriggio sia il sabato che la domenica: quello è il prime time in Asia, un mercato fondamentale. Bisogna fare in fretta ad aprire gli occhi. Ne ho parlato con altri presidenti e credo sia possibile che qualcosa cambi dalla stagione 2015-16. Bisogna recuperare il terreno perduto. Bisogna iniziare ad esportare il calcio italiano, prendendo esempio degli sport americani: la Nba gioca degli incontri in Asia o in Europa, in questi giorni i Los Angeles Dodgers di baseball hanno disputato un match in Australia. Provate a immaginare cosa sarebbe far giocare una partita di campionato, non un’amichevole, a New York: magari il match di apertura del campionato”.

Meno importante  per ora, per il presidente, è l’idea di aumentare i ricavi tramite uno stadio di proprietà: “Non c’è alcun dubbio che potremmo incassare tra i 20 e i 50 milioni, ma al momento le priorità sono altre. Ora stiamo lavorando per migliorare San Siro: aree dedicate alle aziende, l’idea di un ristorante, varie promozioni e uno spettacolo di intrattenimento che verrà testato nell’ultima gara interna di campionato, contro la Lazio”.

 

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