Inter, Handanovic: “Voglio un’Inter affamata”

Samir Handanovic, numero 1 interista, parla alla Gazzetta dello Sport del suo momento e soprattutto quello della sua Inter, che a suo dire ha fatto un passo indietro rispetto le scorse settimane. Un K.O. col Napoli dal quale bisogna rialzarsi, e l’occasione del riscatto si presenta già domenica, quando a San Siro va in scena la stracittadina.

 

Ultimamente è stato meno decisivo del solito, no?

Una stagione è fatta di momenti: succede alle squadre, può succedere ai portieri. E se succede alle squadre, è più che facile che succeda ai portieri. Sono momenti che vanno accettati anche quando si è meno decisivi, quando si subiscono più gol e poi è ovvio che diventa più facile dire certe cose.

Handanovic. Fonte: inter.it
Handanovic. Fonte: inter.it

 

E’ più deluso, più arrabbiato o più perplesso?

Sereno, e vado avanti per la mia strada: non salvi sempre la patria, ci sono momenti che ogni tiro è un gol. Ma rompersi la testa, intestardirsi e cercare per forza di capire il perché non serve.

Gli errori che si rimprovera?

Me ne hanno rimproverati diversi, ma il ruolo del portiere è il più difficile da decifrare, soprattutto per chi non ha mai giocato in questo ruolo. Uno solo è stato un vero errore, ovviamente quello contro il Parma: per il resto non credo di averne fatti tanti e tali da poter dire che non sono in un buon momento di forma. Ciò premesso: un portiere può sempre fare di più e io parto sempre da quel presupposto.

 

Anche perché le aspettative riposte in Handanovic sono molto alte.

Come è normale mettere in preventivo due-tre errori a stagione, è normale aspettarsi da qualunque portiere, tanto più quello dell’Inter, che salvi qualche partita.

 

Le famose parate che valgono come un gol: quest’anno ne ha già fatte?

Direi di no, la sto ancora aspettando.

 

Mica solo lei: facciamo nel derby?

Purtroppo un portiere non si sceglie le parate da fare o le partite da salvare….

 

In Estate disse: “Dobbiamo ripartire dall’abc e dall’organizzazione difensiva“. Adesso a che punto è l’Inter?

Nelle prime 5-6 giornate era a buon punto: compatta, sicura. Ultimamente abbiamo fatto un passo indietro, forse anche due.

 

Bisogna essere tutti gregari: o si lavora in undici, o non si va lontano“, disse anche: dipende da quello?

Non è sempre vero che se fai gioco, poi vinci: può arrivare un momento in cui il primo imperativo non è far male, ma non farsi fare male. Dunque non prenderle. E per non prenderle serve più fame, più cattiveria agonistica, ancor più indispensabili se non giochi neanche tanto bene: ecco, contro Bologna, Sampdoria e Parma non ne abbiamo avuta abbastanza.

 

E a Napoli?

Discorso diverso, come diversa fu la partita con la Roma. Una squadra come noi non può permettersi di prendere gol in contropiede, di lasciare metri e metri di campo: se perdi palla e non la recuperi subito hai aperto un’autostrada, e poi hai voglia a prendertela con la difesa. E allora lì è anche questione di furbizia, di malizia, quelle che ti permettono di fare magari il fallo giusto nella zona di campo giusta.

 

Con i compagni mi arrabbio solo se fanno errori che sarebbe bastato poco per evitare“: si è arrabbiato molto ultimamente?

Può essere stato soprattutto un problema di concentrazione e come uno riesce a concentrarsi, come e quanto sente una partita, è una cosa molto personale.

 

 

Fonte: Gasport

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