Juve, Pogba: “Adoro questa squadra. Razzismo? Pazzesco parlarne nel 2013”

Paul Pogba ha rilasciato un’interessante intervista a La Gazzetta dello Sport, affrontando i temi più svariati: dal suo futuro, ai problemi difensivi della Juventus, al razzismo.

Fonte: Tommaso Naccari
Fonte: Tommaso Naccari

Ecco le sue parole:

 

“Il popolo Juve ha paura di perdermi? Io non sono ancora nessuno. Che ho fatto? Niente appunto. Guardo Pirlo e Buffon, e imparo come si comporta un campione vero. Quei due hanno vinto tutto, sono dei mostri, eppure non mollano un centimetro, nemmeno in allenamento. Juve a vita? Certe promesse non hanno senso, non prendo in giro nessuno io. Come si fa oggi a ipotecare una carriera intera? Non ha senso. E allora guardo al presente e dico che qui a Torino sto benissimo, adoro tutto di questo club: dirigenti, allenatore, compagni e tifosi. E al momento non mi vedo da nessuna parte che non sia la Juventus“. 

 

 

 “Perché ho scelto l’Italia? La Serie A è l’università del calcio, soprattutto a livello tattico. Un centrocampista che sfonda in Italia può poi davvero ambire a diventare il migliore del mondo nel suo ruolo. Mi sono detto: ‘Paul, l’Italia è la scorciatoia più sicura per sfondare’. E poi, ragazzi, mi ha chiamato la Juve, uno dei più grandi club del mondo…”. 

 

 

“Che cosa mi ha dato Conte? Sono fortunato a essermi imbattuto in Conte. Mi migliora ogni giorno. Lavora, martella, non si accontenta, ha fame e vuole solo vincere. Non potevo chiedere di meglio come maestro in questa fase della mia carriera”. 

 

 

“Paura di fallire l’assalto allo storico terzo scudetto consecutivo? Ho visto in tv i giallorossi in particolare, li ho osservati, sono davvero forti, hanno grandi giocatori, ma se noi ritroviamo il nostro calcio non ce n’è per nessuno”. 

 

 

“Cos’è che ancora non va? Subiamo troppi gol, spesso per nostre distrazioni, un qualcosa che non esiste quando si ha disposizione la miglior difesa del mondo. Sì, dietro nessuno è forte come noi, e allora c’è qualcosa che non va nell’atteggiamento generale. E a me è tutto chiaro: serve la Juve dell’anno scorso, quella che entrava in campo per sbranare gli avversari, che schiantava e spaventava chiunque fin dalle prime battute, che non rallentava fino al 90’. Dobbiamo svegliarci immediatamente e ritrovare la testa giusta: basta regali, alla lunga si pagano. Ma sento che ci siamo… Anzi, i 20’ coi quali abbiamo messo nei guai il Milan nella lotta scudetto possono costituire la scintilla giusta, la svolta della nostra stagione”. 

 

 

“Serve svolta in Champions? Bisogna fare punti col Real Madrid… Niente paura, battiamo almeno una volta il Real e andiamo avanti. Siamo la Juve, non bisogna mai dimenticarlo. Storia, prestigio e qualità di questo club non sono inferiori a nessuno. E’ per questo che a me il Real Madrid non fa paura. La Juve è a livello delle grandi d’Europa. Possiamo vincere anche a Madrid”.

 

 

“Chi è il mio idolo? Da sempre Kakà. Il mio modello? Ne ho due: Yaya Touré e Abou Diaby, anche per una questione fisica. Sono molto simile a loro”. 

 

 

 

 “L’Italia è un Paese razzista? La parola negro viene malamente accompagnata un po’ ovunque: in Italia, in Francia, in Inghilterra, in Spagna e pure in Africa ci sono forme di razzismo. Spesso si tratta di pura ignoranza, di gente che dice cose che non capisce. In generale, comunque, va tenuta sempre alta l’attenzione. Certo che è pazzesco stare qui a parlare di certe cose nel 2013. Un domani mi piacerebbe diventare qualcuno anche per essere più credibile nella lotta al razzismo“.

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