Juventus campione d’Italia, il ‘three peat’ a tinte contiane è servito

Three Peat: espressione usata solitamente negli sport americani per celebrare chi riesce a ottenere per tre volte consecutive lo stesso risultato, come ad esempio i leggendari Chicago Bulls, squadra della NBA, che ci riuscì nell’impresa per due volte (dal 1991 al 1993 e dal 1996 al 1998).

Juventus Stadium Fonte: Alfonso Maiorino
Juventus Stadium
Fonte: Alfonso Maiorino
Chissà, magari da ora questa nuova dicitura entrerà nel vocabolario del mondo Juventus: si, perchè i bianconeri sono diventati ufficialmente i campioni d’Italia 2013/2014 in virtù del brutto KO della Roma in quel di Catania (4-1 il risultato). Un trionfo, quello dei torinesi, sofferto, agognato, voluto a tutti costi e strappato dopo che la rivale giallorossa ha alzato bandiera bianca, con due turni da ancora da giocare (la Juventus affronterà nel posticipo del lunedì l’Atalanta).

E così la Vecchia Signora si aggiudica lo scudetto numero 30 della sua storia, 32 per il popolo bianconero, al netto di numeri da autentica corazzata (ancora migliorabili con le partite mancanti): 95 punti frutto di 30 successi, 3 pareggi e 2 sconfitte, 75 goal fatti (miglior attacco) e 23 reti subite (miglior difesa in coabitazione con la Roma). Ed ora via alla classica domanda: grazie a chi è avvenuta questa cavalcata trionfale verso il terzo successo consecutivo?

La risposta è altrettanto semplice: la Juventus è arrivata a vincere grazie alla sua totalità, al suo collettivo, dalla società fino ai giocatori anche se, possiamo dire che c’è qualcuno che ha lasciato il segno più degli altri: Antonio Conte. E’ lui il condottiero del Three Peat bianconero, è lui il leader spirituale che ha dato la marcia in più ad una squadra che poteva essere sazia dopo aver banchettato nei due precedenti campionati. Conte è riuscito ad inculcare e far mantenere alla squadra la mentalità vincente e la fame di vittoria che nel calcio tanto servono per raggiungere gli obiettivi imposti,rimanendo senza voce dopo ogni partita per recapitare ai suoi le meticolose indicazioni tattiche e difendendo la squadra quando serviva allentare la pressione sui giocatori nei momenti opportuni (vedi il caso di Giovinco fischiato dai propri tifosi e poi difeso a spada tratta dal tecnico). E’ stato lui ad amalgamare al meglio i due top player richiesti per puntellare il sistema Juve: Carlos Tevez e Fernando Llorente. Al primo Conte ha affidato il compito di totem offensivo fin da subito, mentre il secondo è stato inserito in punta di piedi, sapientemente, al momento giusto, con discreti risultati. Conte psicologo, motivatore, allenatore e pilota di una macchina competitiva che ha potuto contare però anche sulle prodezze del sempreverde Andrea Pirlo, faro del centrocampo che avuto il compito in tutta la stagione di concretizzare il pensiero contiano , sulla grinta e sul killer instinct di Arturo Vidal, ormai pedina inamovibile per il tecnico salentino, sull’esplosione definitiva del talentino Pogba e sulla solidità difensiva del trio Bonucci-Barzagli-Chiellini, coadiuvato da un Buffon che quest’anno ha confermato di essere ancora tra i primi nel suo ruolo. Senza contare il contributo non indifferente offerto dai vari Marchisio, Asamoah, Caceres, Giovinco e Lichtsteiner, quest’ultimo vera croce e delizia dell’allenatore.

Insomma, questo ‘Three Peat’ è di tutta la Juventus ma soprattutto di Antonio Conte, quello che ci ha sempre creduto, quello che non ha mai mollato un colpo nonostante le delusioni oltreconfine, quello che ha orchestrato in maniera perfetta un percorso straordinario cha ha portato alla fine al tanto desiderato traguardo. Ed ora, tra vari rumors contrastanti sul suo futuro, la società in primis, insieme ai tifosi bianconeri, si augura che la dinastia Conte possa ancora continuare per tanto tempo per andare sempre più in alto sia in Italia ma soprattutto anche in Europa, dove probabilmente ora il tecnico si concentrerà maggiormente nel prossimo futuro.

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Olivio Daniele Maggio

Originario di Francavilla Fontana, città dell'entroterra brindisino. Laureato in Scienze della Comunicazione e cresciuto praticamente a pane e calcio, coltiva molte aspirazioni tra cui quella di diventare giornalista professionista, ruolo che oscilla su un filo che divide il lavoro e la passione.

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