Moggi: “Nessuna prescrizione, la condanna è stata annullata. E Facchetti…”

Luciano Moggi,  nel suo editoriale su Libero, torna a parlare di sé e del processo Gea.

Fonte: Stefano Discreti
Fonte: Stefano Discreti

Queste le parole dell’ex dirigente bianconero: “Dopo 8 lunghi anni si è concluso in Cassazione il processo Gea con l’annullamento della condanna di un anno per «violenza privata», senza rinvio. Riveste particolare importanza quest’ultima circostanza perché la Suprema Corte ha, tra i suoi poteri, quello di rinviare ad altro giudice oppure di ritenere «inammissibile» il ricorso. Per il caso Gea il ricorso non solo è stato dichiarato «ammissibile» ma la Cassazione ha ritenuto addirittura di annullare la precedente condanna di «violenza privata » per vizio di legittimità e senza rinvio ad altro giudice.

Evidentemente, magistrati di buon senso avranno ritenuto fatto aberrante passare da una «associazione a delinquere» ad una «violenza privata» solo per non aver aderito alle richieste di un giocatore e del suo procuratore che volevano l’aumento dello stipendio e il prolungamento del contratto già all’inizio della stagione, pur ritornando alla Juventus dal Parma per fine prestito con una condanna per doping di 8 mesi. Rientra nei compiti di un amministratore di beni altrui stabilire se un dipendente sia meritevole di aumenti e prolungamenti di contratto, soprattutto per un contratto già in essere, e non era certo il caso di Blasi per la sua condotta e la conseguente condanna.

Ciò nonostante, alcuni organi di stampa si sono sbizzarriti a spiegare che i Moggi erano stati salvati dalla prescrizione, intendendo la prescrizione come un’onta. Giusto allora precisare a questi signori «rosiconi» che la ratio dell’istituto della prescrizione è quella di garantire l’effettivo diritto di difesa all’imputato, nata per evitare eventuali abusi da parte del sistema giudiziario che potrebbero intervenire nel caso in cui il reato venisse perseguito a lunga distanza di tempo. Perché è evidente che l’incolpato, non essendo soggetto in grado di dettare i tempi del processo, ma addirittura di subirli, non può essere indicato come il colpevole degli eventuali raggiunti termini di prescrizione. 

Essendo poi il calcio una gran cassa di risonanza, non poteva mancare l’intervento dei tifosi juventini e interisti a rinfacciarsi le rispettive prescrizioni; gli interisti fanno riferimento alla sentenza di Cassazione sull’abuso dei farmaci, ove la suprema Corte confermò l’assoluzione sul fronte Epo, mentre i bianconeri rinfacciano ai rivali la relazione del procuratore Figc Palazzi del luglio 2011.

In sintesi, questa la valutazione di Palazzi sul presidente dell’Inter, Facchetti. «Va rilevato che la condotta del Facchetti appare presentare notevoli e molteplici profili di rilievo disciplinare. In questa trattazione specifica della posizione del Facchetti è appena il caso di rilevare che la Società F.C. Internazionale di Milano, oltre che essere interessata da condotte tenute dal proprio presidente che, ad avviso di questa Procura federale, presentano una notevole rilevanza disciplinare per gli elementi obiettivamente emergenti dalla documentazione acquisita al presente procedimento, risulta essere, inoltre, l’unica società nei cui confronti possano, in ipotesi, derivare concrete conseguenze sul piano sportivo. Dalle carte in esame e, in particolare, dalle conversazioni telefoniche intercettate, emerge l’esistenza di una fitta rete di rapporti, stabili e protratti nel tempo, intercorsi fra il presidente della società F.C. Internazionale, Giacinto Facchetti e i designatori arbitrali, fra i cui scopi emerge, tra l’altro, il fine di condizionare il settore arbitrale. Inoltre, assume una portata decisiva la circostanza che le conversazioni citate intervengono spesso in prossimità delle gare che dovrà disputare l’Inter eche oggetto delle stesse sono proprio gli arbitri e gli assistentiimpegnati con tale squadra. In relazione a tali gare il presidente Facchetti si pone quale interlocutore privilegiato nei confronti del designatore parlando delle griglie arbitrali delle gare che riguardano la propria squadra».

La relazione del procuratore federale Palazzi suona come una randellata nei confronti di Facchetti e dell’Inter e solo l’ingenuità del figlio Gianfelice la riporta a galla quando querela per diffamazione chi osa parlare dei comportamenti di suo padre. Grave anche quanto ebbe a dire il Pm del processo, Narducci, con l’enfasi che lo contraddistingue: «Piaccia o non piaccia non esistono telefonate dell’Inter ai designatori».

E più grave ancora che l’Inter si sia vista recapitare nella bacheca per «motivi morali » un trofeo che i giocatori della Juve avevano vinto sul campo, proprio da chi (Figc-Guido Rossi) doveva invece colpire con la retrocessione il club milanese per i comportamenti del suo presidente. Se la parola vergogna ha il significato che sappiamo, in tanti si devono vergognare dell’attentato perpetrato ai danni della Juve di Umberto Agnelli dopo la sua morte“.

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