Morto Petrini, l’ex calciatore che denunciò i mali del calcio

È morto Carlo Petrini, l’ex calciatore che denunciò pubblicamente i malaffari del calcio e fu emarginato.

Sul campo –Buon calciatore a cavallo fra gli anni ’60 e ’70 (fece parte della Roma di Nils Liedholm) fu coinvolto nello scandalo del calcioscommesse del 1980. Dopo l’amnistia, tornò a giocare nel 1982 al Savona in C2 e poi in Interregionale. Ma, più che della sua carriera sui campi di gioco, Petrini è stato famoso per la sua opera di sensibilizzazione contro il doping e le scommesse clandestine.

Carlo Petrini da giovane

 

Fuori dal campo – Coperto di debiti e in mano agli usurai, fugge in Francia per evitare i creditori e si rifiuta di vedere il figlio, ad un passo dalla morte a soli 19 anni (si pentirà qualche anno più tardi). Affetto da una gravissima forma di glaucoma che l’ha portato alla quasi cecità dell’occhio sinistro e serie complicazioni a quello destro, il “Buscetta del calcio”  nel 2000 pubblica la sua prima autobiografia intitolata “Nel fango del dio pallone (KAOS Edizioni)” in cui, spiegando il tutto in prima persona essendo stato un diretto testimone, narra del doping dilagante negli anni ’60 e 70′ specificando, però, di essere stato anche lui complice pur mettendo sotto accusa il mondo del calcio. Prontamente emarginato, non smette di scrivere libri: pubblica “Il calciatore suicidato”, dove spiega che Donato Bergamini, calciatore del Cosenza morto in circostanze misteriose, ritrovato morto nel 1989 sulla Statale 106 (presso Roseto Capo Spulico) sia stato in realtà ucciso dalla criminalità organizzata per via delle scommesse e non si è suicidato, come la magistratura ha sentenziato. Ha pubblicato anche altri libri come Scudetti dopati (riferito al doping della Juventus di Agricola) e Le corna del Diavolo (argomento è il Milan di Berlusconi). Fra le tante denunce di Petrini, per ricordarlo abbiamo deciso di narrarne due:

 

Bologna-Juventus 1980 – Numerose polemiche generarono le sue accuse  su Bologna-Juventus del 13 gennaio 1980, finita 1 a 1, come l’accordo prevedeva fra le due società. Questa partita finì sotto l’occhio del ciclone perché erano invischiati personaggi molto noti come Causio, Bettega e Trapattoni (tutti e tre hanno smentito categoricamente che ci sia qualcosa di losco): “Nell’80 giocavo con il Bologna – affermò Petrini – . Bettega chiamò a casa di Savoldi e ci propose l’accordo. Tutto lo spogliatoio del Bologna, tranne Sali e Castronaro, scommise 50 milioni sul pareggio. Prima della partita, nel sottopassaggio, chiesi a Trapattoni e Causio di rispettare i patti: ‘Stai tranquillo, Pedro, calmati’, mi risposero. Se tutta la Juve sapeva? Certo. Rivedetevi le immagini, sono su Youtube. Finì 1-1. Errore del nostro portiere, Zinetti e autogoal di Brio. Bettega ce lo diceva, durante la partita: ‘State calmi, vi faccio pareggiare io’. La gente ci fischiava e tirava le palle di neve. Una farsa. Quando lo scandalo esplose, Boniperti e Chiusano mi dissero di scovare Cruciani e convincerlo a non testimoniare contro la Juve: se li avessi aiutati, loro avrebbero aiutato me. Fui di parola, incontrai Cruciani al cancello 5 di San Siro, ero mascherato. Una scena surreale. Lui accettò e la Juve si salvò dalla retrocessione. Ma alla fine pagai soltanto io. Ho dato fastidio a gente potente. Mi hanno minacciato di morte e poi coperto con gli insulti. Per i Savoldi e i Dossena ero un bugiardo, per Rivera un pornografo. Se l’era presa perchè lo descrivevo per quello che era, una fighetta. I miserabili sono loro. Mi impedirono di andare persino a parlare nelle scuole. Zitto dovevo stare, ma non ci sono riusciti”

 

“La malattia di Borgonovo? Colpa del calcio” – Stefano Borgonovo è l’ex attaccante della Fiorentina che è affetto dalla SLA, una gravissima malattia che limita fortemente i movimenti fisici. Borgonovo ha affermato che il calcio non c’entra nulla ma Petrini sostiene il contrario. La storia di Borgonovo “la conoscevo e mi era capitato anche di citarla in qualche dibattito. Capisco la volontà della famiglia, ma io sono dell’idea che bisogna parlarne il più possibile di queste cose. Che senso ha tener nascosta questa malattia come fosse un delitto? Bisogna mettere in guardia i ragazzi di oggi. Il calcio rifiuta questi morti e rifiuta questi malati, me come tutti gli altri. Io non l’ho visto, ma m’hanno detto che tra le poche cose che ha detto attraverso il macchinario che gli serve per parlare, Borgonovo ha affermato che il calcio in tutto questo non c’entra. Ma lui ha giocato a calcio, non ha fatto il minatore. Escludere a priori che il calcio non c’entra è assurdo. L’interesse ce l’ha il mondo del calcio. Chi gioca oggi, almeno chi gioca oggi, ha il diritto di sapere. Per evitare altre bombe di cortisone e tutte quelle altre schifezze che a noi hanno permesso di giocare e poi ci hanno ridotto così, come degli stracci usati. Invece hanno paura a dirlo, perché poi il giocatore magari si rifiuta di giocare se sta male, e si interrompe lo spettacolo. Questo è lo schifo“.

 

 

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Raffaele Zanfardino

Direttore responsabile della testata.

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