Serie A, il pagellone 2014-15: l’Atalanta

Si è conclusa con una salvezza più sofferta del previsto la stagione dell’Atalanta che chiude il proprio campionato in diciassettesima posizione con sole tre lunghezze di vantaggio sul Cagliari, la prima delle retrocesse.

Logo dell'Atalanta - Fonte: Sifu Renka (Flickr)
Logo dell’Atalanta – Fonte: Sifu Renka (Flickr)

Una stagione complicata che non trovava sbocchi si è risolta dopo il discusso esonero di Colantuono che ha posto fine all’era del tecnico romano sulla panchina nerazzurra e ha dato il via a quella di Reja. Con il tecnico ex Lazio e Napoli la Dea è saputa risollevare pur non giocando un calcio spettacolare ed è riuscita a conquistare l’obiettivo minimo stagionale: la salvezza.

Ecco il pagellone del 2014-15 dell’Atalanta, un’analisi dettagliata reparto per reparto del campionato della Dea.

PORTIERI, VOTO 6 – Positiva la prima esperienza da titolare per il giovane Marco Sportiello che si è guadagnato con le sue prestazioni una convocazione nei 23 di Di Biagio per l’Europeo Under 21. La sua inesperienza è costata caro solo in alcune occasioni, vedi la partita di Marassi contro la Sampdoria dove si sono evidenziati i limiti di un ragazzo che ha ancora tanto da imparare. Meno buona la stagione di Vlada Avramov che quando è stato chiamato in causa ha spesso creato dei problemi: l’espulsione col Palermo è una macchia troppo evidente per salvare il suo campionato.

DIFESA, VOTO 6 – La perdita di Yepes nello scorso mercato estivo ha portato una grave perdita sia tecnica che caratteriale nel reparto arretrato. L’innesto di Biava ha sanato solo in parte questa lacuna mentre Stendardo e Benalouane sono stati all’altezza della stagione precedente solo in parte. Differente il discorso per i terzini: molto buono il rientro in campo di Masiello che una volta scontata la squalifica ha disputato numerose partite di spessore contribuendo a mantenere inviolata la porta in più occasioni; capitan Bellini è agli sgoccioli della carriera e si vede ma in determinate situazioni il suo carisma da capitano è servito per tenere a galla i suoi. Infine da sottolineare la stagione a corrente alternata di Zappacosta, funambolo con Colantuono e oggetto misterioso agli ordini di Reja, e la sfortunata annata di Raimondi, costretto a rinunciare al campionato troppo presto a causa di un grave infortunio. Male Dramé che si è dimostrato inappropriato per le partite decisive.

CENTROCAMPO, VOTO 5 – Da punto di forza a reparto debole in un solo anno: l’involuzione del centrocampo atalantino è stata a dir poco preoccupante in questa stagione e molto lo si deve imputare al fatto che gli interpreti non sono stati rinnovati quasi per nulla. Il rendimento di Cigarini è crollato vertiginosamente e ciò ha gravato pesantemente sull’andazzo di una stagione cominciata già col piede sbagliato; il talento di Baselli si è visto solo a sprazzi mentre Carmona non è stato decisivo come nel passato campionato. Buone invece le stagioni di Migliaccio e di Emanuelson: il centrocampista siciliano è sempre stato utile e fondamentale quando è stato chiamato in causa pur non avendo gradi alti nelle gerarchie dei due allenatori; l’olandese arrivato a gennaio della Roma si è dimostrato un interessante jolly che può dare fastidio tra le linee. Per quanto riguarda il discorso esterni anche qui ha giocato un ruolo fondamentale la questione infortuni: Estigarribia dopo un ottimo avvio di stagione ha dato forfait a causa della rottura dei legamenti ed è rientrato senza acuti nell’ultimo spezzone di stagione; D’Alessandro si è dimostrato un ottimo cursore di fascia ma sono state troppo poche le chance concessegli in rapporto al suo contributo tecnico. Da segnalare infine l’esordio in punta di piedi del giovane Grassi che potrebbe diventare una pedina interessante per la prossima stagione.

ATTACCO, VOTO 5 – La media di un gol a partita è fantastica per un grande centravanti, non per una squadra intera. L’Atalanta chiude la sua Serie A con appena 38 gol segnati, peggio hanno fatto solo Cesena (36), Parma (33), e Chievo (28). Ingiusto dare tutte le colpe a Denis, doveroso menzionarlo tra le delusioni principali di questa stagione: il Tanque argentino ha segnato troppo poco, soprattutto nel girone d’andata ed è sembrato solamente il lontano parente di quel bomber trascinatore che aveva fatto sognare l’Europa a tutta Bergamo solamente un anno fa. I suoi colleghi non si sono certo distinti per efficacia e cattiveria sotto rete: Boakye e Bianchi sono infatti i peggiori della stagione atalantina con prestazioni da veri fantasmi in campo. Bene invece Maxi Moralez e Papu Gomez, uniche note positive di un reparto che ha faticato tantissimo: i due folletti dell’attacco nerazzurro sono risultati spesso determinanti grazie alla loro abilità nel creare superiorità numerica ma ciò non è bastato per aumentare il bottino dei gol fatti.

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