Serie A, Marco Branca spiega come gestire i campioni: “Ogni giocatore ha bisogno di un trattamento personalizzato”

Marco Branca, ex direttore generale dell’Inter, parla al quotidiano L’Equipe e si concentra sulle difficoltà nella gestione dei grandi campioni.

Marco Branca. Fonte: inter.it
Marco Branca. Fonte: inter.it

Partendo dal “caso Messi“, Branca spiega qual è il metodo migliore per gestire i fuoriclasse: “Ognuno ha il suo metodo. La cosa più importante è capire il momento che il giocatore sta vivendo e come lo sta vivendo. Ci sono mille situazioni differenti: tensioni con la squadra, l’agente, l’allenatore, la famiglia, la donna. Bisogna capire da dove deriva il nervosismo o il malessere del giocatore, e poi parlargli, cercando di essere sinceri, diretti e intelligenti. Eventuali problemi con l’allenatore? Sono stato all’Inter per dodici anni, quindi so come funziona. Il lavoro di un dirigente è quello di prevenire. Quando vedevo che succedeva qualcosa, chiamavo prima l’allenatore poi il giocatore per conoscere le loro versioni. Bisogna parlare, perché la tensione non arrivi a livelli troppo alti. È una questione di equilibrismi”.

Il problema, spesso, riguarda il loro utilizzo: “Tutti vogliono giocare, da Messi ai ragazzi, come Rabiot al Paris Saint-Germain per esempio. È un bene che un giocatore voglia giocare, vuol dire che ama il suo mestiere. Ma ci sono delle scelte tecniche inevitabili. E queste scelte devono essere coerenti. Quando un ragazzo comincia ad arrivare a livelli più alti gioca. Quando un grande giocatore ha delle difficoltà, è normale che ci voglia più pazienza perché ha mostrato il suo valore, ma può anche riposare per qualche incontro”. 

Branca non ha dubbi poi sulla diversità di trattamento che ogni giocatore merita: “Non si può trattare un campione come Zlatan Ibrahimovic come un giovane, ogni giocatore ha bisogno di un trattamento personalizzato. Bisogna comunque tenere conto delle esigenze di tutti, e quindi occorre attenzione, sensibilità; l’obiettivo è costruire un equilibrio di squadra dove ognuno si sente importante. La squadra è più importante, ma la storia dei club più importanti è scritta dai grandi giocatori. C’è un equilibrio da trovare. Bisogna soprattutto vedere se il giocatore che hai davanti è motivato per giocare nel tuo club. Se è il caso, bisogna comprendere il momento che vive. Il primo a parlare al giocatore dev’essere l’allenatore, e il club deve sostenere le decisioni del tecnico”.

E, a supportare la sua idea, Branca riporta la situazione che venne a verificarsi nell’Inter di Mourinho, quella che vinse il Triplete: “Samuel Eto’o. I primi cinque-sei mesi aveva delle difficoltà, e ciò ha creato dei problemi. Ho parlato molto con lui e con l’allenatore. Poi abbiamo avuto una riunione decisiva, alla vigilia di un incontro a gennaio. A partire da quel momento, Eto’o ha giocato un’ottima stagione. Bisognava ascoltarlo, comprendere i suoi sentimenti, e parlargli chiaro”

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