Serie A, il pagellone 2014-15: il Milan

Il campionato di Serie A 2014/2015 ha segnato uno dei periodi più bui della storia rossonera: per il secondo anno consecutivo la società presieduta da Berlusconi non ha centrato la qualificazione all’Europa, riuscendo a fare anche peggio dell’annata precedente che ha visto in panchina la staffetta Allegri-Seedorf.

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(Riscaldamento Milan – Foto: Salvatore Suriano)

Le premesse erano delle migliori, Inzaghi dalla primavera aveva portato una ventata di euforia e l’inizio del torneo aveva fatto ben sperare: alla fine però il bottino di 52 punti è magrissimo. Andiamo quindi a dare, reparto per reparto, i voti ai rossoneri in una stagione mediocre che merita un 5 risicato:

DIFESA voto 4,5: l’undicesima difesa del campionato non poteva che meritare un voto simile, nonostante la presenza di uno dei migliori portieri del torneo. Diego Lopez, infatti, sin dalla prima gara (rigore parato alla Lazio) ha dimostrato di essere quasi fuori luogo rispetto al “marasma” generale, testimoniato anche dalle diverse combinazioni schierate da Inzaghi durante l’anno. Il neo acquisto Alex ha deluso le attese, più impegnato a recuperare dai numerosissimi infortuni che in campo, Mexes ha sofferto tra i soliti alti e bassi e De Sciglio anziché consacrarsi è sprofondato. Note liete i neo acquisti Paletta e Antonelli, che molto probabilmente comporranno anche la difesa del Milan del futuro.

CENTROCAMPO voto 5,5: male, malissimo alcuni elementi (il primo van Ginkel, Essien e Muntari per citarne tre), egregio Bonaventura che forse avrebbe meritato ben altri palcoscenici. De Jong è apparso sotto tono, forse condizionato dalla voglia di andare via, Montolivo ha invece fortemente pagato l’infortunio subito prima del Mondiale, che lo ha tenuto a lungo fuori dal campo e mai gli ha permesso di essere al 100%. Poli si è salvato grazie alla grande voglia che lo ha sempre contraddistinto, Saponara e Suso sono state più meteore che attori protagonisti.

ATTACCO voto 5: Menez ha fatto letteralmente il bello e il cattivo tempo nell’attacco rossonero, che ha salutato Fernando Torres come possibile campione prima di vederlo naufragare insieme a tutta la truppa. Il numero 7 francese ha conquistato sin dalla prima gara (e a sorpresa) il centro della fase offensiva, condizionando troppo il gioco ed escludendo l’utilizzo di una prima punta di ruolo. Accanto a lui sono passati Torres e Destro, senza dimenticare Pazzini quasi mai considerato dal tecnico come reale alternativa. Per El Shaarawy la seconda stagione di promesse mancate, l’arrivo di Cerci ha invece portato molto meno di quanto sperato. Infine Honda: pupillo di Inzaghi, ha disputato un ottimo inizio di campionato, tornando il fantasma visto nella scorsa stagione nel resto delle gare.

Nigel De Jong. Fonte: www.cagliaricalcio.net
Nigel De Jong. Fonte: www.cagliaricalcio.net

FILIPPO INZAGHI voto 5: presentazione in pompa magna per quello che veniva definito dagli addetti ai lavori come predestinato. Alla guida delle giovanili aveva conquistato un Viareggio insperato, Galliani e Berlusconi lo avevano protetto e coccolato definendolo come il futuro della panchina rossonera: futuro che è durato appena una stagione. Fino a dicembre, a dire il vero, non aveva fatto male portando una squadra non ai livelli delle rivali alle soglie della Champions, poi il tracollo. Nonostante l’ostentato ottimismo e la più volte ribadita voglia di lavorare, ha denotato uno scollamento con la squadra apparso a tutti evidente tranne che a se stesso e alla dirigenza, che ancora oggi racconta di un rapporto solidissimo con la squadra (le recentissime dichiarazioni di Zapata e Rami raccontano, però, ben altro). La sua carriera da allenatore professionista non è cominciata col piede giusto, ma molte squadre paiono avere l’intenzione di ripartire con Superpippo in panchina.

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