Esclusiva-Pelizzoli: “La Roma non voleva farmi andare alle Olimpiadi”

Per l’IFFHS è stato il terzo miglior portiere italiano del decennio 2001-2010 dopo Buffon e Toldo e forse, effettivamente, ha raccolto anche meno di ciò che avrebbe meritato. Ivan Pelizzoli, però, di soddisfazioni se n’è comunque tolte diverse. Dal difendere i pali della Roma per lungo tempo a vincere la medaglia di bronzo da assoluto protagonista nell’Olimpiade del 2004 (come fuoriquota).

Un anno particolare perché fu lo stesso che lo vide, un po’ a sorpresa, escluso dall’Europeo con la Nazionale maggiore. Poco male, però, perché anche le presenze in azzurro fanno parte del bagaglio di ricordi che un portiere come Pelizzoli si può portare con orgoglio dietro. Noi di Soccermagazine abbiamo contattato in esclusiva l’ex estremo difensore per parlare con lui della sua carriera e del momento di alcuni suoi ex club.

Pelizzoli
Pelizzoli ai tempi del Piacenza

La tua storia da calciatore inizia in uno dei settori giovanili più importanti in Italia, quello dell’Atalanta. Che cosa ricordi di quegli anni?
Mi ricordo parecchie cose, uno dei primi giorni che sono arrivato a fare i provini e quando mi hanno detto che mi avrebbero preso per la stagione successiva che iniziava con la categoria degli esordienti. Mi ricordo che il primo giorno eravamo al campo militare Utili a Bergamo, dove ci siamo ritrovati tutti noi compagni e da lì è iniziato un po’ il tutto.

A proposito di Atalanta e di attualità, ti aspettavi una squadra così competitiva quest’anno, che lottasse addirittura per la Champions?
No, per la Champions no, però per l’Europa League sì, perché la squadra è buona, l’allenatore è ottimo ed è un buon mix di giovani ed esperti. Però che potesse puntare alla Champions League no, non me lo sarei mai aspettato, però partita dopo partita e risultati dopo risultati si vedeva che potevano veramente arrivare a fare grandi cose, perché anche quest’anno hanno migliorato tanto il modo di giocare e soprattutto la mentalità. Non da grande squadra, ma quasi da grande squadra, perché vanno su qualunque campo per fare la partita, per cercare di giocare, vincere e portare a casa i 3 punti.

La tua esperienza a Roma è forse quella in cui ti sei tolto più soddisfazioni. Che anni sono stati?
Anni belli, importanti, che mi hanno dato la possibilità di giocare nella vecchia Coppa UEFA, in Champions League, in Nazionale, mi ha dato l’opportunità di andare a fare anche le Olimpiadi. Un’esperienza tanto positiva, tranne nell’ultimo anno in cui tra un infortunio e l’altro ho giocato poco, poi dopo ho deciso di andare via visto che mi avevano detto che se fossi rimasto a Roma sarei partito per fare il secondo e volevano puntare su altri tipi di portieri, quindi ho preferito andare via.

La porta della Roma quest’anno è stata un po’ girevole: Olsen aveva raccolto l’eredità di Alisson, ora sta giocando Mirante. Che idea ti sei fatto del flop dello svedese? Mirante può ricoprire il ruolo di primo portiere o a luglio si deve fare qualcosa?
L’eredità di Alisson era pesante. Per quanto riguarda Olsen, io non lo conoscevo, è arrivato in Italia e ha alternato partite in cui ha fatto benissimo a partite in cui ha fatto meno bene. A me non dispiaceva tanto come portiere, però a Roma devi essere anche forte mentalmente, magari lui ha subito un po’ queste pressioni e non ha fatto benissimo. Per quanto riguarda Mirante, invece, è un ottimo portiere, ha sempre giocato in buone squadre di Serie A, con alcune parentesi in B, ma diciamo che lui è un portiere soprattutto da Serie A. Infatti per me la Roma aveva fatto benissimo a prenderlo come secondo per dare una mano al primo, per fargli capire il campionato italiano. Però per quanto riguarda l’anno prossimo io, se fossi nella Roma, andrei a cercare un primo portiere per dargli le chiavi della Roma. Mirante secondo me è un ottimo portiere, potrebbe anche giocare, però io in una piazza come Roma vedrei altri tipi di portieri visto che quest’anno Cragno sta facendo benissimo: uno un po’ più giovane con magari Mirante dietro come chioccia.

Tornando a parlare della tua carriera, prima hai citato l’anno della Nazionale che fu dolceamaro con la mancata convocazione all’Europeo, che in compenso ti portò a giocare le Olimpiadi da fuoriquota e a vincere la medaglia di bronzo. Ti aspettavi tutto questo?
Io mi aspettavo la convocazione per l’Europeo, sì. Come terzo, non come secondo, però poi hanno deciso di fare altre valutazioni. Ero un po’ incazzato, però sono cose che nel mondo del calcio ci stanno. Mentre per quanto riguarda la convocazione alle Olimpiadi non me le aspettavo, infatti quando mi ha chiamato il mister Gentile ero contentissimo. Mi ricordo anche che la Roma all’inizio non voleva farmi andare, sono dovuto intervenire io per dire: “No, le Olimpiadi le voglio andare a fare. Voglio partecipare con la Nazionale alle Olimpiadi”. Ricordo che siamo partiti con tanto entusiasmo, anche perché le Olimpiadi le vedevi sempre per altri sport, ma nel calcio non pensavamo mai che potessimo arrivare fin lì. Invece le abbiamo fatte e siamo arrivati anche a vincere la medaglia di bronzo. Magari potevamo vincere anche qualcosa in più, solo che con l’Argentina in semifinale era stata veramente dura.

Tu eri stato inserito tra i migliori portieri del decennio a livello internazionale, terzo italiano dopo Buffon e Toldo. Tornando indietro hai qualche rimpianto? C’è stato qualche mancato trasferimento?
Non dovevo andare alla Lokomotiv Mosca. Una volta che sono andato all’estero mi ha tolto tutta la visibilità e poi non sono più riuscito a rientrare nel giro. Volevo andare a giocare la Coppa UEFA in un campionato diverso, la Reggina doveva vendere. Ci sono state un po’ di cose. Alla fine sono andato, ma col senno di poi era meglio non andare.

Alla Roma consiglieresti Cragno, il Milan deve capire come gestire Donnarumma, all’Inter Handanovic inizia ad avere un’età. Chi consiglieresti alle big? C’è qualcuno che ti è piaciuto?
Beh, nel campionato italiano il Napoli è a posto perché Meret è un portiere bravo. Perin è lì a fare il secondo alla Juve, secondo me è un ottimo portiere, però è alla Juve, quindi se volesse cambiare lo consiglierei alle grandi squadre. Audero non è male, mi piace, ha personalità. All’estero non saprei.

Per quanto riguarda il presente di Ivan Pelizzoli, cosa stai facendo? Hai progetti sul calcio?
Io ho un progetto che vorrei fare, aprire una scuola di portieri tutta mia, però mi intriga anche un ruolo dietro alla scrivania. Io sto facendo il corso da segretario amministrativo e non nego che non mi dispiace. Sto cercando di capire se andare avanti sul campo o dietro ad una scrivania.

Per concludere: abbiamo parlato di giovani portieri, ma chi è attualmente secondo te il portiere più completo del campionato italiano?
Szczesny sta facendo benissimo quest’anno, Cragno ha fatto benissimo, anche Handanovic è bravo, però se devo considerare nel complesso secondo me Szczesny è quello che è stato un po’ più costante in questo campionato.

 

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