Esclusiva-Tavecchio: “Quanti vorrebbero Immobile? Ventura era buono”

Dal 2014 al 2018 Carlo Tavecchio è stato a capo della FIGC, assistendo da vicino alla disfatta della Nazionale azzurra nei playoff mondiali contro la Svezia. Un tonfo che si è ripetuto di recente con la Macedonia del Nord, che ha negato all’Italia l’accesso alla competizione iridata per la seconda volta di fila. Oggi Tavecchio si occupa del comitato regionale dilettantistico in Lombardia, ma ha sempre molto chiara la visione del calcio globale. Tavecchio ha rilasciato un’intervista in esclusiva a Soccermagazine parlando sia della Nazionale sia del momento storico del calcio italiano.

Tavecchio FIGC - Fonte immagine: Emanuele.corr, Wikipedia
Tavecchio – Fonte immagine: Emanuele.corr, Wikipedia

Ad oggi Inter e Juventus appaiono come le squadre italiane più competitive. Sono state forse le più incisive sul mercato e sono quelle che hanno più speranze in Champions League. Lei crede che il momento storico di flessione dei bianconeri sia già terminato o ritiene che l’Inter possa aprire un ciclo vincente duraturo com’è stato quello recente della Juve?

Bisogna fare una premessa di ordine economico. Il futuro è imminente, ci riserverà qualcosa. Il principio di controllare la liquidità aziendale è passato in federazione e i dati al 31 marzo credo che metteranno in evidenza situazioni particolari. Per raggiungere gli obiettivi importanti le stesse Inter e Juventus devono investire e procurarsi giocatori all’altezza di quelli della Premier, dei francesi, dei tedeschi. Credo che il nostro calcio non potrà più permettersi in futuro di avere bilanci con perdite di 250 milioni all’anno. Perché non ci saranno integrazioni da parte dei soci, in quanto l’economia sarà molto disperata. Quindi io credo che non ci sarà un grande sviluppo dal punto di vista dei risultati delle nostre società.

Spesso Tavecchio si è preoccupato di denunciare l’eccesso di calciatori stranieri in Serie A a discapito di quelli prodotti nei vivai. Negli ultimi tempi anche la Juventus, che ha quasi sempre contato su uno zoccolo duro di giocatori italiani, sembra stia cambiando filosofia. L’assenza di uno storico “blocco Juve” rischia di danneggiare la Nazionale futura o è un problema limitato al club dato che comunque la vittoria all’Europeo era arrivata in una condizione simile?

Io ho sempre criticato l’arrivo di stranieri extracomunitari senza un curriculum naturale, come facevano gli inglesi, i francesi e i tedeschi. Qui arrivavano a peso in Italia. E con permessi di soggiorno dal punto di vista turistico questi giovani – poverini –  venivano portati alla scelta e chi non superava i primi ostacoli si trovava in Italia dopo 3 mesi col permesso scaduto e doveva cercare di restare in Italia obtorto collo. Io credo che i giovani stranieri che sono arrivati in Italia, a prescindere se nelle Primavere, nelle Juniores o nei settori giovanili, abbiano sempre ottenuto una grande considerazione, più dei nostri. Questo per un motivo molto semplice: noi abbiamo un sistema sportivo in cui i centri di formazione federale sono sempre stati negletti, quindi i risultati sono questi.

Basta controllare chi sono i centravanti italiani principali della Serie A e ce n’è solo uno italiano, che è Immobile. Tutti gli altri che sono arrivati qua hanno occupato dei posti che potevano essere dei nostri. Ma non solo nelle prime squadre, anche nelle Primavere e nei settori giovanili. Io credo che, senza parlare di situazioni particolari o comunque settarie, bisogni dare spazio anche ai nostri come lo si dà a cittadini che arrivano magari con grandi capacità. Dobbiamo avere le stesse chance. Credo che il risultato della Nazionale che ha vinto l’Europeo sia qualificante per quello che è successo, per la Nazionale italiana, per il tecnico e per la federazione.

Dopo l’eliminazione dai playoff mondiali con la Svezia tifosi e addetti ai lavori sottolinearono il mancato impiego di Insigne, che invece oggi viene considerato tra i primi responsabili della sconfitta con la Macedonia. Lei che 4 anni fa aveva raccontato di avere anche un rapporto simpatico con il giocatore, come si spiega questa inversione di tendenza?

Io credo che Insigne 4 anni fa fosse leggermente diverso dall’Insigne di oggi. Non mi permetto di giudicare l’Insigne di oggi, ma io so che all’epoca era il miglior attaccante che avevamo. Poi c’era anche un problema tecnico: i giocatori della Svezia erano tutti gente molto alta e noi abbiamo fatto tutta la partita con cross dalla destra verso il centro, tutti colpiti di testa dai difensori. Bisognava entrare con delle punte e la punta ideale mi sembrava Insigne.

Io chiesi di usarlo contrariamente alle mie stesse indicazioni, perché non mi sono mai permesso di dire chi deve giocare. Però nel secondo tempo a Milano avevo chiesto l’utilizzo di Insigne, che non c’è stato. Poi se andiamo a vedere le partite con la Svezia hanno avuto altri episodi: abbiamo preso un palo con Darmian a Stoccolma che trema ancora, abbiamo preso un’autorete di De Rossi che ha tirato una ginocchiata in porta… anche la fortuna è una componente importante di una partita di calcio.

Da 8 anni Ciro Immobile fa parte del gruppo della Nazionale, ha vinto Scarpa d’oro ed Europeo e negli ultimi tempi è stato titolare fisso in azzurro, ma le prestazioni sono sempre state sottotono anche quando bagnate dai goal. È un errore puntare a prescindere su un elemento che nel club è abituato a sistemi di gioco diversi?

Immobile è un ragazzo d’oro. Sta ai tecnici usarlo bene e dargli quello che serve. Però è il capocannoniere, ha vinto tutto quello che doveva vincere, ha segnato una barca di goal. Quanti vorrebbero avere Immobile? E poi non si può pensare di avere solo un centravanti in Nazionale. Adesso mi sembra che abbiano ampliato, ce ne sono vari. Purtroppo non è che si può inventarli, i campioni.

Nel calcio di oggi il concetto di “bandiera” sembra molto labile. L’ultimo vero campione italiano, peraltro prodotto dai vivai, è stato Francesco Totti, che però non ha avuto né una partita d’addio in Nazionale né un ruolo a livello federale. Potendo tornare indietro, ritiene che l’ex capitano della Roma meritasse ancora maggiore considerazione sul piano puramente calcistico?

Sul piano tecnico credo che Totti sia uno dei mostri sacri del dopoguerra in Italia, non si può discutere Totti. Sotto l’aspetto operativo, sotto l’aspetto gestionale, sotto l’aspetto di immagine è invece tutto un altro discorso. Nella Nazionale e nel club Italia ci sono equilibri, ci sono cose per cui se uno non entra in sintonia è difficile che recuperi.

La gestione del ct Mancini ha confermato che la qualificazione ai Mondiali è un processo che passa attraverso fasi molto delicate. Per 4 anni, però, il suo predecessore è sembrato essere l’unico colpevole dell’eliminazione con la Svezia. Col senno di poi, secondo Tavecchio il mister Ventura meriterebbe una riconsiderazione da parte del movimento calcistico italiano?

Guardi che non è mica stato solo Ventura ad essere colpito e linciato! Il sottoscritto ha passato tutte le categorie di accuse e di valutazione. Dopo che avevo lasciato una grossa liquidità in federazione, dopo che avevo portato il VAR in Italia, dopo che avevamo fatto 4 partite dell’Europeo a Roma, dopo che avevamo fatto un campionato Under 21 a Bologna e Udine.

Io ero intervenuto esclusivamente per dare una mano al signor Ventura, che onestamente per me era un tecnico buono, perché di ottimi ce ne sono pochi. Ma era disponibile e rappresentava un giusto equilibrio tra il compenso e il tecnico. Ha avuto la sfortuna di perdere. Io credo che Ventura sia stata una persona che non debba rammaricarsi di niente. Nel calcio le fortune e le sfortune dipendono da sciocchezze. Se va dentro il palo di Darmian siamo ai Mondiali, e poi chi avrebbe detto cosa avremmo fatto? Io non ho mai detto che Ventura è un cattivo tecnico, è una persona perbene e seria.

Si ringrazia l’ex presidente Tavecchio per la cortese disponibilità.

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