Graziano Cesari ricorda: “Totti mi dava del tu, mi chiamava ‘A Grazia””

L’ex arbitro Graziano Cesari, oggi opinionista Mediaset, è intervenuto ai microfoni di Roma Talk Radio, nel corso della trasmissione “All’ombra della Lupa”.

Graziano Cesari di grazianocesariofficial, Instagram
Graziano Cesari – Fonte: grazianocesariofficial, Instagram

Durante questo periodo si sono sollevate diverse polemiche sulla ripresa del campionato, ma della classe arbitrale se ne è parlato poco. Cesari, a lei ha dato fastidio?


No, non mi ha dato assolutamente fastidio, anche perché sono servizi e gli arbitri non devono avere quelle tutele, mi riferisco agli allenamenti di gruppo, ai tamponi, che sono necessari per i giocatori. Il lavoro dell’arbitro è un lavoro solitario. Si può fare l’arbitro tranquillamente allenandosi in casa sul tapis roulant, con la cyclette e tante altre cose. Non mi ha dato fastidio. Anzi, mi ha fatto piacere perché vuol dire che gli arbitri non sono la componente principale del gioco. L’arbitro è un attore non protagonista, come deve esserlo sul campo da gioco. Le decisioni degli arbitri hanno spesso fatto parlare, in questa situazione mi ha fatto piacere che gli arbitri siano un servizio necessario per disputare una partita di calcio.

Secondo la bozza del regolamento per la ripresa del campionato, l’arbitro non potrà essere circondato per le proteste, in quanto andrà mantenuta la distanza di un metro e mezzo dal direttore di gara. Ci voleva il Coronavirus perché ciò accadesse?


E’ una cosa meravigliosa. Ci fosse stata ai miei tempi sai quante risse in meno (Ride, ndr). Stupendo! E’ una battuta. E’ chiaro che è un momento così e che ci siano degli accorgimenti che devono essere fatti. Ho visto la Bundesliga sabato scorso…Al di là dello spettacolo deprimente che senza pubblico non è calcio. C’è da dire la verità, tutti i giocatori hanno rispettato le decisioni del direttore di gara. Quindi, anche quando finirà il Coronavirus, spero presto, speriamo che nessuno venga più vicino di un metro e mezzo o due. E’ una cosa meravigliosa. Bellissimo, stupendo.

Una curiosità. Che rapporto aveva Graziano Cesari con Francesco Totti? Com’era gestirlo da calciatore?


Me l’aspettavo. Dico una grandissima banalità. Quando uno è un grandissimo fuoriclasse e non solo campione, è facilissimo arbitrarlo. I fuoriclasse pensano a vincere le partite ed è assolutamente fantastico. Avevo un rapporto privilegiato e ci davamo del tu. Mi chiamava Graziano, anzi “A Grazia’” e devo dire che in quella squadra, che ho avuto il piacere di arbitrare, c’era un altro leader silenzioso e lo ricordo anche ai più giovani, che non si possono dimenticare di Pluto Aldair. Sono campioni, fuoriclasse che sono di una facilità estrema da arbitrare. Sono gli scarponi che è dura arbitrare”.

Cesari, lei era un arbitro che dialogava con i calciatori, aveva un rapporto di stima con loro? Così da potergli spiegare le sue decisioni, a volte magari controverse per loro…


Ho sempre avuto un grande difetto…Quello di parlare tanto. Caratterialmente sono fatto così e quindi inevitabilmente quello che faccio nella vita normale lo faccio anche in campo  oggi. Non mi trasformavo e quello che facevo lo spiegavo sempre e che potesse piacere oppure non erano d’accordo con me lo spiegavo sempre. Questo mi ha fatto anche perdere del tempo, perché una volta gli arbitri dovevano essere intransigenti, dovevano essere senza dialogo e dittatorelli. Non mi è mai piaciuto perché credo che il dialogo sia il fondamento per la riuscita di qualunque avvenimento, sportivo o non.

Secondo Cesari c’è differenza tra l’arbitrare calciatori già formati e i bambini? Spesso i genitori istigano i figli e danno contro agli arbitri…


Faccio una differenziazione. La Serie A è difficile da arbitrare non in quanto Serie A, perché è difficile sopportare la pressione del prima, del durante e del dopo, che è diverso dall’atto di arbitrare di per sé. Questo perché ci sono tante componenti, la stampa, le televisioni, i media, le radio come voi, tutto il giorno parlate di errori arbitrali ed è giusto che sia così. Sul fatto dei bambini, è molto difficile. Io sono papà e ho due figli che ho iscritto a scuola calcio. Lì è difficilissimo, perché alcuni genitori sono la componente negativa. Quando un genitore pensa di avere un figlio che è Maradona o Totti, allora sbaglia tutto. I miei figli erano scarsi tutti e due fortunatamente e non hanno fatto né l’arbitro né il calciatore e io mi sono salvato. 

C’è un episodio che ha fatto discutere a livello di Roma: il gol annullato a Kalinic contro il Cagliari. Cesari, ci può dare la sua interpretazione dell’atteggiamento di Massa?


E’ stato un episodio controverso. Io sono andato a vedere anche l’audio, perché ora la televisione permette anche di sentire l’audio, e quel fischio non è mai arrivato. E’ arrivato molto tempo dopo, come se questa decisione fosse stata presa con chissà che tipo di reminescenza mentale. Io non avevo il VAR, ma cerchi di rivedere mentalmente l’azione ed è una cosa che ci abituavamo a fare in tanti, perché senza le immagini televisive è difficile.

In quell’occasione Davide Massa non ha mai fischiato l’interruzione del gioco. Tant’è che è passato tanto tempo e mi ricordo che i giocatori della Roma sono andati da lui a dire “Ma cosa stai facendo”. Il gioco è stato interrotto per tanto tempo. Quindi non ha mai dato l’impressione di aver preso la decisione. E’ come quando tu lasci andare una cosa, sperando che si risolva nel meglio e siano gli altri a decidere. Poi quando decidi tu, sbagli tutto.

Si è parlato spesso di Challenge, stile pallavolo, o di moviola alla Rugby, con l’audio del microfono dell’arbitro ascoltabile allo stadio o in tv. Come pensa si possa migliorare il VAR? Si potrebbero adottare queste soluzioni?


Mi piace moltissimo il parlare, lo spiegare la situazione. Io sono assolutamente d’accordo con chi il VAR lo vorrebbe ancora più avanti. Ci sono diversi display allo stadio e mi piacerebbe molto rivedere l’azione lì, così come mi piacerebbe che l’uomo VAR, che è quello meno stanco e sotto pressione, con maggiore lucidità, spiegasse il fallo. Giulia ha dato un calcio a Graziano, allora concedo rigore. Sarebbe il massimo dell’efficienza e della trasparenza. 

Con la soluzione pallavolistica non si andrebbe a delegittimare l’arbitro dal suo ruolo decisionale?


Il problema grande sai qual è? Non è distruggere la sacralità dell’uomo, ma il dare credibilità al ruolo in una situazione difficile e di grande difficoltà. Quando nella vita normale dobbiamo prendere una decisione, cosa facciamo se è difficile? Chiediamo consigli a chi ne sa più di noi. Quello non è distruggere la sacralità del ruolo, ma dare credibilità al direttore di gara per permettergli di condurre la partita in un modo adeguato e tu dai sicurezza ai calciatori, agli addetti ai lavori, al pubblico. E’ stupendo.

Cesari, lei ha arbitrato alcune partite storiche della Roma, tra cui la Supercoppa vinta nel 2001 contro la Fiorentina. Ma sempre riguardo Roma-Fiorentina, lei ha diretto anche quella decisa da Batistuta con un gol meraviglioso dal limite. Lei ha dichiarato di essere rimasto incantato da alcuni gesti tecnici. Cosa ne pensa di quella marcatura?


Devo dirti che lui è un campione e quando ci sono questi gesti tecnici, non è vero che l’arbitro non guarda quello che succede in campo. Certe volte diventi uno spettatore, non pagante, ma ci sono cose eccezionali, bellissime e ti dimentichi di fare l’arbitro. Qualche volta mi sono dimenticato perché ho visto uno stop bellissimo, un tunnel, una giocata eccezionale. Quando arriva quel pallone alto e lo mettono lì e non si muove dal piede, a volte ti dimentichi di essere arbitro, fanno fallo e tu non lo fischi perché sei spettatore. Ho capito che sbaglio, ma certe volte come fai (Ride, ndr). Dici “Ma cosa ha fatto questo, come ha fatto a fare sta roba qua, io non ci riuscirò mai”.

Le verrebbe da applaudire…


Sì. A me è capitato di applaudire al gol di Djorkaeff dell’Inter, quel gol che andò a prendere il pallone là in alto e ho applaudito, ma che devo fare? Tutto il mondo lo avrebbe fatto, non è umano. Era contro la Roma, tra l’altro, nel 1995. Sono dei gol che dici “Va bene, bravo!”.

Paolo Bonolis, indirettamente, ha chiesto di avere chiarimenti sulla gestione del tempo, specie nel decidere i minuti di recupero. Il tempo sarebbe oggettivo, ma la scelta della durata dell’extratime no, specie con il VAR. Cosa risponderebbe Graziano Cesari per chiarire le idee sull’argomento?


Dico a Paolo che è una battaglia che si combatte da tanto tempo. Io in un ritiro in Turchia, ed eravamo 36 o 37 arbitri internazionali top level, nel 1994, ci hanno fatto queste domande: “Vorreste il tempo effettivo? Vorreste la moviola in campo?”. Allora, uno solo ha risposto di no. Era un arbitro scozzese, che si chiamava Dallas. Tutti hanno detto sì, nel 1994. Ci sono dei dati adesso, che ho letto stamattina per documentarmi, che dicono che ci sono squadre, tra cui la Roma, che giocano 58 minuti effettivi. Altre, tipo Brescia, che giocano 51 minuti. Sapete cosa significa giocare 7/8 minuti in meno? Tantissimo, perché le situazioni di gioco cambiano rapidamente e 7-8 minuti in meno vuol dire qualche gol in meno, qualche situazione in meno. Credo che sia importantissimo il tempo effettivo per dare il giusto equilibrio e partecipazione nello stesso modo.

Su questo sito utilizziamo strumenti nostri o di terze parti che memorizzano piccoli file (cookie) sul tuo dispositivo. I cookie sono normalmente usati per permettere al sito di funzionare correttamente (cookie tecnici), per generare statistiche di uso/navigazione (cookie statistici) e per pubblicizzare opportunamente i nostri servizi/prodotti (cookie di profilazione). Possiamo usare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti ad offrirti una esperienza migliore con noi. Cookie policy