Italia, il Pagellone di Euro 2016: Insigne arma segreta, la superstar è Conte

L’Italia di Antonio Conte è stata una delle più piacevoli sorprese dell’Europeo, oltre che per lo stesso Belpaese: in pochi si aspettavano che quella additata come una delle nazionali azzurre meno qualificate degli ultimi anni potesse fare strada nel torneo continentale, considerando anche gli insuccessi recenti di formazioni apparentemente ben più valide. A dispetto degli infortuni dell’ultim’ora e degli stravolgimenti tattici e psicologici che ne sono derivati, però, Buffon & co. sono riusciti a conseguire comunque un risultato tutt’altro che negativo, andando probabilmente anche oltre le loro possibilità. Vediamo allora le pagelle complessive di tutti i singoli giocatori azzurri che hanno partecipato alla spedizione in Francia.
 

Buffon in Nazionale di mynewdesk.com - Wikipedia
Fonte immagine: mynewdesk.com – Wikipedia
Buffon 8: In barba a chi lo vorrebbe vedere cedere il posto a chi può vantare semplicemente una carta d’identità più fresca della sua, il capitano della Juventus e della Nazionale continua a confermarsi per l’ennesima volta pilastro fondamentale non solo sul campo, ma anche nello spogliatoio. Contro Belgio e Svezia non viene chiamato quasi mai in causa, ma quando deve dire la sua non manca di trasmettere la proverbiale sicurezza. Nonostante spezzi il suo Europeo restando in disparte nel match con l’Irlanda, non allenta la tensione e si rivela decisivo più volte nella rivincita nei confronti della Spagna. Per esperienza e personalità Buffon è sempre stato tra coloro che danno comunque il massimo sino alla fine: molti altri portieri non avrebbero saputo opporsi al guizzo del possibile 2-0 di Gomez ai quarti, sull’uscio di una “sliding door” tra la vita e la morte che per certi versi ricorda la parata sul colpo di testa di Zidane di 10 anni fa. Dopo le esperienze all’ultima Confederations Cup con Spagna e Uruguay, Gigi contribuisce inoltre a scacciare qualche altro fantasma ai rigori, parando tranquillamente quello di Müller. La delusione dell’eliminazione, però, per lui è moltiplicata: la sua ultima possibilità di aggiudicarsi l’Europeo è sfumata in maniera improvvisa, dagli 11 metri, non netta, lasciando la consapevolezza che andando avanti il miracolo sarebbe stato veramente alla portata.
 
Sirigu 6: Dopo un’annata travagliata col PSG, trova comunque il modo di mettersi in mostra nella sua Francia anche in azzurro. La presenza contro l’Irlanda è la prima nelle fasi finali di un torneo importante: all’inizio l’ex Palermo appare piuttosto nervoso, tanto da subire anche un giallo evitabile, poi si segnala per qualche buon intervento, condito tuttavia anche da un’uscita a vuoto da far storcere il naso. Provvidenziale su Hoolahan, condivide con Bonucci le responsabilità sul goal-partita di Brady. C’è ancora qualcosa da perfezionare. Al momento non potrebbe ancora rilevare degnamente Buffon.
 
Marchetti s.v.: L’unico azzurro senza gettoni in questo Europeo. Aggiunto alla rosa per via dell’incidente occorso a Perin, si preoccupa di fare gruppo alimentando l’atmosfera che permea gli azzurri, forte della sua esperienza da titolare ai Mondiali in Sudafrica. Data l’età ed il futuribile innesto di altri elementi come Donnarumma, probabilmente quella in Francia è stata la sua ultima volta in Nazionale.
 
Chiellini 8: Sicuramente tra i migliori difensori dell’Europeo. Centellina i colpi duri mantenendo il controllo della situazione, conservando una concentrazione difficilmente vista in altre occasioni. Il goal alla Spagna è il giusto premio a quella che finora risulta essere la sua migliore competizione con la maglia della Nazionale.
 
Bonucci in Nazionale di Clément Bucco-Lechat - Wikipedia
Fonte immagine: Clément Bucco-Lechat – Wikipedia
Bonucci 7,5: All’inizio sembrava destinato ad essere l’anello debole della retroguardia, invece già dall’esordio contro il Belgio dà il meglio di sé impostando anche in maniera sontuosa. Ordinato in copertura e spesso intelligente in fase di impostazione, le sue qualità si sono rese complementari a quelle del resto del reparto. Nella partita con l’Irlanda, complice la paura della squalifica, va un po’ in affanno, ma si riscatta facilmente negli incontri successivi; contro la Germania cancella temporaneamente il decisivo errore dal dischetto commesso contro la Spagna alla Confederations, ma ai rigori finali è costretto a soccombere di fronte a Neuer. Nel complesso, la sua affidabilità in azzurro è salita esponenzialmente.
 
Barzagli 7,5: Solito muro lì dietro. Si presenta ad Euro 2016 con una forma fisica smagliante, sfuggendo alle maledizioni che in passato lo avevano bloccato giocoforza. Insieme a Bonucci è l’unico degli uomini di Conte a disputare tutti i minuti di tutte le partite. Nessuna sbavatura. Ciliegina sulla torta il rigore trasformato contro Neuer. Le sue lacrime lasciano chiaramente intendere non solo il senso d’appartenenza alla maglia azzurra, ma anche i risvolti umani nascosti dietro al lavoro di squadra. Nonostante la promessa d’addio, è probabile che proseguirà la militanza in Nazionale all’alba della gestione Ventura.
 
Ogbonna 6: Si ritrova a sorpresa nel giro della Nazionale dopo aver saltato Confederations e Mondiale, scavalcando nelle graduatorie Acerbi e Astori, nonostante siano stati maggiormente impiegati dal ct, nonché Rugani, rispetto al quale gode di maggiore confidenza con il blocco difensivo juventino. Conte gli dà fiducia e gli regala una comoda presenza con l’Irlanda, la prima per il difensore del West Ham ad un Europeo, 4 anni dopo aver ricevuto la medaglia d’argento a Kiev senza mai scendere in campo. Potendo contare sulla “BBC”, non è necessario ricorrere ancora ad Ogbonna.
 
Darmian 5: Piccola grande delusione. Titolare in automatico, fornisce a Conte il primo pretesto per far capire a tutti la musica da suonare in Francia: dopo il suo errore contro il Belgio che stava per costare il pareggio in contropiede di Lukaku, il ct non ci pensa infatti due volte a sostituirlo all’istante. In seguito, solo una manciata di minuti anonimi contro Irlanda, Spagna e Germania. Il rigore non trasformato contro i tedeschi lo consacra definitivamente come il peggiore della spedizione azzurra.
 
De Sciglio 7,5: Ad oggi sembra finalmente un giocatore restituito non solo al calcio italiano, ma anche a quello internazionale. Dopo essere uscito dai radar di Conte negli ultimi mesi, scivolando fuori dalle gerarchie, riesce a rientrare per un soffio tra i convocati, comportandosi più che diligentemente sul rettangolo di gioco e assorbendo totalmente i ritmi della squadra. Ottima la prova contro la Germania.
 
Florenzi 6,5: Esterno o interno, ormai per lui non fa più differenza. Si cala a dovere nella parte e corre in lungo e in largo senza risparmiarsi; d’altro canto Conte lo getta nella mischia dal primo minuto contro la Svezia proprio perché vuole maggiore spinta offensiva. La sorte non gli sorride troppo contro la Germania: il pallone che gli rimbalza sulla testa è quello che porta al goal di Özil, poi i crampi lo esortano ad abbandonare il campo; il salvataggio acrobatico a porta vuota, in ogni caso, è la giusta fotografia dello spirito del gruppo di Conte.
 
Giaccherini 7,5: Rigenerato a Bologna, dopo aver perso forse ingiustamente Brasile 2014 “Giaccherinho” si ripresenta in Nazionale dove si è sempre comportato da soldatino di tutto rispetto. Lo scarso impiego nelle qualificazioni non gli preclude la partecipazione all’Europeo, dove è il primo ad andare a segno uccidendo sul nascere il pessimismo di buona parte della critica. Non palesa mai alcun timore reverenziale ed onora la titolarità piovutagli dal cielo.
 
El Shaarawy s.v.: Il giocatore meno utilizzato da Conte: appena una decina di minuti con l’Irlanda, a qualificazione già ottenuta. Troppo penalizzato dal diktat tattico del ct, ma in caso di semifinale, probabilmente, anche lui avrebbe avuto il suo momento di gloria.
 
Insigne 7: Sin dalla prima apparizione con l’Irlanda ha lasciato intendere di essere l’arma segreta nascosta sotto il baldacchino della panchina azzurra. Gli elogi iniziali sono forse esagerati per il palo colpito con l’Irlanda, ma in breve “il magnifico” dimostra di essere tra i pochissimi in grado di fornire brio ed imprevedibilità alla manovra, saltando l’uomo più di tutti gli altri esterni di Conte messi insieme. Come El Shaarawy, però, fatica a trovare spazio, non per suoi demeriti. Nemmeno l’apertura per Darmian che catalizza il goal del 2-0 alla Spagna convince il ct a sfruttare di più l’attaccante del Napoli, freddo e preciso nel primo dei rigori realizzati contro la Germania. Come al Mondiale in Brasile, tra l’altro, Insigne non viene schierato nemmeno per un minuto insieme ad Immobile, ex compagno al Pescara: curiosamente, né Prandelli né Conte si sono voluti affidare ad una coppia d’attacco già pronta e consolidata.
 
Candreva 6,5: Nella prima partita è a tratti imperfetto, poi torna ben presto quello della Lazio e detta legge sull’out di destra servendo anche l’assist del definitivo 2-0. Il suo Europeo, però, si conclude prematuramente dopo il match con la Svezia. Indubbiamente una freccia in meno all’arco di Conte, sostituita però senza troppi rimpianti.
 
Bernardeschi 5: Parte dal primo minuto contro l’Irlanda per il doveroso turnover, ma è tra i peggiori in campo: timido e incerto, non si esprime adeguatamente sulla fascia e rischia persino di concedere un rigore agli avversari. Cameo all’Europeo.
 
De Rossi 6,5: Nel corso dell’ultima stagione in molti pensavano erroneamente che avesse chiuso con la Nazionale: in realtà erano stati semplicemente la squalifica ottenuta a settembre col rosso rimediato contro la Bulgaria ed i successivi infortuni a far saltare al giallorosso tutte le convocazioni antecedenti alla partenza per la Francia, dove si è catapultato a ragione da titolare. Fulcro del centrocampo, non le manda a dire già dal primo tempo contro il Belgio. Si arrende solo agli acciacchi che lo tengono fuori contro la Germania.
 
Parolo in Nazionale di Clément Bucco-Lechat - Wikipedia
Fonte immagine: Clément Bucco-Lechat – Wikipedia
Parolo 7,5: Classica riserva, convocato di quelli che possono sempre far comodo, si cuce addosso la maglia da titolare per via delle assenze di Marchisio e Verratti e a sorpresa di tutti non gliela toglie più nessuno. Nel primo frangente con il Belgio sembra l’azzurro più in difficoltà, ma cresce alla distanza e contro la Svezia sfiora pure un bel goal di testa, negato solo dalla traversa. A riposo contro l’Irlanda, sale in cattedra contro i tedeschi con una prestazione eccellente, soprattutto in fase di interdizione.
 
Thiago Motta 5: Il numero 10 dell’Italia continua a rimanere troppo spaesato in Nazionale. L’avevamo lasciato in Brasile dove era stato marchiato come la peggiore delle fissazioni di Prandelli, che aveva già scommesso male su di lui ad Euro 2012, ma nemmeno in Francia, dove è di casa, riesce ad esaltarsi. Il suo gioco in orizzontale sembra avulso da quello del resto dei compagni, che condividono puntualmente tempi diversi. Contro l’Irlanda l’oriundo rischia persino la frittata nella propria area di rigore. La sua nomea è internazionale, ma difficilmente lo rivedremo in azzurro.
 
Sturaro 6: L’anno scorso balzò agli onori della cronaca per aver compromesso l’Europeo dell’Under 21 di Di Biagio, facendosi espellere per un fallo da reazione alla prima partita del girone e ottenendo 3 giornate di squalifica, ma in Francia la solfa è diversa e si limita al suo compitino contro Svezia ed Irlanda, reggendo bene anche l’impegno con la Germania, nonostante il peso della maglia da titolare.
 
Eder 6,5: E’ uno degli uomini di Conte ed il ct non può rinunciare a portarlo con sé, anche se il rendimento in campionato è tutt’altro che soddisfacente. L’interista ripaga il ct con il goal-qualificazione contro la Svezia e lasciando intravedere a più riprese idee interessanti, purtroppo non sempre concretizzate.
 
Pellè in Nazionale di Sefer azeri, Danyele - Wikipedia
Fonte immagine: Sefer azeri, Danyele – Wikipedia
Pellè 6,5: Gioca poco di sponda, ma quando c’è da far filtrare il pallone sa come muoversi. Il suo Europeo non inizia nel migliore dei modi: contro il Belgio si divora di testa il goal del 2-0 nel primo tempo, ma rimedia chiudendo i conti nei minuti di recupero con una bella conclusione al volo, come con la Spagna. Purtroppo la sua esperienza sarà ricordata soprattutto per il rigore sbagliato contro la Germania, con tanto di presunta minaccia di cucchiaio nei confronti di Neuer: probabilmente quella del buon Graziano voleva essere pura strategia psicologica, che avrebbe potuto rivelarsi utile anche davanti ad uno dei portieri più forti della storia, ma la dea bendata ha preferito punire sia la sua avventatezza sia il cameratismo degli azzurri.
 
Zaza 5,5: Il suo particolare pressing è abilità nota a tutti, che non basta tuttavia per conquistare la titolarità all’Europeo, in cui ottiene la prima presenza nell’ultima mezz’ora contro la Svezia. Con l’Irlanda ricompone insieme ad Immobile il tandem d’attacco primordiale dell’era Conte, che si rivela però totalmente infruttifero. Nonostante non sia stato l’unico, il suo errore dal dischetto contro la Germania è destinato ad essere ricordato a lungo.
 
Immobile 6: Atterrato in Francia per il rotto della cuffia, con l’eco del nome di Pavoletti che gli rimbomba ancora nelle orecchie, da bravo gregario rimane al suo posto accontentandosi delle briciole contro Belgio ed Irlanda. Un paio di conclusioni interessanti dalla distanza, poi le circostanze generali gli impediscono di emergere come vorrebbe.
 
Antonio Conte - Fonte immagine: Nazionale Calcio, Flickr
Antonio Conte – Fonte immagine: Nazionale Calcio, Flickr
Allenatore Conte 9: Non è retorica sostenere che il ct abbia tirato fuori dai suoi giocatori il meglio. Considerando il materiale a disposizione, totalmente diverso da quello che aveva in mente, e approfittando anche della durata della competizione, l’intento del mister era quello di spremere gli azzurri chiedendo loro di giocare anche sul dolore del sacrificio, se necessario. Un piano rischioso, forse banale, ma che unitamente all’identità di gruppo forgiata giorno dopo giorno proprio da Conte ha portato solo benefici: ne hanno giovato in primis Bonucci, De Sciglio, Parolo, Eder; persino Buffon ne è rimasto folgorato, riscoprendo le vecchie sensazioni del 2006. Ingegnarsi ogni volta per sopperire alle mancanze tattiche e qualitative, oltre che alla micidiale combinazione di squalificati e infortunati, senza rinunciare comunque al 3-5-2, è bastato per andare avanti passo dopo passo. La sensazione era che gli azzurri potessero affrontare tutte le partite così, esclusivamente per merito di Conte. Chissà come sarebbe andata a finire dopo lo scoglio Germania…

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