La Lazio perde la testa e compromette la qualificazione in Champions

Ancora una volta Udine si rivela fatale per le ambizioni Champions della Lazio. Come lo scorso anno, infatti, la squadra biancoceleste perde lo scontro diretto con i friulani e ciò che è peggio, perde la testa, fornendo ciò che sembra essere un evidente segnale di resa. Difficile spiegare altrimenti ciò che è accaduto negli ultimi quindici secondi della gara di ieri sera, in occasione della seconda rete

Fonte immagine: Danilo Rossetti

messa a segno dagli uomini di Guidolin in chiusura di partita. Premesso che da regolamento il gol doveva essere annullato poiché fattori esterni avevano influito sul regolare svolgimento della partita, resta il fatto che le veementi proteste laziali sono da considerarsi fuori luogo dal momento che la rete bianconera è ininfluente per il prosieguo del campionato. Ipotizzando, infatti, un arrivo a pari punti tra Lazio ed Udinese a spuntarla sarebbero comunque i friulani in virtù della vittoria nello scontro diretto. Vittoria che sarebbe comunque arrivata dal momento che allo scadere mancavano, per l’appunto, appena quindici secondi. L’isteria biancoceleste, invece, è da ricercarsi molto probabilmente nella consapevolezza di aver sciupato definitivamente le possibilità di entrare nell’Europa che conta. Servirà un miracolo nelle ultime tre giornate di campionato affinché ciò non accada. Ma da ieri sera, contrariamente al ritornello che ha accompagnato le ultime settimane biancocelesti, il destino della Lazio non è più nelle proprie mani. Bisognerà sperare in un passo falso delle altre tre pretendenti, Napoli, Udinese ed Inter, e soprattutto adempiere all’imperativo di vincere le tre gare che rimangono da giocare.

 

Cosa che in questo momento non sembra assolutamente rientrare nelle corde della Lazio. La squadra è logora fisicamente e mentalmente, falcidiata dagli infortuni (arrivati a quota 40) e dalle squalifiche seguite al parapiglia di ieri sera (Marchetti e Dias hanno rimediato, rispettivamente, quattro e tre giornate di squalifica) e Reja sembra aver perso definitivamente di mano la situazione. L’involuzione della Lazio è ormai evidente da tempo. Basta pensare che dopo la vittoria nel derby di ritorno con la Roma (5 marzo 2012) la Lazio era in terza posizione con 48 punti, con ben undici lunghezze di vantaggio sull’Inter, due sull’Udinese e cinque dal Napoli. Da quel momento sono seguite sei sconfitte (Bologna, Catania, Parma, Juventus, Novara ed Udinese), un pareggio (Lecce) e due vittorie (Cagliari e Napoli). In questo lasso temporale, l’Inter è riuscita ad azzerare il distacco, l’Udinese ha riguadagnato lo svantaggio di tre punti con il quale si presentava al match di ieri, ed il Napoli ha recuperato la bellezza di otto punti, considerando che era uscito sconfitto dallo scontro diretto dell’Olimpico. Ciò che è ancor più inquietante è che gli uomini di Reja, a fronte di nove reti messe a segno, delle quali tre nel match contro il Napoli, hanno subito ben quindici reti. Numeri degni di una provinciale e che sembrano lasciare ben poche speranze ad un rilancio biancoceleste. Cercare una ragione ad un tale disastro risulta difficile. A prescindere dallo sciagurato mercato di gennaio dal quale la Lazio è uscita indebolita, l’incredibile serie di infortuni che ha colpito la compagine capitolina non può certo essere legata esclusivamente al caso. Sarà necessario che la società si ponga degli interrogativi perché la situazione patita in questa stagione è stata piuttosto fantozziana. Ancor di più se si considera che oramai i giocatori provvedono autonomamente ad effettuare le diagnosi.

 

Così come degli interrogativi dovranno porseli giocatori ed allenatore. Dilapidare un capitale come quello che era nelle mani della Lazio dopo il derby è impresa che riesce a pochi. Uscire dalle sfide con Lecce e Novara con appena un punto è impresa che tra le squadre di vertice è riuscita solo alla Lazio. Il carattere sembra essere una qualità che il gruppo biancoceleste fa difficoltà a tirare fuori. E probabilmente, a questo punto della stagione, la colpa non può essere solo dei giocatori. Anche ieri sera la Lazio è scesa sul campo del Friuli con un atteggiamento remissivo. Era chiaro che la partita fosse impostata con l’unico intento di portare a casa un punto. E tale atteggiamento difficilmente porta serenità a chi scende in campo. Così come fallire le partite con Lecce e Novara in un momento cruciale della stagione è responsabilità di chi scende in campo senza le giuste motivazioni. Dopo la sconfitta di ieri, in definitiva, la squadra capitolina ha una sola certezza. Il treno per la Champions è passato da Udine e la Lazio vi è rimasta aggrappata dietro. Per non compromettere definitivamente la stagione, gli uomini di Reja hanno solo due giorni per fare quadrato. Poi sarà di nuovo campionato. All’Olimpico arriverà il Siena di Sannino. Conteranno solo i tre punti. E continuare a sperare. Per non ritrovarsi definitivamente ad un binario morto.

3 pensieri riguardo “La Lazio perde la testa e compromette la qualificazione in Champions

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Su questo sito utilizziamo strumenti nostri o di terze parti che memorizzano piccoli file (cookie) sul tuo dispositivo. I cookie sono normalmente usati per permettere al sito di funzionare correttamente (cookie tecnici), per generare statistiche di uso/navigazione (cookie statistici) e per pubblicizzare opportunamente i nostri servizi/prodotti (cookie di profilazione). Possiamo usare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti ad offrirti una esperienza migliore con noi. Cookie policy