Lazio, ecco perché puntare su Di Matteo

Manca solo l’ufficialità da parte della società, ma dopo le parole rilasciate dallo stesso allenatore nella giornata di ieri, si può ormai considerare cosa certa: Reja non sarà l’allenatore della Lazio nella prossima stagione. Si conclude così, dopo due anni e mezzo,

Fonte immagine: Danilo Rossetti

il rapporto tra il tecnico goriziano e la storica società capitolina. Nel peggiore dei modi, come nella migliore tradizione lotitiana. Silenzi, appuntamenti rimandati, ripensamenti dell’ultimo minuto, fino a che Reja non ce l’ha fatta più e ha deciso di mettere le carte in tavola annunciando la propria decisione. Nelle oltre due stagioni alla guida della Lazio il tecnico friulano ha avuto molti meriti ma anche qualche demerito. Una salvezza conquistata nella prima stagione quando, arrivato a sostituire il disastroso Ballardini, prese una squadra sull’orlo del baratro e la condusse ad una salvezza comoda. La seconda annata biancoceleste si concluse con la beffa Champions. Quarto posto a pari merito con l’Udinese ma Lazio in Europa League per effetto della differenza reti favorevole ai bianconeri di Guidolin. L’ultima stagione, quella appena conclusasi, ha forse evidenziato i limiti del tecnico goriziano. Sebbene Reja abbia avuto il merito di riportare la Lazio stabilmente nei quartieri alti della Serie A, il modo in cui è sfumata anche quest’anno la Champions non può essere esclusivamente imputabile ai giocatori ed alla società. La mentalità, infatti, la trasmette anche l’allenatore. Inoltre, l’episodio, assolutamente mal gestito, delle dimissioni di febbraio poi ritirate e le continue polemiche sullo sciagurato (bisogna dargliene atto) mercato di gennaio, hanno avuto un effetto deleterio sul morale della squadra che, forse, ha trovato così più alibi del dovuto. Ma al di là dei demeriti di questa stagione, Reja ha avuto un pregio. Quello di aver tenuto unito un gruppo che altrimenti sarebbe stato probabilmente destinato a sfaldarsi molto facilmente.

 

E’ sarà proprio quest’ultima caratteristica del tecnico goriziano che la dirigenza dovrà sforzarsi di ricercare nel successore, perché l’ambiente romano è, calcisticamente parlando, particolare ed esigente. Ed i giocatori, nonché gli allenatori, non sempre sono in grado di reggere la pressione. Ne è la dimostrazione quanto accaduto in questa stagione sull’altra sponda del Tevere con Luis Enrique. Proprio in considerazione di ciò, guardando i nomi dei possibili successori di Reja che circolano in questi giorni, sorgono alcuni dubbi. Gasperini e Del Neri quando sono stati chiamati in piazze importanti hanno fallito sia in termini di risultati che, ancor prima, in termini di gestione del gruppo. Zola non sembra onestamente avere l’esperienza adatta per sedersi su una panchina calda come quella della Lazio. Non a caso anche a febbraio, nonostante l’accordo ormai raggiunto con l’ex calciatore cagliaritano, Lotito fece carte false pur di convincere Reja al dietrofront. L’alternativa migliore, allora, sembrerebbe Di Matteo. Un ritorno dell’ex centrocampista biancoceleste a Roma, che sarebbe accolto con calore dalla tifoseria, sembrerebbe auspicabile in virtù di quanto fatto vedere in questi anni dall’attuale allenatore del Chelsea. Oltre agli ottimi risultati raggiunti con il West Bromwich Albion, la cavalcata trionfale fatta in questi mesi con il Chelsea è indice di come Di Matteo sia stao bravo nella gestione di un gruppo che sotto la gestione Villas Boas sembrava allo sbando. Ma il tecnico italiano, almeno fino a domani, avrà ben altro a cui pensare visto che avrà l’opportunità di aggiungere al suo palmares da tecnico una Champions Leage. La Lazio, nel frattempo, resta alla finestra con un’unica certezza. Se si vuole creare, finalmente, un progetto vincente la scelta dell’allenatore sarà fondamentale.

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