DIREZIONE SUD – Rafa Benitez e lo scacco a Mazzarri: questione di mentalità

Non è ancora tempo di primi bilanci, ma questo nuovo Napoli infonde solo buone sensazioni tra tifosi e addetti ai lavori. Chi se lo aspettava l’otto maggio scorso (al Dall’Ara di Bologna precisamente) che il collettivo azzurro potesse trovare nuova linfa nonostante le imminenti partenze di Cavani e Mazzarri?

Benitez
Benitez Fonte: Danilo Rossetti

 

In quella circostanza gli organi di informazione, le radio, i siti (in parte, questi), commentavano senza appello durante il post gara: “Perderli entrambi sarebbe un delitto”.  Che si sbagliassero? È ancora presto per giudicare, chiaramente, ma nessuno poteva finanche immaginare l’oro nascosto dal nuovo corso.

 

Rafa il Guru – Benitez ha certamente imparato dai suoi errori. Se in passato, ai tempi dell’Inter, aveva assecondato le esigenze dello spogliatoio cercando di ricalcare pedissequamente le orme di Mourinho risultando voluto, costruito, nella sua seconda esperienza italiana il tecnico spagnolo – pur riconoscendo l’ottimo lavoro del suo predecessore – ha preferito riprogettare l’architettura tattica e psicologica del gruppo, così da non vivere negli spettri di un passato che della gloria ha assaporato solo il profumo. Non è questo che gli interessa.

 

L’illuminazione – Rafa aveva capito sin da subito che la mentalità di Mazzarri sovraccaricava i suoi uomini, la cui tensione mentale deflagrava nella fase cruciale della stagione (vedi Londra, Villarreal, i pareggi casalinghi contro le piccole nei momenti più delicati).
La questione ingaggi, la riverenza inconscia nei confronti delle “grandi” potenze del nord Italia, la netta sensazione che i napoletani devono per forza di cose accontentarsi, perché non sempre si fanno miracoli. Perchè la storia è sempre quella degli altri, si studia e non si scrive.

 

Rafa, invece, carica i suoi giocatori, infonde loro la consapevolezza della propria forza, resta calmo in panchina. Non batte ciglio nemmeno dopo il gol di Higuain, mentre il San Paolo era in balia di una bestia che bramiva dal centro esatto della terra.
Battere il Borussia Dortmund, stendere i vice campioni d’Europa non è stata un’impresa. Lo ha detto nel post gara. È finito il tempo della paura. Cambia Napoli, sul due a zero, esce Insigne (standing ovation) e gli subentra Mertens, altro attaccante.

 

Il Napoli di Mazzarri rispecchiava in pieno la follia del suo popolo. Squadra uterina, folle, emozionante, devastante a tratti, profondamente irrazionale e incompiuta.

 

Benitez, invece, più che assecondare l’humus della piazza contribuisce alla sua crescita, applicando il suo credo sia in campo (sin prisa però sin pausa) che fuori. Rafa vuol dire evoluzione, rivoluzione: conoscere i propri limiti e gettare il cuore oltre l’ostacolo invece che ristagnare nei pelaghi delle proprie isterie. Rafa prende per mano il tifoso, snoda la tenda dalla finestra e indica fuori. C’è tutto un mondo intorno, che bello! Mazzarri prenda appunti.

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