Antonio de Falchi e l’insulto alla sua memoria

Le sfide tra Milan e Roma sono sempre state spettacolari ed avvincenti, grandi campioni e molti gol, ma tra le due tifoserie,da circa 23 anni, vi è un astio profondo.

Fonte immagine: leggo.it
Sabato scorso, 24 Marzo 2012,in occasione di Milan-Roma, terminata 2-1, è stata scattata una foto che ritrae una scritta: “De Falchi vive sottoterra”. Ciò ha provocato malcontento, tristezza e rabbia tra i sostenitori capitolini che non hanno dimenticato la storia di quel ragazzo tradito dalla sua romanità. Tutto è iniziato il 4 Giugno 1989 quando Antono De Falchi, non ancora diciannovenne, insieme ad altri tre amici arriva alle 8.30 alla Stazione Centrale di Milano. I quattro ragazzi, dopo aver acquistato il biglietto, si staccano dal gruppo con cui avevano condiviso il viaggio e si avviano verso il cancello 16. Sono le 11.35, quando si avvicinano tre ragazzi chiedendo una sigaretta ai ragazzi romani; l’accento li tradisce. I quattro amici romani vedono spuntare da dietro una struttura di cemento (c’erano i lavori di Italia 90 all’epoca) una trentina di persone: Antonio, con i suoi amici, tenta la fuga ma proprio il diciannovenne romano cade a terra e viene pestato con calci e pugni. Al suono della sirena della polizia i supporters rossoneri scappano in più direzioni mentre il giovane Antonio, rimasto inerme a terra, viene soccorso da uno degli agenti che prova a rianimarlo; Antonio de Falchi morirà all’arrivo all’ospedale San Carlo. La polizia intanto ferma nei pressi del cancello 16 tre persone: Daniele Fornaggia (29), uno dei capi del gruppo “brasato” e tesserato come facente parte del “Servizio d’Ordine” del Milan, Luca Bonalda (21) e Antonio Lamiranda(20). Il funerale (a spese della Roma) viene celebrato il 7 Giugno 1989 nella chiesa di San Giovanni Leonardi in periferia di Roma davanti oltre 10.000 persone. Presenti anche Dino Viola, Giuseppe Giannini, Sebino Nela, Peruzzi e l’intera squadra dei giovanissimi. Il 13 Luglio 1989 il tribunale di Milano emette il verdetto: Bonalda condannato a 7 anni di reclusione, Fornaggia e Lamiranda assolti per insufficienza di prove. La madre, addolorata dalla mancata giustizia, dirà a La Repubblica: “A me questa sentenza non sta bene. Loro dovevano pagare anche se Antonio non me lo riporterà indietro nessuno”. Già due anni fà, a Maggio 2009, apparse uno striscione in Curva Sud milanista: “Il nostro è arresto in flagranza, il vostro è arresto cardiaco”. Quella di De Falchi è stata una tragedia per il calcio italiano, in uno dei periodi più cupi per la violenza negli stadi. Come succede spesso, la memoria è troppo corta ed il rispetto pressocchè nullo.

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