A tutta tattica – Napoli, ma che succede?

Non ci si può nascondere: il campionato del Napoli fino ad ora è stato al di sotto delle aspettative. Questo non vuol dire che la squadra stia andando malissimo, però dopo la stagione dello scorso anno era lecito aspettarsi una posizione migliore di classifica.
Vediamo come Mazzarri ha schierato i suoi contro il Cesena:

Difesa: davanti a De Sanctis, hanno giocato Campagnaro, Aronica e Britos. Mancava Cannavaro per infortunio, ma l’assenza non è pesata, visto il poco peso del Cesena in attacco. La partita si è giocata più avanti.

 

Centrocampo: Maggio e Dossena hanno occupato le fasce di loro pertinenza, mentre al centro c’erano Inler e Gargano. In pratica il centrocampo titolare.

 

Attacco: infine davanti, con Lavezzi squalificato e Hamsik a riposo in panca (almeno per il primo tempo) l’attacco è stato sostenuto da Dzemaili, Pandev e Cavani.

 

Tatticamente questo Napoli non sta offrendo prestazioni pessime, anzi. Nella stessa partita contro il Cesena gli azzurri hanno acceso il finale con un forcing che però non ha portato ai tre punti. Neppure l’abbondante turn over di quest’anno può essere invocato a giustificazione: il ricambio è necessario per giocare con equilibrio in tutte e tre le competizioni, inoltre i giocatori arrivati in estate e in questa sessione invernale sono pienamente all’altezza del compito loro affidatogli.

La verità è che il Napoli sta facendo il massimo, è stato illusorio credere che la squadra potesse competere con il Milan e le atre per lo scudetto. Non perché la squadra non ne abbia le potenzialità, ma perché non si diventa vincenti in una sola stagione. Ecco perché i risultati di quest’anno vanno considerati buoni fino a questo punto.

La differenza con l’anno scorso è l’entusiasmo: tutto sembrava girare per il verso giusto, i giocatori andavano a mille, l’agonismo era a livelli altissimi. Per vincere l’intensità è fondamentale, ma nessuna squadra può mantenere quei ritmi per periodi così lunghi.

Le vittorie arriveranno quando il Napoli  imparerà a conservare quel “fuoco sacro” che spinge gli atleti a dare sempre il massimo. Questa capacità conta ancora più che avere fenomeni in squadra.

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