Esclusiva-De Rosa: “Calciopoli una bufala all’italiana. La sudditanza psicologica esiste”

Storica bandiera del Bari con oltre 200 presenze, Gaetano De Rosa ha concesso un’intervista esclusiva a Soccermagazine.it. Tanti i temi trattati dal difensore con il vizio del gol (ne ha segnati ben 8 in una sola stagione con la maglia del Genoa) fra cui Calciopoli e l’allenatore Mazzarri, che lo ha avuto alle sue dipendenze.

Tu che sei stato una bandiera del Bari, come vedi la situazione dei galletti?
Ormai, come ho già detto qualche settimana fa, purtroppo la situazione ormai è condannata al suo destino nel senso che per il Bari è difficile raggiungere l’obiettivo della salvezza.

Tu sei uno dei tanti esempi di calciatori lanciati dalle giovanili del Napoli che però non è riuscito ad affermarsi in prima squadra: perchè succede questo?
Mah, perchè non sempre nella vita come nello sport c’è una risposta a tutto. In quel periodo forse io non ero un talento che convinceva e questo ha fatto sì che le nostre strade si siano separate e poi, invece, magari nel tempo sono riuscito a tirar fuori la mia forza e il mio talento e mi sono confermato purtroppo in altre piazze anche se ho avuto la soddisfazione di fare 3 presenze in prima squadra nel Napoli nel ’93 contro Pescara, Torino e Parma con il Sig. Bianchi. Poi ho avuto tra l’altro una parentesi molto bella: vivere una giornata, quando c’era ancora Maradona, in panchina a Genova contro la Sampdoria. Quindi diciamo che, comunque, ho fatto l’esordio ma diciamo che non sono mai stato protagonista con la maglia azzurra che comunque era il mio sogno da piccolo, poi dopo da grande avevo altri sogni.

 

Negli ultimi giorni si parla spesso di sudditanza psicologica: tu che hai giocato in squadre che spesso hanno lottato per la retrocessione, cosa ne pensi?
Nel calcio come nella vita esiste la sudditanza psicologica. Ci sono purtroppo a volte due pesi e due misure. Inevitabilmente esiste.

Hai giocato negli anni di Calciopoli, in campo qualcosa avevate compreso?
Calciopoli è stata soltanto una bufala all’italiana. Purtroppo là  dove c’è l’essere umano c’è corruzione. Purtroppo oggi è difficile trovare sistemi che non siano corrotti. Nel sistema calcio, però, ci sono tante persone per bene che non sono contaminate.

Tu hai avuto come allenatore Walter Mazzarri, ci spieghi che tipo è? Quanti meriti ha nel terzo posto degli azzurri il tecnico di San Vincenzo?
Mazzarri probabilmente in questo momento è uno degli allenatori più preparati che abbiamo nel massimo campionato. Lui fa della sua caratteristica la semplicità: con pochi suggerimenti, con poche regole, con poche cose riesce comunque a infondere certezza e sicurezza ai giocatori e, comunque, li sa valutare e mettere nelle condizioni migliori per poterli far esprimere al massimo. Il merito, indubbiamente, non va esclusivamente all’allenatore per il terzo posto ma è un merito che va diviso con la squadra e soprattutto anche con il gruppo di lavoro e anche il fatto che comunque il Napoli disponga sempre dei suoi uomini migliori per tanto tempo, per tutto il campionato, significa che comunque si ha a che fare con uno staff medico all’altezza della situazione che insieme all’allenatore riesce a gestire bene e a fare dei programmi di lavoro giusti. Quindi va dato merito a tutto il contesto con le giuste attenzioni rivolte all’allenatore.

Qualche grande club ti ha cercato in passato? Se sì, quale?
Fortunatamente io sono uno dei giocatori che nella vita ha sempre deciso lui il suo destino. Ho rifiutato grandi squadre e club prestigiosi – mi sembra brutto fare nomi – negli anni in cui ero a Bari perchè il mio unico obiettivo e il mio sogno era iniziare e finire con la maglia del Bari. Era il mio sogno che non sono riuscito a realizzare per tante vicissitudini non dettate dalla mia volontà.

L’attaccante più difficile da marcare nella tua carriera?
Gli attaccanti sono tutti difficili da marcare e tutto dipende dalla tua condizione e dalla partita. Stiamo parlando di circa 20 anni di carriera e potrei citare da Weah a Boksic, al Ronaldo del primo anno all’Inter, a Schevchenko e altri. Parlare di un nome dove ci sono questi mostri sacri sinceramente mi sembra un po’ riduttivo. Diciamo che sono stati tutti difficili da marcare; facendo un nome negli ultimi anni anche Floccari è stato difficile da marcare così come Amauri. Sono tanti i nomi da fare.

 

Strana domanda per un difensore, ma siccome avevi il vizio del gol è da fare: la rete più bella che hai fatto?
Siccome sono, appunto, un difensore, tutti i gol che ho fatto me li tengo stretti. Però quello più bello e più sentito è stato quello in casa contro il Lecce, l’anno della promozione dalla B alla A.

 

Quali sono le qualità per essere un difensore goleador?
Forse avere avuto la possibilità di stare sempre in altri ruoli nella fase della formazione. Quando ero piccolo ho iniziato da centrale difensivo, poi ho fatto il centravanti, poi il centrocampista. Avendo avuto questa possibilità di giocare in più parti del campo magari si sviluppano delle qualità se hai già delle attitudini in quel senso. Caratteristica e capacità di capire dove arrivare la palla.

Quali sono secondo te i giovani difensori più promettenti?
Mi piace sottolineare i ragazzi di casa nostra quindi dico che chi può esprimersi a grandissimi livelli è Mimmo Criscito.

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Raffaele Zanfardino

Direttore responsabile della testata.

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