Fratelli d’Italia, d’Italia che resta…?

Razzismo: Ideologia che giustifica la supremazia di un’etnia sulle altre e intende realizzarla attraverso politiche discriminatorie e persecutorie.

Fonte: Wikipedia Autore: vick111

Spesso, quando si parla di razzismo in Italia, ci si sofferma solo su persone di colore e di altre etnie. Ma quando il razzismo è in casa nostra? Come ci comportiamo? Semplice: lo si ignora completamente, si gira la faccia e si ride quando lo si denuncia. Il razzismo in questione è quello fra Nord e Sud, chiaramente nel mondo del calcio, fra il Napoli e tutte le squadre avversarie. “Vesuvio lavali col fuoco”, “O colerosi, terremotati”, “Benvenuti in Italia”, “Questa spazzatura è caduta dal vostro pullman” e, per ultimo, “Schettino portali in crociera”. Queste sono le hit più gettonate quando si affronta il Napoli calcio, da avversario e non, cercando di attaccare l’orgoglio del popolo napoletano. Di episodi di razzismo, nella nostra serie A, ne ricordiamo tanti: durante un Messina-Inter di qualche anno fa, il quale destinatario era Zoro, giocatore di colore che militava nella squadra siciliana. Oppure, per i più sbadati, i cori dei tifosi juventini a Balotelli che, pur essendo italiano al 100%, veniva insultato continuamente quando si affrontavano le due formazioni solo perchè di un colore diverso. Il problema è interno, è il sistema che non va. Si parla tanto di “Unità d’Italia” quando, in realtà, il popolo italiano è più disunito che mai: basti pensare semplicemente agli stereotipi ripetuti all’infinito fra i residenti dei poli opposti dello “stivale”. Negli stadi è un continuo di indifferenza, di ipocrisia: Gianpaolo Tosel, giudice sportivo, non si accorge (o fa finta) dei cori razzisti che si sentono in tutta Italia quando gioca la squadra partenopea. Ma perchè stare qui a preoccuparsi o a parlarne? In fondo i napoletani sono delle vittime, dei frustati e fannulloni che pensano solo al divertimento e al calcio e, quando possono, rubano anche ai loro beniamini. Napoli, però, è quella che non si vede nelle manipolazioni di giornali e giornalisti. Napoli è una città pronta a rialzarsi dalla polvere, ma senza il razzismo. Sopratutto in quegli stadi che, proprio i tifosi azzurri, popolano sempre con passione, nonostante tutto. L’Articolo 62 della FIGC recita così: Il responsabile dell’ordine pubblico dello stadio il quale rileva uno o più striscioni esposti dai tifosi, cori, grida ed ogni altra manifestazione discriminatoria è tenuto ad ordinare all’arbitro di non iniziare o di sospendere la gara. Ma in fondo è anche un po’ colpa del Napoli, dei giocatori, ma sopratutto del capitano: quel Paolo Cannavaro che vuole tanto essere per il Napoli quello che Totti è stato per la Roma, una bandiera e un punto di riferimento. Una vera bandiera, appena sente questo, corre dal direttore di gara e ferma la partita, ferito nell’orgoglio. Anche per questo, il pubblico partenopeo, forse, è destinato a soffrire.

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