La stagione della Roma: i giallorossi rinascono sotto la guida di Mourinho

Dopo diverse settimane dalla fine del campionato italiano, a mente fredda, possiamo tirare le somme dell’annata romanista: la Roma, dopo 61 anni dal suo ultimo trofeo europeo, ha alzato al cielo la Conference League e ha chiuso al 6° posto la Serie A, ad un solo punto dalla Lazio quinta. Il posizionamento ha garantito, nonostante la finale europea vinta, la qualificazione alla prossima Europa League: ma andiamo ad analizzare bene la crescita della squadra grazie anche all’arrivo di Mourinho.

ROMA: UN’ANNATA DA RICORDARE

Il centro sportivo della Roma a Trigoria
Il centro sportivo della Roma a Trigoria

Avevamo lasciato la Roma in mano ad una nuova presidenza, alla partenza di Fonseca e all’arrivo di Mourinho, una mossa che aveva elettrizzato, non poco, tutto l’ambiente giallorosso, stanco dei tanti proclami di vittoria dell’era Pallotta. Il portoghese è stato subito franco, sottolineando che il suo arrivo sarebbe stato per dare vita ad un progetto che, in 3 anni, avrebbe portato la società ad esultare per un trofeo.

Da qui il difficile percorso dei capitolini che hanno dovuto lavorare sodo sia sul campo che sul carattere per alzare l’asticella che, negli anni passati, non si era mossa di un solo millimetro verso l’alto. Lo start in campionato è molto buono e anche gli innesti fortemente voluti da Mourinho iniziano a dare i loro frutti, soprattutto Abraham, investimento oneroso ma che è valso ogni centesimo versato nelle casse del Chelsea. Il portoghese non ha avuto vita facile con una rosa priva di grinta e ambizione: sin dal ritiro ha lavorato più sulla testa che sulla tattica, facendo breccia nella mentalità dei suoi ragazzi. Questa crescita, però, passa anche per enormi passi falsi come il 6-1 contro il Bodo e il 4-3 subito dalla Juventus in rimonta: due disfatte dal sapore diverso. Il primo ko, quello in Conference, ha sottolineato come la Roma avesse a disposizione solo 11 titolari con una panchina non idonea ad un possibile turnover: la seconda sconfitta, invece, ha messo in luce tutti i problemi di testa e di fiducia che i giallorossi si portavano dietro da anni.

Da quel momento in poi, Mourinho ha trovato la quadra: difesa a 3 con Smalling centrale, centocampo a 5 con Karsdorp e Zalewski laterali e un attacco a 2 con Abraham ultimo terminale. La mossa è risultata vincente: la Roma ha così iniziato la sua rincorsa in campionato, chiudendo al sesto posto con un solo punto dalla Lazio, mentre in Europa ha raggiunto la finale battendo anche un avversario ostico come il Leicester che, solo un anno fa, avrebbe dato filo da torcere alla formazione italiana, poco abituata a confrontarsi con realtà del genere.

Inutile dire che la promessa del tecnico portoghese di vincere qualcosa è stata mantenuta dopo appena 365 giorni dal suo insediamento a Trigoria. Da questa annata la Roma ne esce rinata, con una consapevolezza e una grinta diversa e con giocatori che hanno finalmente fatto il salto di qualità. Pellegrini, sotto la guida dell’ex Manchester United, ha completato la sua maturazione come anche Abraham. Zalewski è stato il giovane che ha più colpito nel finale di stagione, messo in condizione di dare il massimo nel ruolo che più gli si addice. Non c’è da dimenticare l’esordio di Felix (essenziale nella vittoria contro il Genoa), di Volpato (in rete anche lui contro il Verona) e di Bove (autore del 2-2 contro il Verona) utilizzato spesso dalla panchina e gettato nella mischia. La società giallorossa ha trovato una presidenza che ha tutte le carte in regola per essere ancora più vincente e ha ripulito un ambiente troppo stantio e demotivato. Adesso il mercato ci darà la giusta idea delle ambizioni per il prossimo anno: l’arrivo di Matic è già un segno che si punterà non solo sulla gioventù ma anche sull’esperienza e avere giocatori “anziani” è importantissimo per potersi imporre sui campi europei.

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