Boskov, le parole di Mancini: “Era un maestro, un amico e un poliziotto”
Il mondo del calcio si è stretto attorno al ricordo di Vujadin Boskov, l’allenatore serbo che ha fatto grande la Sampdoria, con cui ha vinto due Coppa Italia, un campionato, una Supercoppa italiana e una Coppa delle Coppe.
Ha segnato la storia blucerchiata Boskov, che oggi è stato ricordato da Roberto Mancini, ex attaccante del club ligure, ora allenatore del Galatasaray. Attraverso le colonne de La Gazzetta dello Sport, Mancini ha raccontato e ringraziato il suo mentore.
“Boskov si presentò allo spogliatoio un bel mattino d’estate, ci squadrò a lungo scuotendo ogni tanto la testa, e alla fine dell’esame, alzando un po’ la voce, più o meno disse: “Voi siete Sampdoria. Da oggi barbe fatte, vestiti in ordine e niente occhiali da sole, perché quando la gente vi vede deve pensare che Sampdoria è club di stile”. Non ricordo verso chi mi girai, ricordo quel che gli dissi “ma chi è? Hitler?”. Ci voleva bene. E siccome la Samp aveva già un “padre”, Paolo Mantovani, lui non volle mai essere altro che un fratello maggiore, pronto a metterci a disposizione la sua enorme esperienza“.
Un allenatore amico, maestro e poliziotto, per usare una frase proprio del tecnico serbo. “Io combinavo un sacco di cavolate. In campo mi arrabbiavo, con l’arbitro e a volte anche con i compagni. Una domenica passai proprio il segno, e Boskov all’intervallo – con espressione furiosa – gridò davanti alla squadra “Mancini, tu sei un terrorista dello spogliatoio!”. Ma no, mister… Ridevano tutti tenendosi la pancia, alla fine mi acquietai pure io. Sapeva prenderti, come tutte le persone molto intelligenti. E sapeva darti fiducia. Ricordo che prima delle partite col Milan diceva sempre a Vierchowod “tu prendi Gullit e infilatelo nel taschino” “.