Campagna abbonamenti, Roma si tinge di giallorosso: 16.000 a 1.500

Per la Gazzetta dello Sport, Mario Calabresi illustra al meglio la situazione abbonamenti in quel di Roma, dove il successo sorride – paradossalmente – ai giallorossi.

Fonte: Riccardo Cotumaccio
Fonte: Riccardo Cotumaccio

“Lo strano caso della città di Roma. O che, più di tanto, strano non è. Millecinquecento contro sedicimila: detta così, è una lotta che non esiste. Invece c’è eccome: possibile che per una Lazio che vince il derby e la Coppa Italia, porta a Formello due giocatori e mezzo (Perea, Novaretti, per Biglia manca solo la firma), la risposta in termini di abbonamenti sia così fiacca? Paradossale, ma possibile. Il tifoso romanista blocca l’aeroporto di Fiumicino per andare a prendere Cicinho, quello laziale all’annuncio di Novaretti senza averlo mai visto risponde: «E con questo dovremmo fare il salto di qualità?».

IDEOLOGIA – Esaltazione contro scetticismo, la differenza è qui: una differenza di ideali, di modi di vivere il tifo e, perché no, il rapporto con la propria società. Prima del derby perso e del teatrino dell’allenatore, tanto per dirne una, sulla Roma americana c’erano più attestati di stima che insulti nonostante i risultati mediocri; con la Lazio all’Olimpico, invece, non passavano dieci minuti senza un coro contro Lotito, e Petkovic a Ferragosto era già contestato. Chi veste giallorosso è un fenomeno per definizione e può diventare scarso; col biancoceleste è il contrario. Solo che, una volta fatto, i soldi dell’abbonamento non puoi riaverli indietro, al massimo si può lasciare il posto vuoto o dare la tessera a Zeman nel giorno dell’addio a Trigoria.

CAMPAGNA – La Roma, che la vendita l’aveva aperta il 10 aprile, si è quindi ritrovata migliaia di abbonamenti piovuti dal cielo (10 mila di curva Sud) prima del disastro del 26 maggio e della curva chiusa per la prima in casa. A Trigoria, però, nonostante il risultato incoraggiante (lo scorso anno furono 24.822) hanno capito che serviva altro, così alle modalità di vendita si è aggiunta la vera campagna, con tanto di slogan: «Nessuno ha più fame di noi». Un messaggio emozionale più che commerciale, per ricompattare l’ambiente (per realizzare il manifesto sono stati utilizzati dei lupi veri). E su Facebook è stata lanciata anche un’App che realizza una cartolina digitale personalizzata con lupi e giocatori, «per unirsi al branco».

Derby dello slogan Per internazionalizzare la campagna, la Roma ha aggiunto un altro slogan: «Hungry for Glory». Affamati di successi. Ma la parola gloria ricorre anche nella campagna laziale. «La storia dice gloria», con i giocatori che alzano la Coppa Italia. A Formello sperano di superare le 20.150 tessere di un anno fa (di cui 7 mila «Cucciolone», fino ai 14 anni), ricordando che nel 2009 l’effetto Coppa vinta portò un incremento del 12,5%. Sulle sole 1.500 tessere vendute, invece, incide il fatto che la Lazio è partita quasi due mesi dopo (il 3 giugno) e che la vendita libera solo scatterà l’11 luglio. Finora si è potuto abbonare soltanto chi è in possesso della «Millenovecento», dal 24 toccherà ai possessori del voucher elettronico «S.S. Lazio Home Card». Ma se neppure con lo sconto «Vecchio abbonato» in scadenza il 10 luglio (20 euro in meno per la curva, 100 per le tribune) il dato si impenna, capisci che tutto è, meno che una questione di soldi”.

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