Da Conte a Di Francesco, gioie e dolori degli allenatori all’esordio in “A”

Luis Enrique, Conte, Mangia, Sannino, Di Francesco. Ottimi allenatori con un comune denominatore: sono tutti al primo anno di Serie A. Il campionato più difficile del mondo anche per la stagione 2011/2012 ha aperto le porte a non pochi “novellini”, riservando ad ognuno di essi gioie e dolori, come è ovvio che sia. 

fonte: flickr.com - (C) blog-idman-yurdu

A dir poco traumatico è stato l’impatto di Luis Enrique, “il rivoluzionario”, catapultato in una realtà totalmente diversa da quella Spagnola e soprattutto Catalana, fatta di poca tattica e di un estenuante possesso palla: eliminato al primo turno di Europa League, qualche malumore nello spogliatoio, sconfitta casalinga all’esordio in campionato. Peggio di così, non poteva andare. Luis da Gijon però, forte del suo carattere mai domo che lo ha sempre contraddistinto in campo, si è rimboccato le maniche dando vita alla riscossa giallorossa: primi segni di ripresa a Milano contro l’Inter, una manovra che pian piano diventa più fluida e all’improvviso ecco la Roma nelle zone che contano. Non male, ma il vero banco di prova è fissato per il derby della prossima giornata, il cui risultato può influire non poco sul bilancio stagionale e soprattutto sulla sua reputazione nei confronti dei tifosi. Per informazioni rivolgersi a Reja. Antonio Conte, è arrivato invece a furor di popolo, naturalmente del popolo bianconero. Dopo le due promozioni conquistate nella serie cadetta, finalmente la “sua” Juve gli ha dato la possibilità di sedersi su quella panchina che poche volte ha visto da giocatore. Predica umiltà sin dalla sua prima conferenza stampa, ricordando a tutti che quella squadra viene da due disastrosi settimi posti. Lo scudetto è un utopia, al massimo un sogno. Conte però sa che i sogni si possono realizzare solo con il continuo lavoro, stando sempre attenti a mantenere i piedi per terra. Sin dalla prima giornata, 4 a 1 sul Parma, emergono le caratteristiche della sua Juve il cui gioco si sviluppa naturalmente intorno alle geometrie di Andrea Pirlo, regalo della dirigenza bianconera e, perchè no, anche di quella rossonera. Ancora imbattua, la sua Juve colleziona altri 5 punti contro Siena e Catania, poi il capolavoro: i Campioni d’Italia del Milan soccombono 2 a 0 e appaiono letteralmente storditi dalla quantità e della qualità della velocissima manovra bianconera, che vede in Pepe e anche in Giaccherini (più che in Krasic) due spine nel fianco per la squadra di Allegri. La sua Juve però ha bisogno di ancora tante conferme. Cosa legittima, dopo gli ultimi anni. Quella di Davis Mangia invece è decisamente una favola. L’orco cattivo, il mangia allenatori Zamparini, si trasforma in Fatina e gli regala la panchina più pazza d’Italia. Dalla primavera con furore, Davis incanta il Barbera all’esordio contro l’Inter e, dopo una sconfitta con l’Atalanta, inizia a carbuare per arrivare dritto dritto nelle zone alte, mostrando anche una discreta compattezza difensiva di cui a Palermo si era persa memoria, soprattutto dopo i sette gol rifilati dall’Udinese nella passata stagione. Decisamente una delle sorprese più belle di questo avvio di campionato, Davis Mangia è l’ennesima dimostrazione che credere e dare fiducia ai giovani, è cosa buona e giusta. Giocatori e allenatori che siano. Beppe Sannino è stato chiamato alla corte di Mezzaroma dopo l’ottimo campionato della passata stagione con il Varese, con il sogno “A” svanito solo ai play off. Quest’anno invece, per l’allenatore di Ottaviano l’arduo compito di difenderla con le unghia e con i denti. La critica ha apprezzato non poco il suo lavoro: sin dal primo match di campionato contro il Catania terminata 0 a 0, la sua squadra non ha mai subito il gioco degli avversari, neanche con la Juventus che avuto la meglio al Franchi solo per 1 a 0. Per il suo Siena solo una vittoria, il roboante 3 a 0 inflitto al Lecce, ma tanta tanta grinta mostrata in ogni partita. E’ questa la sua ricetta per poter rimanere nella massima serie: colmare il gap tecnico con tanta corsa e rabbia agonistica, qualità emerse a pieno in questo inizio di campionato. Continuando così, i risultati arriveranno. Fra gli allenatori al loro primo anno di A, la situazione più critica è probabilmente quella di Eusebio Di Francesco, da quest’anno alla guida del Lecce. Già traballante, la sua panchina rischia definitivamente di cadere nelle due prossime giornate di campionato con Genoa e Milan. Il suo difficile momento però, è aggravato dalla infinita e travagliata crisi societaria del Lecce la cui dirigenza, è giusto sottolinearlo, non ha allestito una rosa di altissimo livello. Il solo Quadrado, in prestito dall’Udinese, è una lieta sorpresa per i salentini. Una solo vittoria a Bologna e quattro sonore sconfitte sono il bottino di una squadra che nella maggior parte delle occasioni è apparsa immotivata, senz’anima. Di Francesco però si sente tradito dai suoi giocatori, e già per la trasferta di Genoa sono previste alcune “epurazioni” eccellenti. La società dal canto suo, non sembra appoggiare il tecnico più di tanto. Prepariamoci ad una delle massime più usate nel mondo pallonaro: “A pagare, sono sempre gli allenatori”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Su questo sito utilizziamo strumenti nostri o di terze parti che memorizzano piccoli file (cookie) sul tuo dispositivo. I cookie sono normalmente usati per permettere al sito di funzionare correttamente (cookie tecnici), per generare statistiche di uso/navigazione (cookie statistici) e per pubblicizzare opportunamente i nostri servizi/prodotti (cookie di profilazione). Possiamo usare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti ad offrirti una esperienza migliore con noi. Cookie policy