Esclusiva-Walter Campanile, presidente di MyRoma: “Vi spiego come funziona l’azionariato popolare”

Da tempo presidente di MyRoma, azionariato popolare della Roma, soggetto giuridico che partecipa al capitale sociale del club, Walter Campanile ha rilasciato un’intervista in esclusiva a Soccermagazine.it, pronunciandosi anche sui tifosi e su altri temi legati invece al calcio giocato.
MyRoma contro il nuovo stemma giallorossoCome può l’azionariato popolare gestire l’economia di una squadra, nello specifico?

Innanzitutto bisogna capire cosa sia l’azionariato popolare: in Italia, purtroppo, si associa l’azionariato popolare all’idea di acquistare grandi giocatori, quindi per il calciomercato. Invece  questo è un risultato ultimo di un lavoro: squadre come il Real Madrid, Barcellona e Bayern Monaco, ma anche Amburgo e Benfica, hanno iniziato un percorso attraverso cui i tifosi sono parte attiva nella vita del club, partecipando alle decisioni del club. Mi spiego: il Barcellona, che ha centosessantamila soci, pagano 155 euro di quota annuale. Che significa? Che moltiplicando questi soldi per il numero di soci, la società ha un cash-flow di venti  milioni di euro ma capisci bene che non basta per fare il calciomercato questo cash-flow. Che cos’è quindi il valore aggiunto? L’azionariato permette al club fatte su misura per i tifosi, che poi ne devono usufruire e quindi aumentare il fatturato. Quindi è l’economia indotta che si crea tramite l’azionariato popolare che determina il valore aggiunto per il club. Noi a Roma, negli ultimi due anni, abbiamo innanzitutto ascoltato la tifoseria, soci e non soci su determinate tematiche, ed abbiamo poi riproposto alla società determinate iniziative che hanno suscitato parecchio interesse; alcune di queste sono: la card away, con 7000 sottoscrizioni in pochi mesi, abbiamo ristabilito in parte i colori del club sulle maglie della Roma, il settore famiglia… Tutte queste iniziative fanno aumentare il fatturato del club e quindi, alla fine, avere una società sana e, allo stesso tempo, che può permettersi di fare calciomercato ed essere più vicino ai tifosi.
 
Nel vostro azionariato popolare vi sono imprenditori con una discreta forza economica come in Barcellona e Real Madrid?

Un movimento di azionariato popolare ha delle fondamenta semplici e basilari: una testa, un voto. C’è anche chi, come i soci istituzionali, versano quote più importanti del socio-base ma la democrazia e lo scopo non lucrativo non escono mai dalla realtà associativa. Detto questo, in ogni azionariato chiunque può effettuare una donazione e quindi anche imprenditori possono contribuire, come soci oppure non soci, ed aumentare il capitale sociale.Verso la fine degli anni 90 in Spagna, avendo molte società il bilancio in rosso, hanno trasformato le società calcistiche in società di capitali, in S.p.a. e in S.r.l., nel nostro caso italiano. Che cosa succede? Succede che trasformando queste società in S.p.a. e in S.r.l. decade il primo fondamento dell’azionariato popolare, cioè che i tifosi non possono fare capo direttamente al club perché non sarebbe più un soggetto senza scopo di lucro. Ok? Allora che cosa è successo…che nel caso della Spagna, per esempio, all’epoca tutti i club hanno avuto questa trasformazione tranne Real Madrid, Barcellona, Osasuna e Atletico Bilbao, mi sembra. Questi quattro club, visto che avevano già all’epoca i bilanci in regola, hanno deciso di non fare questa trasformazione. Quindi, che cosa si è venuto a verificare…che, oggi, nel panorama europeo e mondiale, questi quattro club sono i soci, sono direttamente dipendenti dal club. Mentre, per esempio il Celta Vigo o l’Atletico Madrid, hanno invece dei soggetti intermediari tra il tifoso e il club che che sono delle associazioni, come per esempio potrebbe essere “MyRoma”. “MyRoma” potrebbe accogliere tutte le adesioni della tifoseria e insieme come MyRoma acquistare capitale sociale del proprio club.
 
Se però io sono un imprenditore e faccio una donazione di 10 milioni a MyRoma e le donazioni, avendo ovviamente un oggetto, per esempio “Metto 10 milioni perché voglio comprare il cartellino di questo giocatore”

No, non è così. Non funziona così. Cioè, tu partecipi al capitale sociale del club. Poi un’altra cosa: tu hai parlato di Rossell, di LaPorta etc… etc… Qua io ho sentito dire che al Barcellona o al Real Madrid il calciomercato lo fanno i presidenti e mettono i loro soldi. Non è vero ragazzi. Cioè, c’è anche una sentenza ultima che è stato condannato Laporta proprio per questo motivo. Allora, qual è la normativa di questi due club: che un presidente, nel momento in cui si candida, deve garantire, qualora alla fine del proprio mandato il club fosse in rosso, mi sembra un 30-15% del disavanzo del club. Non è che il calciomercato li fai con i soldi con i soldi di Rossell etc… etc… lo fai con i soldi del club. Poi, alla fine del proprio mandato, se il club è in rosso, loro devono garantire un 15-30% di quel disavanzo ma non di tutto il disavanzo. Di tasca loro. Perché? Perché hai avuto una conduzione non congrua a quelle che sono le aspettative. Cosa succede? Che tanto è vero nel momento in cui c’è stato un cambio di presidenza al Barcellona, da Laporta a Rossell, alla prima assemblea, un semplice tifoso (azionista e socio del Barcellona) si è alzato dicendo: “Scusate, ma qui noi stiamo in nero. Stiamo pensando di vendere qualche calciatore per ripianare i bilanci. Ma il vecchio presidente non dovrebbe pagare per questo disavanzo?” E tanto è vero che recentemente, qualche mese fa, è uscita la sentenza che dice che Laporta dovrebbe pagare, non so mi sembra 60 milioni di euro al Barcellona. Ma non è che ha pagato tutto il disavanzo. Questo è il primo caso in cui un presidente del Real Madrid o del Barcellona paga di tasca propria. In passato non si mai verificato che un presidente pagasse di tasca propria. E quindi è importante questo.
 
Com’è il vostro rapporto con la dirigenza giallorossa: è conflittuale oppure c’è aria di collaborazione? Qual è il vostro peso oggettivo nell’AS Roma?
In questo momento non abbiamo rapporti. Noi negli anni passati abbiamo organizzato diverse cose in collaborazione con la Roma: il servizio allo Stadio per i non vedenti, i pulmini per i tifosi disabili, le feste del Papà per avvicinare i bambini tramite la Roma Primavera all’AS Roma e tante altre cose negli anni passati.  Purtroppo però dal momento in cui questa società ha voluto cambiare lo stemma adducendo a motivazioni ridicole, da questo momento l’assemblea generale di MyRoma ha deciso di interrompere i rapporti finchè questa situazione non viene chiarita: noi non ci facciamo partecipi di una condotta che non riteniamo giusta. Se loro dicono di amare l’AS Roma, dovrebbero anche dimostrare di rispettare le tradizioni dell’AS Roma. Noi abbiamo già da tempo pronto una soluzione a questa problematica che, secondo noi, possa venire incontro sia alle esigenze di marketing del club sia a quelle dei tifosi però…

 

Lei dichiarò qualche tempo fa che avrebbe avuto un colloquio con Italo Zanzi proprio su questa tematica: è avvenuto questo incontro?
No, ancora no. Ci è stato detto che l’incontro sarebbe avvenuto dopo il Tour in America ma, ad oggi, nonostante il tour americano sia finito da tempo, non abbiamo ricevuto alcuna chiamata dalla società. Non si può dire che questa società è particolarmente sensibile ad ascoltare i tifosi perché ascoltano solo quelli che vogliono loro. All’Open Day i tifosi hanno dimostrato che sono contro questo stemma tappezzando tutto lo stadio con degli striscioni ed il risultato qual è stato? Il giorno dopo, sul sito ufficiale della Roma, sono state oscurate le scritte “no al nuovo stemma” messe dai tifosi. Questa è pura follia. Loro sono americani, i fautori nel mondo del principio della libertà e cosa fanno? Il giorno dopo censurano una protesta pacifica con una foto taroccata. Non si sta lavorando nel modo giusto perché ci sembra che questa società abbia un poco perso di vista l’obiettivo centrale.
 
La nuova maglia soddisfa la tradizione giallorossa?
Io sono anni che colleziono magliette dell’AS Roma ma quest’anno non l’acquisterò mai perché, con questo stemma, non è una maglia che mi appartiene. Noi vogliamo ottenere risultati sportivi, sogniamo che la Roma diventi uno dei maggiori club europei e noi cosa permettiamo? Il cambio della data di nascita della Roma e poi anche lo stemma? In un nome di un marketing che non si sa per quale motivo quale marketing.

 

Pensi che il cambio di stemma e altre iniziative derivano dal futuro accordo con la Nike? Come farete a sostenere la battaglia sull’abbassamento dei prezzi contro un colosso mondiale come la Nike?
Per quanto concerne il prossimo anno per ora viviamo alla giornata poiché la nostra attività si basano sull’attività dei nostri volontari che non ricevono rimborsi spese. Quindi per ora la battaglia fondamentale è quella contro il nuovo stemma.  Perché dall’altra parte del mondo si dovrebbe comprare la maglia di un club che tra l’altro non partecipa in Europa e vince uno scudetto ogni dieci anni? E’ perche comprare quella maglia significa appartenere ad un popolo , ad una collettività che si identifica nelle propri tradizioni. Senza l’acronimo “AS”  ma c’è solo “Roma”, confondi questa tifoseria fuori le mura capitoline perché compreranno le magliette come qualsiasi oggetto di souvenir e non gli si darà la giusta importanza. Si rischia di smarrire l’identità della tifoseria, soprattutto all’esterno. Oggi cosa significa “Roma 1927”? Che Roma è nata dopo Boston? E perché questo logo è stato disegnato da persone che non hanno mai messo piede a Roma da personaggi che oggi sono super esperti di marketing? A Roma non ha avuto grande successo però. Quest’anno leggo la grande richiesta di abbonamenti: quest’anno siamo meno abbonati degli anni scorsi.

 

Se la Roma avesse vinto la Coppa Italia non ci sarebbe stata più accondiscendenza da parte della tifoseria verso il nuovo logo e verso la società?
No, sarebbe rimasta lo stesso insoddisfatta. Un supporter trust non si occupa del modo più assoluto della parte tecnico-sportiva: il calcio è qualcosa talmente soggettiva che non accontenterebbe tutti i tifosi. Sulle nostre pagine e sui nostri siti non troverete mai argomenti su giocatori. La parte sportiva non incide sulle nostre attività: io sono convinto che i ragazzi della Sud porteranno avanti la battaglia “no al nuovo stemma” a prescindere dagli avvenimenti sportivi. Poi potrebbe esserci una piccola percentuale che, smossa dagli avvenimenti sportivi, possa abbandonare questa battaglia ma noi, in generale, non entriamo nella parte manageriale dell’AS Roma.

 

Cosa sente di dire ai tifosi della Roma in questo momento?

Purtroppo non posso dire nulla di più, non posso rassicurare ne dire cose diverse perché non ho gli elementi per poterlo fare. L’unica cosa che dico è che bisognerebbe aprire un po’ gli occhi: se ci aspettiamo che i personaggi che dirigono il mondo del calcio rispettino la parola che viene data allora “stiamo freschi”. Nel calcio le uniche persone che possono portare un po’ di etica sono i tifosi stessi.  La dimostrazione è lo slogan della lega che l’anno scorso diceva “il calcio è di chi lo ama”. Io prima di fare l’abbonamento devo avere la conoscenza esatta di quando posso usufruire del servizio ma se poi gli orari delle partite sono in notturna ci sono problemi seri:  a noi farebbe piacere avere un’ AS Roma che, nel momento che una tifoseria esterna ha dei problemi, se ne faccia carico. Ci sono arrivate tantissime richieste da parte di padri di famiglia che avevano sottoscritto l’abbonamento per i proprio figli che non hanno potuto usufruire dell’abbonamento perché la Roma giocava sempre di sera poiché i bambini il giorno dopo non si alzavano per andare a scuola. Molto spesso i tifosi che venivano da fuori, oppure dal sud vicino Napoli, non potevano venire perché molto spesso dovevano passare una notte a Roma per poter assistere alla partita. Noi vorremmo che la società si sensibilizzi di più verso questi tifosi che non sono tutelati a dovere piuttosto che pensare a slogan.

 

Lo stadio della Roma vedrà prima o poi la luce? Che ne pensa del sondaggio emesso dall’ASRoma e dei prezzi?

Ci sono tanti attori dentro questa faccenda che non posso sinceramente affermare se questo stadio si farà o meno. Non c’è nessuno che imposta e direziona le attività per i tifosi perché nel questionario inviato dall’AS Roma non si menziona mai una “standing area”, che poi sono la curva ed i distinti i settori sempre occupati, e mi piacerebbe che, se dovesse essere veramente uno stadio per i romanisti, bisognerebbe consultare chi allo stadio ci va da trent’anni e non società che hanno sede a Bergamo per fare i sondaggi ai tifosi della Roma. Da tifoso desidero fortemente un nuovo stadio però mi piacerebbe che fosse fatto in base alle desiderate di chi lo stadio si frequenta perché si rischia di costruire uno stadio che in realtà non rispecchia poi le vere esigenze.
 
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