Ferrara: “Alla Juve il periodo più duro, ora sto bene a Genova. Mi sento otto scudetti, forse addirittura nove..Vittoria nel derby il momento più bello”

Ciro Ferrara, attuale allenatore della Sampdoria, si racconta a tutto tondo nella nota trasmissione“Undici”, in onda sulle reti Mediaset e condotta da Pierluigi Pardo.
Napoli e il Napoli, poi la Juve e la sua carriera da allenatore; questi i temi trattati dal napoletano; ecco quanto da noi evidenziato:

Fonte: Flickr-autore: Città di Modena

PRINCIPE AZZURRO – “La mia esperienza al Napoli è stata una specie di favola, raccontata troppo in fretta; non ero un predestinato, ho cominciato a giocare tardi, a 13 anni, e nel giro di un paio di stagioni mi sono ritrovato in prima squadra. Li ho capito che quella era una occasione che non potevo lasciarmi scappare. 
La mia era una famiglia di ceto medio, in cui non ho mai avuto alcuna pressione, fortunatamente; i miei genitori pensavano più a farmi studiare che a giocare a calcio, ma poi per fortuna ho trovato la mia strada.
La mia carriera a Napoli è stata il sogno di ogni calciatore; ho vissuto gli anni più belli della mia città, ho vinto tutto quel che si poteva vincere e ho giocato coi più forti al mondo.
Ora che sono in giro per l’Italia, vivo Napoli un po’ come una vacanza, un rifugio, e appena posso scappo; cosa c’è di meglio di un bel bagno sotto i Faraglioni di Capri o di una lunga passeggiata vicino al mare?”

 

DIEGO, IL RE – “Su Diego è stato scritto tutto, lui per noi era come un sindacalista, uno che protegge sempre ogni suo compagno di squadra invece di fargli presente che è più forte di lui. Soprattutto con me aveva un rapporto speciale; forse perchè ero il più giovane del gruppo, ma chiunque mi trattasse male doveva poi vedersela con lui”.

 

SECONDA VITA – “Con la Juve ho vissuto la seconda parte della mia carriera e l’ho vissuta a pieno.
Ho vinto tutto, sul braccio ho tatuato in cifre romane il numero otto; mi son sempre sentito otto scudetti e sempre otto me ne sentirò; anzi forse addirittura nove, perchè in questo conteggio ho lasciato da parte un campionato vinto con le giovanili a Napoli.
A Torino sono cresciuto anche grazie all’incontro con Marcello Lippi; tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno insegnato qualcosa ma Marcello, perchè adesso posso permettermi di parlargli da collega, mi ha lasciato qualcosa in più degli altri”.

 

L’ALTRO AZZURRO – Con la Nazionale non sono mai stato fortunato? Ho sempre avuto la sfortuna di ritrovarmi davanti grandissimi difensori; uno come Bergomi chi lo schiodava da li? Poi gli infortuni mi hanno impedito per ben due volte di giocarmi le mie carte in competizioni internazionali.
Forse è vero che sono stato sfortunato; magari ho avuto troppo dalle mie due squadre di club, non potevo chiedere altro al mio destino”.

 

EMIGRANTE E GIRAMONDO – Il mio rapporto con Cannavaro? Beh le nostre storie possono essere simili, anche se lui è stato molto più un giramondo rispetto al sottoscritto.
Napoli e Juventus hanno caratterizzato le nostre carriere, sono state squadre importanti per entrambi, ma io non ho più sentito l’esigenza di andare a giocare in altre squadre come magari ha fatto invece lui.
Anche sul finire della mia carriera, quando c’era stata la possibilità di una ulteriore esperienza, magari all’estero, ho scelto di non affrontare una simile avventura.
Fabio è stato uno dei più grandi, lo dimostra quanto fatto tra i club e la Nazionale”.

 

IL COMANDANTE CIRO – “Ho cominciato la mia avventura seduto in panchina grazie proprio a Lippi che mi portò con lui nella fortunata esperienza del Mondiale in Germania.
Poi il capitolo Juve che è stato il più difficile da affrontare; le difficoltà incontrate e la poca fiducia che girava attorno a quella squadra non ci ha permesso di fare bene; ricordo ancora la sconfitta di Champions col Bayern che segnò un po’ la mia esperienza li, perchè da quel momento in poi le nostre sicurezze furono minate completamente.
Quello è stato uno dei momenti più duri di tutta la mia vita; fortunatamente questi momenti esistono per insegnarti qualcosa.
L’Under 21 mi ha dato la possibilità di ripartire, poi questa esperienza alla Samp che mi ha reso felice; la vittoria nel derby il momento più alto, i ragazzi meritavano quella vittoria e l’applauso dei loro tifosi”.

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