GdS – Allegri: “Ora siamo una squadra, confido in Galliani. Alla Juve servirebbe un po’ di umorismo”

Ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport Massimiliano Allegri, tecnico del Milan pronto a vivere sulla panchina rossonera il quarto anno consecutivo da protagonista, con tante sicurezze in più rispetto a quella che pareva essere la situazione soli pochi mesi fa, con mezza stampa italiana che lo vedeva ormai lontano da Milanello e accasato alla Roma.

 

Fonte pescaracalcio.com
Fonte pescaracalcio.com

Un anno dopo, nello stesso albergo, sempre qui a parlare di giovani da far crescere…
«E’ stimolante allenare i giovani. Hanno fame e voglia di vincere. A vent’anni si possono avere l’incoscienza e la follia di provare cose che pensandoci bene non faresti».

Lei non ha più vent’anni, però ha scelto di restare al Milan, cosa che può sembrare un po’ folle visti i giorni di maggio… 
«Io mi fido del mio istinto: quando non l’ho seguito, ho sbagliato. Abbiamo parlato, io, Galliani e il presidente, e abbiamo deciso di continuare. Per me questa è una nuova sfida».

Con quali prospettive? Se Conte e Buffon temono di non poter rivincere il campionato, lei cosa può dire?
«Che ho una squadra di ragazzotti di qualità e che rispetto all’agosto scorso abbiamo il vantaggio di essere insieme già da un anno. Credo che sarà un campionato più equilibrato, con una frattura fra le prime sei-sette e le altre. Ma la Juve viene da due vittorie, ha preso giocatori bravi e quindi è la favorita per forza».

Se continua a battere questo tasto, rischia di far arrabbiare Conte… 
«Dopo lo scudetto i favoriti eravamo noi, la Juve ha lavorato bene e ci ha battuti. Chi vince parte davanti, è così che funziona».

Lei è stato per un paio di stagioni il destinatario delle frecciate di Conte, che ora sembra avercela di più con Mazzarri… Starà più tranquillo. 
«Io sto sempre tranquillo. Solo che alla Juve hanno preso qualche mia battuta troppo sul serio. C’è qualcuno che dovrebbe fare un bel corso di umorismo».

In effetti in giro ce n’è poco. 
«Io ho la fortuna di essere di Livorno. L’umorismo per me è una cosa naturale».

Ma alla fine, i suoi rapporti con Conte e Mazzarri come sono? 
«Io rispetto tutti. Ma il carattere è una cosa e la capacità professionale un’altra. Conte ha fatto un lavoro eccellente, Mazzarri è bravo e farà bene anche all’Inter. Quanto a me, ora sembriamo un po’ più una squadra rispetto a un anno fa. Abbiamo dall’inizio Balotelli che è stato il colpo del 2013, abbiamo recuperato De Jong. E ho fiducia in Galliani: di solito nel finale fa sempre buoni colpi di mercato».

Finora le altre hanno cambiato e il Milan è più o meno lo stesso. 
«Ma è migliorato come squadra. I giovani sono cresciuti, e se migliorano le qualità individuali migliora il gioco. Se io faccio giocare qualche ragazzo non è perché è un giovane e devo lanciarlo: se lo scelgo, lo scelgo perché è bravo».

Nella prossima stagione, chi dovremo tener d’occhio? 
«Petagna e Cristante hanno cominciato bene con la prima squadra: prima meglio Cristante, ora meglio Petagna. Ma bisogna avere equilibrio con i giovani, non esaltarsi se fanno bene e non ammazzarli quando sbagliano: El Shaarawy, che al primo anno di Milan a volte non veniva convocato, poi ha fatto 28 presenze. I ragazzi che abbiamo devono crescere, ma hanno qualità. Sono curioso di vedere Vergara e Gabriel».

I grandi club italiani per ora stanno prendendo sberle in amichevole: è preoccupato? 
«Guardo al mio Milan, e a parte i 35 minuti di follia contro il City mi pare che il nostro precampionato sia buono. Per quanto riguarda l’Inter, per esempio, ha cambiato metodo di lavoro. Mazzarri avrà tempo per fare progressi: giocherà una volta la settimana, e per una squadra rinnovata è un grande vantaggio».

Anche volendo derubricare l’importanza di certi risultati, resta un divario sempre maggiore con le grandi d’Europa.
«Se sia maggiore di un anno fa non lo so. Ma Real, Barça e Bayern sono una spanna sopra. In Champions può succedere di tutto, ci sono Manchester United e City, Psg e Borussia, ma è molto difficile che falliscano tre grandi club».

Il Milan non può competere per la Champions e deve cercare di bloccare una concorrenza più agguerrita in campionato. Ma la società è disposta ad aspettare prima di chiederle risultati? 
«Il Milan è stato coraggioso a chiudere un ciclo e dare una svolta. L’anno scorso dopo le cessioni di Ibra e Thiago sembrava un anno tragico, e siamo riusciti ad arrivare terzi e a giocarci il preliminare di Champions…L’ideale sarebbe restare sempre fra le prime tre e far crescere i ragazzi».

Come si comporta Balotelli con i più giovani? 
«Bene. In fondo è ancora un bambinone. E poi è una persona educata, ma ha 23 anni, e va trattato come uno di 23 anni che deve migliorare in molti sensi».

Facendo un paragone con un’altra icona, Cristiano Ronaldo, si potrebbe dire che il portoghese è un uomosquadra e Mario deve lavorare di più in tutto il campo? 
«Mario sa cosa deve fare. Gli ho parlato a lungo, sa di essere il nostro giocatore più importante, quello tecnicamente migliore. Deve prendersi le sue responsabilità. Deve diventare il nostro leader tecnico. Non può essere il leader sul piano psicologico, perché è una persona timida».

Meglio allenare Ibrahimovic o Balotelli?
«Pensi che ho avuto la fortuna di allenarli tutti e due…Ibra per i primi quattro mesi è stato stratosferico, ci faceva vincere da solo. Poi è stato il solito grande Ibra per l’anno e mezzo successivo,mai primi mesi sono stati incredibili. Mario è diverso, anche tecnicamente. Ibra ha più passaggio, Balotelli ha più dribbling. Ma ha potenzialità indescrivibili e deve migliorare tanto».

La madre dice che con Mou ha pianto. 
«Quando lavorava con Mourinho aveva cinque anni in meno. Con me di sicuro non piange».

A proposito di Mourinho, lo ha multato perché l’altro giorno era in panchina in tuta? Mazzarri addirittura in bermuda… 
«In quella intervista con GQ ho fatto soltanto una battuta, e qui siamo ancora in amichevole, è estate…Comunque confermo e ribadisco: l’allenatore rappresenta il club e non dovrebbe andare in panchina in tuta. Da questo punto di vista il calcio dovrebbe prendere esempio dal basket».

Passiamo all’estetica del gioco: come farà a giocare con il 4-3-1-2 se il trequartista non ce l’ha? Saponara non si è ancora visto e Boateng è molto atipico. 
«A seconda degli avversari possiamo avere tre punte o due punte e un trequartista».

Lo ha spiegato a Berlusconi?
«Siamo d’accordo. E poi nelle mie squadre ci sono sempre quattro giocatori offensivi: tre attaccanti più un centrocampista che si inserisce».

Qual era la sua posizione sulla eventuale cessione di El Shaarawy? 
«Il Napoli ha ceduto Cavani e ha reinvestito, lo stesso ha fatto laRoma con Marquinhos. Detto questo, son contento che sia rimasto, perché Stephan ha fatto buone cose e ne farà di migliori».

Ma la cessione non sarebbe stata uno scandalo… 
«Bisogna guardare i fatti: i club italiani devono autofinanziarsi. Con tutti i soldi che girano nel resto del mondo, è impossibile essere incedibili. In Italia non ci sono giocatori incedibili».

C’è un giocatore della Juve che avrebbe voluto? Magari Ogbonna? 
«E’ un buon difensore, la Juve aveva una grande difesa e l’ha migliorata. Ma noi abbiamo preso Silvestre e quelli che avevo sono bravi. Criticano tanto la mia difesa, ma nel girone di ritorno abbiamo preso pochi gol. Significa che la squadra ha lavorato bene, perché se li lasci soli anche i difensori migliori del mondo fanno fatica».

Perché gioca ancora con la difesa a quattro, mentre in Italia si schierano tutti a tre? 
«In Europa nessuno gioca con la difesa a tre, che poi è sempre una difesa a cinque».

Quindi è anche un modo per essere più internazionali?
«Sfrutto i giocatori che ho. E a me piace la difesa a quattro, con il centrocampo a tre».

Gli infortuni la preoccupano se pensa al preliminare?
«No. Mexes e Abate sono a posto, dovrebbero essere pronti anche De Sciglio e Robinho».

Chi è il leader di questo gruppo? 
«Ce ne sono tanti. Montolivo è cresciuto molto sul piano della personalità, poi c’è Abbiati che sembra un orso, ma è un uomo vero, sul quale un allenatore può contare, e c’è Bonera».

De Jong nell’Olanda era un leader. 
«Ha carisma e personalità. Non credevo che tornasse al top così presto».

Ora lo rimetterà davanti alla difesa e ricominceranno le critiche ad Allegri che ama i giocatori muscolari. 
«A parte il fatto che Nigel ha un buon piede, abbiamo Montolivo, Poli, Muntari, che per essere un mediano ha buona tecnica. Nel grande Milan, con Pirlo giocavano Gattuso e Ambrosini, mi pare. Non è vero che sono per i giocatori muscolari, a me piacciono i giocatori tecnici. In una squadra serve la tecnica, ma il Milan gioca sempre con quattro giocatori d’attacco. Non vi bastano?».

 

 

Fonte: Gazzetta dello Sport

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