Maldini: “Io vorrei tornare ma…”

Paolo Maldini non ha bisogno di particolari presentazioni: più di 900 presenze e 13 trofei internazionali sollevati lo eleggono come uno dei migliori difensori di tutti i tempi.

Ma nell’intervista rilasciata al sito Repubblica.it, l’ex capitano rossonero parla come di consueto senza peli sulla lingua, ammettendo come i rapporti con la società non sono propriamente idilliaci: “Allegri, l’anno scorso, mi disse che aveva bisogno di me, gli serviva uno che avesse la personalità per parlare con i giocatori importanti in modo autorevole. E lui pensava che io, col mio passato, potessi farlo. Ci siamo visti, ci siamo sentiti al telefono e io lo avvisai che questo avrebbe potuto rappresentare un problema per lui. Allegri mi disse che aveva parlato con la società e che sembrava tutto ok. Poco dopo, via sms, mi scrisse che mi avrebbe chiamato entro pochi giorni. Era l’ottobre del 2011, non l’ho più sentito. Io non ho mai cercato nessuno, lo ripeto. E’ stato sempre il contrario”.

Su Galliani: “Può essere che Galliani non mi voglia, è il dirigente che ha vinto di più ed è anche legittimo che faccia le sue scelte e si scelga i collaboratori in cui crede. Ma vorrei sfatare la diceria che io sarei uno della famiglia. Non è vero: non mi vogliono così spasmodicamente”.

 

 

Smentisce un suo coinvolgimento in politica (“entrare in politica non è una mia aspirazione”), e critica aspramente gli stadi italiani, ritenuto il vero problema del calcio nostrano: “stadi vecchi e petardi: non è questa la mia idea del calcio del futuro… non so se ci sia voglia di cambiamento, la legge sugli stadi è ancora nel cassetto, dopo tre anni”.

Infine esalta El Shaarawy, e su De Sciglio evita paragoni con se stesso, perché “non fanno mai bene a chi sta arrivando”  sottolineando che non ha voglia di mettere pressione ai suoi figli, da tempo tra le fila delle giovanili rossonere.