Utrecht-Napoli: tifosi azzurri trattati come e con i cani

Fonte immagine: Danilo Rossetti
Le notizie sui dissesti che si vengono a creare fra le varie tifoserie d’Europa negli stadi di calcio sono all’ordine del giorno, e riguardano un argomento che proprio recentemente ha toccato gli italiani con la questione sulla tessera del tifoso, ma quello che si è verificato pochi giorni fa, in Olanda, poco prima e durante il match Utrecht-Napoli di Europa League, lascia dentro una sensazione aberrante.
La lettera di un tifoso napoletano, pervenuta alla redazione di Tuttonapoli.net, è il racconto sconsolato della triste esperienza che un supporter italiano, provvisto di regolare biglietto per assistere alla partita della propria squadra del cuore, è stato costretto a vivere in terra straniera, circondato da una squadriglia di poliziotti olandesi avvezzi a comunicare con i fatti più che con le parole.
Riportiamo quindi di seguito le frasi di denuncia del giovane partenopeo:

“Salve,
voglio raccontare l’esperienza olandese per cercare di sensibilizzare le persone che si nutrono di calcio solo ed esclusivamente leggendo articoli o guardando servizi televisivi, perché c’è ancora chi del calcio ne fa una passione da VIVERE.
Come ormai tutti sanno, c’è stata grandissima battaglia ai botteghini per acquistare i biglietti di Utrecht-Napoli, dove a perdere è stata sicuramente la dignità di un popolo, ormai calpestata definitivamente. Di tutte quelle persone lì presenti solo una piccola parte è riuscita ad acquistare un biglietto valido per la partita, ma, per i buoni napoletani, la via di fuga già c’era: il biglietto falso. Sì, perché a differenza degli altri Paesi, noi, abbiamo bisogno di un bollino speciale che rende infalsificabile il biglietto; gli europei non lo fanno, perché sono più stupidi o perché sono semplicemente civili?

Settore ospiti dello stadio di Utrecht, pomeriggio della partita.

Tantissime persone si accalcano fuori lo stadio, gran parte con biglietti falsi e senza biglietto (da apprezzare rispetto ai primi). Una carovana di persone comincia ad entrare e, quando il biglietto falso passava nel tornello, ovviamente la luce diventava rossa, dava errore. Lo stewart, che mai poteva pensare una cosa del genere, guarda il biglietto stampato alla perfezione (l’unica cosa non buona era, ovviamente, il codice a barre, uguale a un altro biglietto) e apre manualmente il tornello. L’operazione si è ripetuta più e più volte. Al che, gli olandesi si sono finalmente insospettiti e capito il gioco. Risultato: decine di napoletani portati in una stanza allorché il biglietto risultasse falso. Il problema era ora di ordine pubblico, perché a questo punto era inquantificabile il numero di napoletani con il biglietto falso presenti nel settore. Soluzione: chiusura totale dell’ingresso del settore. Risultato finale: tanti, troppi, napoletani provvisti di biglietto originale con i piedi nella neve a una decina di gradi sotto zero bloccati da divise, scudi e manganelli. La folla comincia a chiedersi il perché, prova a chiederlo alle forze dell’ordine, ma ben presto a queste domande arrivano risposte di violenza. Cariche ripetute, utilizzando persino rottweiler, sì, quei cani tanto feroci e aggressivi. Quando ormai la rassegnazione è nel cuore di tanti, si presenta un responsabile della Polizia Italiana. Eccoli, finalmente, i nostri tutori! Le parole spese dei tifosi azzurri sono quelle che ogni cittadino vorrebbe ascoltare dalla voce del proprio Stato: “Qui non state a casa vostra, non vogliono sapere niente, i biglietti falsi li avete fatti voi e piangetevelo voi. Hanno mandato me a dirvi che se non ve ne andate tra tre minuti vi caricano”. Inutile spiegare tutto il resto.

Dopo un po’ di tempo vari gruppetti si mantenevano nei paragi dello stadio e cercavano di intravedere le immagini della partita dalle vetrine dei negozi chiusi che occupano le facciate dello stadio di Utrecht. Improvvisamente scendono da camionette tantissimi poliziotti che cominciano a camminare “addosso” ai tifosi. Per sfuggire bisognava camminare il quel senso. Non si capiva cosa stesse accadendo, non si parlava, si doveva solo agire. In pochi minuti l’azione della Polizia Olandese va a termine e lì si capisce cosa abbiano fatto: un grande quadrato fuori lo stadio che tendeva a stringersi con violenza, fino a diventare un girotondo che teneva chiusi come pecore in un recinto tutti i napoletani presenti fuori lo stadio. E lo Stato Italiano? I nostri rappresentanti? Nessuno che parlasse la nostra lingua a spiegarci cosa stesse accadendo. Cerchiamo di capire, di chiedere, ma dobbiamo stare attenti, hanno tutti i manganelli alzati. Ci conducono verso un parcheggio dove sono stazionati dei pullman, ma nel tragitto accade qualcosa, nel passare fuori il settore ospiti.

Da un telefonino arriva la voce che c’è un rigore per il Napoli e tutti lì fuori attendevano di “leggere” la partita dalle esultanze interne alla stadio, mentre il quadrato di poliziotti con i manganelli alti ci conduceva non si sa dove. Il settore ospiti si sente esplodere, di conseguenza esplodiamo noi! E’ stata una delle esultanze più belle della mia vita. Nemmeno la repressione dello Stato Olandese, permessa dalla strafottenza dello Stato Italiano, ci ha negato la possibilità di VIVERE quel momento. Eravamo presenti, siamo scoppiati. I poliziotti non sapevano se caricarci o meno, il gregge inerme era impazzito in quel recinto. 3-3. Non dimenticherò mai il volto di quel poliziotto che mi guardava come per dire “Ma non avete paura a impazzire in mezzo a noi?!”

Condotti nei pullman attendiamo un’ora e mezza, seduti, senza facoltà di poter urinare, per essere poi portati alla stazione di Utrecht.

E’ così che veniamo trattati. E’ così che lo Stato Italiano e i suoi rappresentanti, stipendiati da NOI, tratta e permette di far trattare i TIFOSI ITALIANI. In un Paese dell’Unione Europea è inammissibile che non abbiano detto “A” per non permettere tutto ciò.

Ho deciso di scrivere questa lettera, ripeto, per sensibilizzare, ma anche per esortare tutti a VIVERE SENZA PAURA QUESTA MAGNIFICA PASSIONE, IL CALCIO”

La presente lettera si presta ad essere una testimonianza vivida della totale precarietà dei sistemi di sicurezza negli stadi europei, incapaci di garantire il dovuto servizio persino a chi sia perfettamente in regola. Quello che ci domandiamo, dunque, è perchè i telegiornali di oggi parlino anche dei più lievi disordini e non accennino mai a storie, anche intrise di un significato antropologico, di questo genere. Quello che ci domandiamo è, inoltre, se il signor Michel Platini sia proprio sicuro di non avere niente di meglio da fare che attaccare la sua cara Francia.

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