Mourinho al Corriere della Sera: “Sono un vincente. Pianifico le conferenze stampa”

Lunga intervista di Josè Mourinho a firma di Roberto De Ponti, sul Corriere della Sera. Ecco quanto evidenziato da soccermagazine.it:

Capitolo Inter – “All’Inter c’erano sette-otto giocatori argentini, una famiglia incredibile. Non ho sentito, non ho mai sentito, assolutamente mai sentito, una famiglia come quella”. Pare che a quel gruppo lei manchi ancora… “E loro mancano a me”. “Sono il primo tifoso dell’Inter”.

Fonte foto: Wikipedia - Новикова Юлия

Zero Tituli – “Eravamo in un momento cruciale della stagione, potevamo vincere tutto o niente, Roma, Juve e Milan ci inseguivano in campionato. Noi dovevamo giocare la finale di Coppa Italia con la Roma e in Champions eravamo ai quarti, ancora lontani dal vincerla. Avevo bisogno di mettere un po’ di pressione sugli altri e fargli capire che poteva succedere a loro di vincere zero titoli. Un paio di giorni dopo la conferenza stampa, arrivo ad Appiano Gentile e al cancello vedo un gruppo di ragazzi che vendeva magliette che mi corre incontro e mi lancia tre t-shirt attraverso il finestrino aperto. ”Mister, mister, grazie”, mi dicono. ”Grazie de che?”. Mi mostrano la maglietta con la foto delle manette e la scritta zero tituli e dicono ”ne stiamo vendendo tantissime”. ”Mi fa piacere” ho risposto“.

Rapporto con Ibrahimovic – Forse” la discussione “con Ibrahimovic”, è “l’unica che ho avuto con lui. È durata 5 minuti. Lui voleva andare al Barcellona per vincere la Champions, io ero arrabbiato con lui e gli dicevo: stai qui e vincila con l’Inter. E mi è spiaciuto per Ibra, perché lui è un giocatore e un ragazzo incredibile, il tipo di ragazzo che adoro, che ha una vita fantastica al di fuori del calcio con la sua famiglia. Lui vive per la famiglia, per il calcio, è un vincente. Mi spiace che qualche volta le persone si dimentichino che cosa ha fatto questo ragazzo, ha vinto 9 campionati di fila, nessuno deve dimenticarlo. Gli dico questo: è ancora in tempo per realizzare i suoi sogni con la Champions, visto che è l’ultimo trofeo che gli manca. Io credo che i calciatori sappiano istintivamente se li rispetti. E quando li rispetti, la questione non è giocare o non giocare, se sono titolari o meno. I calciatori sentono che li rispetti. I calciatori devono poter sentire che li spingerai a fare meglio. E quando gli dai questo, il rispetto diventa reciproco“.

I segreti di un allenatore “vincente” – I calciatori sono persone che hanno tutto. Hanno status. Sono intelligenti. Studiano. Hanno accesso a tutto. Sanno cos’è un allenatore preparato. E sanno anche cos’è un allenatore non tanto preparato. Sanno cos’è un allenatore onesto. Sanno tutto di noi. E penso che il modo per ottenere il loro rispetto sia innanzitutto rispettare loro. E io rispetto i calciatori più di qualsiasi altra cosa nel calcio. Prima di tutto bisogna essere un po’ fortunati. Io credo che non si possa cambiare completamente la personalità delle persone. Quando entri in una squadra, cerchi di tirar fuori il meglio dalle persone con cui lavori. Quando acquisti un giocatore puoi provare a raccogliere informazioni su di lui, sulla sua personalità, sul carattere, ma comunque devi essere fortunato. Lo conoscerai solo quando ci lavori insieme. La cosa importante è comunicare con loro nella lingua locale, spagnolo in Spagna, inglese in Inghilterra, non puoi usare un altro linguaggio. Allo stesso tempo penso che sia buono conoscere diverse lingue per le conversazioni private con i giocatori. Quando sei in privato con loro e non in gruppo, poter comunicare con loro nella loro lingua è davvero importante per riuscire a costruire una relazione diversa“.

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Raffaele Zanfardino

Direttore responsabile della testata.

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